Nella splendida cornice offerta dalla città di Parma e dai suoi dintorni, si è svolto dal 9 al 12 settembre 2012, uno dei massimi appuntamenti europei di quest’anno attinenti al settore funerario: l’annuale meeting dell’European Crematoria Network (ECN), allargato al Working Cemetery Committee dell’EFFS. L’incontro, che ha visto l’impegno in prima persona del Dr. Gabriele Righi, dirigente del Comune di Parma, vice presidente dell’ICF e membro da anni dell’ECN, è stato patrocinato dal Comune di Parma e da Federutility SEFIT e ha registrato unanimi consensi sia per la perfetta organizzazione logistica, sia per gli aspetti tecnici scaturiti. Due le giornate di visite tecniche, che hanno permesso di illustrare ai partecipanti (europei, ma occasionalmente anche australiani) l’architettura e le tecnologie di primari crematori italiani (Mantova – forni e filtri GEM Matthews; Parma – forni e filtri Facultatieve) e la monumentalità del cimitero della Villetta di Parma, come pure la fabbrica di bronzi della Caggiati di Colorno (PR).
Ha aperto i lavori del martedì 11 settembre 2012, svoltisi alla casa delle Musica, la Dr.ssa Laura Maria Ferraris, neo assessore alla cultura di Parma e la novità è che in questa città la delega per i servizi cimiteriali l’ha un assessore alla cultura. E’ poi stato il turno del Dr. Gabriele Righi che ha illustrato la dimensione e la evoluzione della cremazione in Italia, con un Nord che vede la cremazione veleggiare verso il 30% e con un valor medio dell’intero Paese del 14,2% nel 2011.
Il primo grande tema in discussione ha riguardato la possibilità di aggiornamento del libro bianco sui crematori dell’ECN, e in particolare per quanto attiene ai parametri di emissione in atmosfera dei crematori e delle misure tecniche da prevedere nelle norme dei vari Paesi. Il dibattito è stato aperto da una ricca relazione dell’ing. Salvatore Mineo (GEM Matthews) che ha confrontato i limiti in vigore nei singoli Paesi europei e illustrato le proposte di lavoro. Ne è scaturito un appassionato dibattito sulla opportunità o meno di ridurre la temperatura minima nella camera di postcombustione del crematorio da 850 a 800 °C . Sostengono tale impostazione i francesi e i belgi. La discussione avrà una coda il prossimo anno quando i grandi costruttori di impianti di cremazione porteranno gli studi che faranno in proposito al prossimo meeting (che si svolgerà a Berlino). La tesi dei Paesi favorevoli è che il calo produce risparmi nei costi di funzionamento a fronte di non apprezzabili modifiche nelle emissoni in atmosfera e che in tempi di crisi economica sia utile accentuare i risparmi.
Ma il vero nucleo della giornata è stata la discussione sugli standards di bare e urne. La relazione di base è stata presentata dall’ing. Daniele Fogli (Federutility SEFIT), che ha presentato e diffuso lo studio dell’European Coffin Network (un gruppo di esperti europei da lui guidato che ha lavorato negli ultimi anni per giungere ad una proposta unificatrice in Europa). Sui contenuti degli standards per le bare si è registrata una buona convergenza dalla quasi totalità degli intervenuti. Unici appunti da Coenengrachts – Belgio – concorde nei contenuti, ha però chiesto di avere la sola adesione o meno agli standards e non una gradualità premiante (nel documento presentato è previsto che chi vi aderisce entro due anni può fregiarsi del gold star, chi entro 4 anni del silver star, chi entro 6 anni del bronze star e chi dopo della menzione di rispetto degli standard). Francois Michaud Nerard (Francia) è intervenuto illustrando le posizioni dei costruttori di bare francesi, e ha proposto che questi diventino veri e propri standards europei (CEN) e quindi un percorso di creazione degli standards attraverso gli enti di normazione europei, con la Francia che si candida a guidare il processo e a favorirlo. Erano presenti anche i costruttori italiani (Assocofani, con ing. Giorgio Stragliotto) e spagnoli (IBERATAUD con la Dr.ssa Olga Moro Coco) che si sono dimostrati sensibili alle ipotesi di standard. Tra l’altro la Spagna ha annunciato che sta revisionando i propri e l’Italia (con il Prof. Gabriele Bonamini esperto in tecnologia del legno) ha altrettanto annunciato che sono in avanzata fase di elaborazione anche gli standards italiani UNI sulle bare. L’ing. Fogli ha annunciato la decisione del board della Federazione Europea dei Servizi Funerari (EFFS) di sostenere la necessità dell’adozione degli standards europei sulle bare e che l’EFFS vede la soluzione migliore nell’inserire questi standards nella revisione dei Funeral Services Requirement 15017:2005, che è prevista a tempi brevissimi e con la introduzione di un allegato tecnico proprio sulle bare.
