La Chiesa:le esequie vanno garantite anche a chi chiede la dispersione ceneri, se la scelta non è fatta in dispregio della fede cristiana

Riportiamo una serie di articoli tratti dal quotidiano L’Avvenire, del 9/1/2008, particolarmente rilevanti, in quanto chiariscono la posizione della Chiesa in materia di dispersione delle ceneri e di cremazione in generale.

Il tema
Un recente episodio ha riportato alla ribalta della cronaca alcune problematiche relative alla cremazione La Chiesa predilige la sepoltura dei corpi, ma consente altre possibilità: ecco i criteri e gli orientamenti.

Dispersione delle ceneri: sì al funerale cristiano se il defunto è credente
DI SILVANO SIRBONI*
Il parroco di Aosta che, in un primo tempo, sembrava aver rifiutato le esequie cristiane (di fatto poi celebrate) ad una persona in quanto questa aveva disposto che le proprie ceneri fossero disperse sui monti, ha riportato alla ribalta della cronaca alcune problematiche riguardanti la cremazione con le solite inesattezze alle quali i mezzi di comunicazione di massa ci hanno purtroppo abituati (cf La Stampa del 6/1/2007 p. 18). È pertanto opportuno riprendere sinteticamente l’argomento per precisarne la normativa a scanso di equivoci e di interpretazioni oltremodo severe.
La cremazione o incinerazione dei cadaveri è una prassi antichissima che, con la diffusione del cristianesimo, decadde in favore dell’inumazione ad imitazione della sepoltura di Cristo. La cremazione fu reintrodotta in Italia in epoca napoleonica per ragioni igieniche e, purtroppo, assunta dall’anticlericalismo allora imperante come segno di avversione nei confronti della Chiesa e della sua dottrina. Atteggiamento che costrinse la Chiesa a negare le esequie cristiane a quanti avessero scelto la cremazione (cf Cic del 1917, can. 1240, 5).
Prendendo atto delle mutate circostanze fin dal 1963 l’allora Sant’Uffizio concede il funerale cristiano anche a chi sceglie di far cremare il proprio cadavere purché sia chiaro che tale scelta non sia fatta contro la fede cristiana. Questa prassi è accolta dal Rito delle Esequie (1969; trad. it. 1974) pur ribadendo ‘ la preferenza della Chiesa per la sepoltura dei corpi, come il Signore stesso volle essere sepolto’ (n. 15). Nel 2001 il Parlamento italiano ha promulgato la legge 130 con la quale permette ai familiari di custodire in casa le ceneri dei loro congiunti defunti e ne autorizza anche l’eventuale dispersione negli spazi cimiteriali come in altri spazi legalmente stabiliti.
Il sussidio pastorale pubblicato dalla Commissione episcopale per la liturgia nello scorso novembre, per accompagnare il Rito delle Esequie, tra le altre proposte di preghiera subito dopo la morte, per la veglia, per la chiusura della bara e per il momento della sepoltura al cimitero, offre anche orientamenti pastorali e testi di preghiera adatti per i funerali in caso di cremazione (cf Proclamiamo la tua risurrezione, pp. 113-148). Orientamenti e testi di cui si sentiva il bisogno poiché non sono previsti dal rituale attuale. Fra le novità emerge la possibilità di celebrare le esequie anche in presenza dell’urna cineraria: ciò avviene eccezionalmente quando per ragioni pratiche i riti esequiali non possono aver luogo prima della cremazione.
Il gruppo di lavoro incaricato di redigere il sussidio sotto la guida della Cel si è trovato di fronte alla diffusione di una prassi del tutto conforme alla legge civile ma che va oltre la semplice cremazione: la dispersione delle ceneri. Una scelta che potrebbe ‘ sottintendere motivazioni o mentalità panteistiche o naturalistiche’, ma che soprattutto sembra essere l’ultimo atto di quella diffusa tendenza ad occultare la morte fino ad abolirne anche la memoria. ‘ Il cristiano, per il quale deve essere familiare e sereno il pensiero della morte, non deve aderire interiormente al fenomeno dell’intolleranza verso i morti’ ( Direttorio su pietà popolare e liturgia 259).
È soprattutto la preoccupazione di perdere il luogo comune della memoria che sta all’origine dell’orientamento espresso dal sussidio: ‘ Avvalersi della facoltà di spargere le ceneri, di conservare l’urna cineraria in un luogo diverso dal cimitero o prassi simili, è comunemente considerato segno di una scelta compiuta per ragioni contrarie alla fede cristiana e pertanto comporta la privazione delle esequie ecclesiastiche ( can. 1184, § 1, 2)’ (p. 117). Poiché questo testo è contenuto in un semplice sussidio non costituisce una ‘norma’ nel senso pieno di questo termine. Si tratta piuttosto di un orientamento pedagogico che cerca di dissuadere da certe scelte. Scelte che, se ‘ comunemente’, cioè in generale, possono far supporre ragioni contrarie alla fede cristiana, nei singoli casi ciò deve essere verificato per non arrivare ad assumere posizioni che vanno ben oltre la norma e le intenzioni della persona defunta.
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Opportuno e chiarificatore è il comunicato della Curia vescovile di Aosta che, dopo aver precisato che il funerale è stato comunque celebrato per il defunto che ha disposto la dispersione delle sue ceneri, aggiunge che, a norma del diritto canonico, ‘ le esequie ecclesiastiche vengono celebrate per tutti i fedeli, anche coloro che hanno scelto la dispersione delle proprie ceneri, a meno che tale scelta sia stata fatta per ragioni contrarie alla fede cristiana’.
Dice il diritto canonico: le esequie ecclesiastiche vanno celebrate per tutti i fedeli, anche per chi chiede siano disperse le proprie ceneri, a meno che tale scelta sia stata fatta per ragioni contrarie alla fede cristianaOccultare la morte fino ad abolirne la memoria: è una delle tendenze della cultura contemporanea che la sapienza cristiana contrasta, alla luce della fede nella risurrezione e della sua specifica visione antropologica

