Può essere utile conoscere che sul blog www.romaebraica.it, in data 2 gennaio 2013, a firma di Giacomo Kahn, è stato pubblicato il seguente articolo, dal titolo:
La cremazione non appartiene alla tradizione ebraica
Il corpo è, quasi fosse esso stesso un piccolo tempio, il contenitore dell’anima. La tradizione ebraica impone il rispetto del corpo nella sua interezza e per questa ragione l’ebraismo vieta ogni manifestazione che costituisce vilipendio a quell’immagine di Dio come già insegnato nella Genesi: vietati i tatuaggi o gli atti di lutto come graffiarsi o strappare i capelli, o atti di violenza su se stessi.
Il rispetto del corpo si accompagna anche oltre la morte con una serie di riti, fra cui la pulizia della salma.
Per questa ragione è vietato – come per i rotoli della Torà o i Tefillìn – bruciare i cadaveri che vanno – esattamente come i libri di preghiera e la Torà – seppelliti.
L’uomo, originato dalla polvere, nella polvere deve tornare e sono molti i passi della Torà dove si racconta il desiderio e l’impegno che i nostri patriarchi sostennero per poter essere seppelliti nella Grotta di Machpelà, nella terra di Israele.
Non a caso una delle prime istituzioni che vengono realizzate quanso nasce una nuova comunità è (oltre alla sinagoga e alla scuola) la realizzazione di un cimitero ebraico e coloro che assolvono a questo compito della Chevrà Kadishà, svolgono un’opera altamente meritoria.
Il cimitero, nella lingua ebraica, viene definito Bet HaChaym, “la casa dei viventi”, proprio come affermazione del credo nella vita eterna delle anime, che in tale luogo riposano. Avere fiducia nel Creatore del cielo e della terra, che ha chiaramente ordinato all’uomo di essere sepolto, significa anche credere in un mondo di eterna verità, nella ricompensa, nella punizione e nella Resurrezione Finale, che rappresenta l’ultimo dei “Tredici principi di fede” di Maimonide.
La Cabalà, inoltre, insegna che, dopo la morte, l’anima rimane vicino al corpo, sente i discorsi funebri che vengono pronunciati, vede i presenti che vanno a porgere l’ultimo saluto, e una parte rimane nella tomba.
Per queste ragioni nel mondo ortodosso non si può celebrare un funerale ebraico per chi decide di farsi cremare.
Su tale articolo sono stati pubblicati, alla data in cui scriviamo questo pezzo, i seguenti commenti:
donato grosser – 3 gennaio 2013 0:45
Un articolo importante. Rav Margulies nel 1911 affermò che “l’uso pagano della cremazione è assolutamente inconciliabile coi principi e colla tradizione dell’ebraismo…” (Cfr. Vessillo Isr., 1911, pp. 379-380). Si associo’ a lui R. Friedenthal di Gorizia. Del resto gia’ Rav M. Sorani di Cento aveva espresso la stessa opinione in una lettera alla rivista Mosè del 10 agosto 1888 e ancora prima Rav Benamozegh aveva pubblicato nel 1886 un lungo responso del Bet Din di Livorno intitolato Ya’ane’ Baesh che sanciva la proibizione della cremazione.
Violetta – 4 gennaio 2013 0:14
La Professoressa Rita Levi Montalcini, premio Nobel per la Medicina, si è sempre dichiarata atea ed imbarazzata la prima volta che le fu rivolta la domanda sul fondamentale argomento religioso. Ella era dunque di cultura ebraica, non di tale religione. Ella donò parte dei proventi del prestigioso premio alla Comunità ebraica di Roma. Ella ha scelto di farsi cremare.
Personalmente rispetto la sua scelta e sono grata come giovane e come donna per il suo serio impegno quotidiano e culturale nel panorama italiano ed internazionale.
Da ultimo ringrazio il redattore ed il commentatore (alla sottoscritta “precedente”) di tale articolo per l’importante ed interessante scritto.
Aggiungiamo che uno dei massimi sostenitori della cremazione in Italia, riconosciuto nell’intera Europa, è stato Bruno Segre, libero pensatore, Presidente per oltre quarant’anni della FIC …. e questo ci consente di titolare questo articolo come quello riportat, con l’aggiunta dell’aggettivo “ortodossa”.