Differenze sui percorsi per approvare gli standards europei, ma uniformità di vedute sui contenuti, che vedono confermato il ruolo del legno massiccio nella cremazione al posto di materiali compositi. Ampio il dibattito su questo punto, con anche un intervento di un australiano (Kemmerer) e a più ripresee dell’ing. Stragliotto, contrario all’uso di materiali diversi dal legno massiccio, possibilista invece Andrea Pirazzoli, responsabile del crematorio di Parma. Ma ha chiarito l’ing. Fogli, che la posizione definita nel gruppo di lavoro europeo è per riconoscere che l’uso del legno massiccio nella costruzione di bare è, ai fini della cremazione (ma anche della inumazione), la soluzione tradizionalmente ritenuta migliore anche ai fini ambientali. Però non si esclude la possibilità di utilizzo di nuovi materiali quando gli stessi siano in grado di garantire performance pari o migliori del legno. Infine è emersa la volontà praticamente unanime di trovare soluzioni per l’uso di materiali alternativi allo zinco nei trasporti funebri internazionali.
La Dr.ssa Donatella Mariani (Rosignano Marittima) ha poi posto alcune domande tecniche sui materiali con cui procedere ad es. a contenimento delle ossa nei cimiteri (oggi obbligatoriamente lo zinco per l’Italia, ma ad es. il legno in Francia). E’ stata sua la domanda se sia possibile o meno seppellire le ceneri di un animale nella stessa tomba del proprio padrone se richiesto. Domanda che ha creato qualche imbarazzo tra i presenti (tra cui lo stesso Presidente FIC Arch. Guido Peagno), subito fugato dalla considerazione condivisa dalla maggior parte dei presenti come questo non sia un tema tecnico, ma etico, che l’ECN non ha avuto modo di approfondire.
L’ing. Fogli, a titolo personale, ha poi illustrato anche una ipotesi di standards per le urne cinerarie. Tiepida la reazione di parte degli intervenuti, soprattutto di quei Paesi dove con le ceneri si può fare ogni cosa; mentre a favore i Paesi in cui le ceneri hanno una tutela talvolta penale (Italia e Francia). Spagna che sta alla finestra. Al di là delle questioni circa le dimensioni limite delle urne per avere garanzie di collocamento dentro una nicchia, il vero problema emerso è la resistenza ed infrangibilità dei materiali: dalla provocatoria proposta di massima libertà avanzata da Coenengrachts (Belgio) che non vede impedimenti ad usare un uovo di struzzo per collocarvi le ceneri, alla posizione più rigorista dell’Italia. Cosicché per gli standards delle urne cinerarie vi è necessità di un ulteriore confronto, ma già emergono forti differenze normative e di cultura. Una soluzione potrebbe essere che i Paesi che vorranno assumerle a riferimento lo potranno fare, mentre quelli che non hanno tutela penale delle ceneri si comporteranno come meglio credono.
L’incontro ha poi affrontato due temi collaterali, ma non meno importanti: quale sia la tutela dei dolenti nel caso di cremazione, pompe funebri e servizi cimiteriali: se cioé ci si debba rivolgere obbligatoriamente alla magistratura a tutela di dolenti insoddisfatti di forniture/servizi o se nei vari Paesi sussistano livelli di arbitrato o di accordo preventivo. La ricerca in tal senso, promossa daTom Wustenberghs (Belgio), ha evidenziato una carenza di strumenti e che sia opportuno predisporre un documento in tal senso per valutare la introduzione del difensore civico anche in tali ambiti.
Dulcis in fundo l’italiano Ing. Marzio Malagutti (TEA spa di Mantova) ha parlato della classificazione dei rifiuti da crematori e delle problematiche connesse con la identificazione del giusto codice CER; l’olandese Ruud Verberne (Orthometals) ha invece illustrato il metodo di riciclo dei materiali metallici recuperati dalla cremazione, che già si usa in 15 Paesi (in Europa, USA, Canada e Australia) e le garanzie che si ottengono da un tale processo. E infine è stata solo illustrata la problematica della sicurezza negli ambienti di lavoro dei crematori.
In conclusione un meeting tecnico di alto profilo, cui hanno partecipato nella giornata di massima affluenza (martedì) oltre settanta persone, che sono tornate alle città e ai Paesi di provenienza con molti spunti di riflessione e nuove conoscenze.