*parroco e liturgista docente presso lo Studio interdiocesano di Alessandria

Nel sussidio Cei indicazioni e suggerimenti per accompagnare «l’ultimo viaggio»
Un sussidio «sensibilmente attento alle nuove situazioni di morte» e utile «in quelle situazioni non contemplate dal libro liturgico del ‘Rito delle esequie’, ma nelle quali il ministro ordinato o il laico sono di fatto invitati a esprimere la sollecitudine della comunità cristiana verso la famiglia colpita dal lutto». Così monsignor Felice di Molfetta, vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano e presidente della Commissione episcopale per la liturgia, presenta il sussidio pastorale per la celebrazione delle esequie «Proclamiamo la tua risurrezione». Il volume, edito per i tipi della Libreria editrice Vaticana (256 pagine, 10 euro)[clicca qui per accedere alla libreria], è stato curato dalla stessa Commissione per la liturgia e nasce, secondo quanto afferma Di Molfetta, dalla consapevolezza di «alcune concrete situazioni pastorali e la segnalazione di un forte disagio culturale a riguardo della realtà della morte, da più parti avvertito e vissuto».
Proprio per venire incontro alle esigenze degli operatori pastorali, che hanno sollecitato la realizzazione del sussidio, il volume offre testi per le preghiere, brani biblici e riflessioni che possono accompagnare i diversi momenti del lutto: dalla morte alla celebrazione delle esequie.
Dai gesti subito dopo la morte (come la visita alla famiglia) alla veglia di preghiera proposta in cinque diversi schemi; dalle orazioni alla chiusura della bara fino ai suggerimenti liturgico-pastorali per la celebrazione delle esequie e alle preghiere al cimitero. Una trentina, inoltre, le pagine dedicate ai funerali in caso di cremazione, cui è dedicato il sesto capitolo. Una lunga introduzione offre una panoramica sulla situazione attuale, i riferimenti alla dottrina e alla prassi cristiana e le indicazioni pastorali.
Il capitolo poi riporta le preghiere sul luogo della cremazione, gli orientamenti pastorali per la celebrazione esequiale dopo la cremazione in presenza dell’urna cineraria e le preghiere per la deposizione dell’urna. Il sussidio si chiude, infine, con una ricca sezione di appendici: testi biblici per i diversi momenti, proposte di schemi per la liturgia della Parola, preghiere per varie circostanze, i testi per la preghiera del Rosario e per le preghiere dei fedeli, i canti. Il volume, sottolinea Di Molfetta, «viene posto nelle mani di quanti sono chiamati a svolgere il prezioso servizio di accompagnamento e di sostegno nelle fasi del lutto a tutti coloro che si trovano nel dolore». (M.Liut)

