Pacemaker e altri dispositivi elettromedicali e cremazione

L'articolo è parte 5 di 12 nella serie Casi particolari per la cremazione
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Molti Paesi e regioni dell’UE prevedono che i pacemaker e altri dispositivi a batteria elettromedicale siano rimossi da un medico competente prima della cremazione.
Questi dispositivi sono spesso considerati potenzialmente pericolosi per le apparecchiature e gli impianti di cremazione, nonché per la salute e il benessere del personale dell’impianto di cremazione.
Allo stesso modo, i cadaveri che sono stati sottoposti a trattamenti terapeutici con sostanze radioattive devono essere messi in quarantena prima della cremazione.

Perché il pacemaker può creare problemi durante una cremazione?

Il contenitore metallico del pacemaker si rompe alle temperature di cremazione e può rilasciare una rapida espansione gassosa (con piccole esplosioni) che può causare l’arresto della fiamma del bruciatore.
Pertanto, gli operatori dovrebbero essere informati di un pacemaker in un cadavere da cremare.
La prima considerazione è che il pacemaker deve essere rimosso prima della cremazione.
Se un pacemaker viene rilevato in un cadavere da cremare e non è possibile rimuoverlo, la cremazione deve essere eseguita come di consueto, ma con le seguenti precauzioni:
– L’operatore deve rimanere vicino al forno per riavviare rapidamente i bruciatori in caso di spegnimento accidentale della cremazione di lunga durata;
– L’operatore non deve per nessun motivo guardare attraverso le porte di ispezione e le visiere di controllo nella camera di cremazione.
Infatti, la rottura di un pacemaker può causare un rapido aumento del volume di gas.
Per quanto riguarda gli stimolatori cardiaci o altri impianti a batteria, è necessario considerare il tipo di batteria utilizzata.
Le batterie sono collocate all’interno di un contenitore metallico che contiene l’hardware e i componenti elettronici. Le batterie per pacemaker più utilizzate sono:
– Le batterie al litio di lunga durata (cinque – dieci anni) sono le più utilizzate e si decompongono a temperature di cremazione producendo piccole deflagrazioni che normalmente non causano danni ai materiali refrattari del forno crematorio:
gli esperimenti condotti dimostrano che il processo di cremazione può essere tenuto sotto controllo a temperature normali di funzionamento senza problemi di funzionamento del forno.
– Le batterie di breve durata (due anni), generalmente utilizzate fino agli anni settanta, erano a base di mercurio/zinco e/o nichel/cadmio, ma non vengono più utilizzate.
Le batterie ai radionuclidi (generalmente l’isotopo plutonio Pu-238) sono ancora in uso in molti Paesi, compresi gli USA e i pacemaker alimentati da queste batterie devono essere sicuramente e definitivamente rimossi prima della cremazione: questa misura di sicurezza è obbligatoria in molti paesi europei anche se la fabbricazione del pacemaker (generalmente in titanio) garantisce che resisterà alle temperature di cremazione senza causare danni strutturali o alterazioni all’impianto crematorio.

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Fabrizio Giust

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