Conoscere la volontà e le intenzioni di chi è morto La saggezza della regola, la sfida del discernimento
Preghiera. Vicinanza u­mana e spirituale. Dialogo ben orienta­to. E catechesi. Catechesi, magari accelerata, in situa­zione. È l’atteggiamento, lo stile, della comunità eccle­siale verso chi affronta il do­lore più grande, cioè la per- dita di una persona cara. Un’attenzione che non si­gnifica venir meno alle re­gole, che hanno sempre una loro saggezza, quanto calar­le nel vissuto del defunto e dei familiari, cioè di chi vuo­le accompagnarlo nell’ulti­mo viaggio. Il più importan­te e decisivo.
Ecco allora la grande cura che si richiede nella prepa­razione e nella celebrazione del funerale, nello spiegare ai familiari cosa significa e cosa implica. Va letto in que­sto senso lo stesso Codice di diritto canonico (il canone è il numero 1184), là dove in­dica che siano «privati delle esequie ecclesiastiche» co­loro «che scelsero la crema­zione del proprio corpo per ragioni contrarie alla fede cristiana». Che lo fanno cioè per disprezzo.
Rigore, dunque? Certo. Ma insieme anche volontà di andare oltre la superficialità, le suggestioni, i sentito dire, le romanticherie fuori posto. Il che vale pure per la ten­denza, in crescita, a voler di­sperdere le ceneri. C’è chi lo lascia scritto addirittura nel proprio testamento, e la co­sa finisce per mettere talora nell’imbarazzo i parenti. Ma perché questo tipo di ri­chiesta? È questo il punto. Se si potrà chiarire che la per­sona non intendeva in que­sto modo «disprezzare» la fe­de, bisognerà tenerne conto. Nell’indicare la regola, il Co­dice di Diritto Canonico e, di conseguenza, il Sussidio Cei «Proclamiamo la tua ri­surrezione » preparato allo scopo, invitano a discerne­re la singola situazione, a non cedere ai giudizi affret­tati. Quante volte del resto è proprio l’incontro perso­nale, il dialogo a tu per tu, che ci fa scoprire il vero in­tendimento? Lo sanno be­ne i tantissimi parroci, au­tentici maestri d’umanità, cui spontaneamente ci si ri­volge nel momento della sofferenza. Nel confronto con la famiglia, o con gli a­mici che si presentano, si può capire lo stile, le scelte che hanno accompagnato in vita il defunto, il suo at­teggiamento verso Gesù Cristo e la Chiesa.
Questo non significa natu­ralmente che una decisione valga l’altra. Il direttorio su «Pietà popolare e liturgia» del 2002 denuncia che «la ci­viltà moderna rifiuta la “vi­sibilità della morte”, per cui si sforza di eliminarne i se­gni ». E la Chiesa – ribadisce il già citato sussidio Cei – «raccomanda vivamente che si conservi la pia con­suetudine di seppellire i cor­pi dei defunti» ricordando che «la cremazione» è per­messa «se tale scelta non mette in dubbio la fede nel­le risurrezione». Però la re­gola, ripetiamo, va calata nel concreto delle situazioni. Occorre spiegare anziché precipitarsi a sentenziare. «Si rende necessaria – ha sottolineato per l’occasione nel suo comunicato la Curia vescovile di Aosta – una più approfondita catechesi e co­municazione ». Nel solco di quell’atteggiamento fatto di vicinanza e di verità, che è nel dna della Chiesa.
Riccardo Maccioni

Fonte: www.avvenire.it

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2 thoughts on “La Chiesa:le esequie vanno garantite anche a chi chiede la dispersione ceneri, se la scelta non è fatta in dispregio della fede cristiana

  1. La dottrina dell’ortodossia (ovvero delle Chiese d’Oriente) si oppone alla pratica cremazionista per questi motivi, d’ordine prettamente teologico e, quindi, dogmatico.

    1 – Il ritorno dei corpi organici alla terra fa parte del processo naturale e, come tale, rispecchia la divina volontà che imprime moto e vita all’intero universo.
    “Il terribile monito biblico citato nel libro della Genesi al capitolo 3, versetto 19 è tagliente e risoluto, siccome non ammette certo interpretazioni ambigue: “ […] finchè ritornerai alla terra, perché dalla terra sei stato tratto: polvere eri e polvere ritornerai.”
    Ragion per cui non solo la cremazione ma anche l’imbalsamazione e la mummificazione artificiale risultano pratiche contrarie a questo progetto.

    Sono, invece, consentiti dal diritto canonico delle chiese d’oriente i trattamenti conservativi mirati e d’efficacia ridotta solo a per brevi periodi, magari per consentire una veglia funebre o una prolungata esposizione delle spoglie mortali, durante la lunga liturgia delle esequie.

    Queste operazioni, però, sono possibili solo se giustificate da precise motivazioni sanitarie o d’ordine pubblico e, successivamente, non dovranno esser d’impedimento alla naturale decomposizione della salma.

    2 – Cristo è stato sepolto in un sepolcro ricavato nella terra (o meglio nella roccia) e, quando si parla di aromi, i balsami non servivano ad imbalsamare nel senso nostro (in nessun sepolcro ebraico si sono mai rinvenute mummie o cadaveri corificati.), ma solo a far sì che il processo di decomposizione vedesse “nascosto il fetore”.
    Sostanzialmente si ricorreva ad una grande quantità di aromi perché le tombe non erano perfettamente sigillate e non esistevano ancora dispositivi per garantire la tenuta stagna delle lastre sepolcrali.

    4 –Tutte le antiche preghiere cristiane, in suffragio dei morti, parlano, in modo esplicito, di ogni elemento naturale che, chiuso il proprio ciclo vitale, ritorna alla terra ed allo spirito a Dio da cui fu direttamente creato.

    5 – Il vangelo e San Paolo, l’apostolo delle genti, parlano di seme e semina per indicare la sepoltura, infatti, come recita il nuovo testamento “Se il seme non cade in terra e non muore non produce frutto”.

    6 La chiesa ortodossa tributa un particolare onore alle reliquie ossia ai resti mortali dei Santi: attraverso quelle misere ossa in diversi casi Dio ha manifestato la Sua onnipotenza concedendo grazie e prodigi al Suo popolo in cammino su questa terra.

    Le mortals exuviae dei beati sono in grado di compiere miracoli proprio perché mentre attendono la resurrezione, sono partecipi, in una forma a noi ancora sconosciuta della vita spirituale nel regno celeste.

    Siccome noi tutti siamo invitati al perseguire la santità anche le nostre ossa, una volta chiusa la nostra giornata terrena, condivideranno questo stato transitorio dell’essere che l’azione oltraggiosa del fuoco, invece, distruggerebbe definitivamente.

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