Il pensiero di Bruno Segre sulle tariffe per la cremazione

L’8 luglio 2008 ha avuto luogo nella sede del Circolo della Stampa di Torino un dibattito intitolato “Libertà, senza balzelli, per la Cremazione” organizzato dalla Sezione Torinese dell’Associazione Nazionale del Libero Pensiero “Giordano Bruno”. Vi hanno preso parte gli avvocati Giorgio Losano e Bruno Segre, il prof. Marco Brunazzi. Moderatore l’ing. Agostino Turturro. Di seguito riportiamo il testo della relazione dell’avv. Segre.

La Federazione Italiana delle Società di cremazione, che ho presieduto per 40 anni (1959- 1999), la sua rivista L’ARA (25 mila copie), da me fondata e diretta sino alla chiusura nel 1999, le numerose mozioni delle singole SOCREM, gli appelli al Parlamento, i colloqui con deputati della Commissione Sanità della Camera per ottenere la riforma dell’antiquata legislazione relativa alla cremazione approdarono finalmente alla legge 30 marzo 2001 n. 130, nonostante resistenze, difficoltà, ostacoli politici e psicologici (riluttanza di taluni a trattare un tema suscettibile di scongiuri).

La legge statale 130 anzitutto depenalizza l’art. 411 del codice penale sulla dispersione delle ceneri e modifica il vecchio Regolamento di Polizia Mortuaria (R.D. 27 luglio 1934), successivamente sostituito dal D.P.R. 10 settembre 1990.

Essa consente la dispersione delle ceneri in aree appositamente destinate all’interno dei cimiteri o in Natura o in aree private all’aperto, fuori dai centri abitati, in mare, nei laghi, nei fiumi. Stabilisce che la dispersione venga eseguita dai familiari del defunto o, in mancanza, dal personale autorizzato del Comune. L’urna sigillata viene affidata ai familiari per la conservazione oppure per la dispersione delle ceneri.

Purtroppo – come già accaduto per altre importanti normative rimaste senza il Regolamento di esecuzione (ad esempio, per la legge Merlin del 1958 sulla chiusura delle case di tolleranza) – il Parlamento non provvedeva ad emanare il necessario Regolamento di esecuzione della legge 130. Cosicché le urne contenenti le ceneri di chi aveva optato per la loro dispersione sono rimaste depositate nei locali dei crematori in attesa dell’attuazione pratica della legge.

Di fronte a questo scandaloso indugio del Parlamento, alcune Regioni (Toscana, Lombardia, Emilia – Romagna) approvarono leggi regionali per dare esecuzione alla 130. La Regione Piemonte emanò la legge regionale 31 ottobre 2007 n.20 intitolata “Disposizioni in materia di cremazione, conservazione, affidamento e dispersione delle ceneri”. Il testo richiama il contenuto delle leggi del 1990 e del 2001. In particolare, l’unico riferimento al Comune ove è deceduto l’iscritto alla SOCREM è che la sua dichiarazione o disposizione testamentaria viene “manifestata all’ufficiale di Stato Civile del Comune di decesso o di residenza”. Dunque non si parla di oneri finanziari, ma si prevede soltanto l’obbligo dell’affidatario delle ceneri di comunicare al Comune dove le ceneri vengono custodite e le modalità della loro dispersione.

Viceversa la Giunta Comunale di Torino, su proposta del vicesindaco De Alessandri, ha approvato – nel mese di giugno 2008- una delibera nella quale al punto 2) lettera A viene stabilito che “le autorizzazioni all’affidamento dell’urna e alla dispersione delle ceneri siano assoggettate alla tariffa di nuova istituzione denominata “spese amministrative per dispersione/ affidamento ceneri fuori dai cimiteri” per la quale si determina in euro 639,23 il relativo ammontare. Tale tariffa viene percepita dal Comune e non è soggetta all’IVA”.

Questa imposizione tariffaria appare del tutto illegittima, in quanto non prevista né dalla legge statale e regionale, né dagli altri Comuni in cui l’affidamento dell’urna è assolutamente gratuito. Per giustificarla l’assessore De Alessandri ha asserito, in un’intervista a LA STAMPA, che si tratta del corrispettivo di un servizio anagrafico, anche con un eventuale controllo domiciliare a campione degli affidatari da parte dei Vigili Urbani sulla destinazione delle ceneri (ma cosa si controlla dopo la dispersione?).

Il semplice prender nota nei registri o archivi anagrafici che un’urna viene consegnata direttamente dalla SOCREM ai familiari deve essere gratuito, così come avviene per le nascite e per le morti. Infatti non si applica alcuna tariffa a chi comunica al Comune che è nato un figlio o è deceduto un familiare!

Pertanto il 13 gennaio 2008 ho inviato al Sindaco Chiamparino una lettera nella quale, come vicepresidente della SOCREM, affermavo, fra l’altro, che “la dispersione delle ceneri in Natura a cura degli eredi o dell’esecutore testamentario non è parificabile alla sepoltura o alla tumulazione dal punto di vista fiscale. Perciò appare inammissibile un balzello sull’affidamento dell’urna per la custodia o sulla dispersione delle ceneri in Natura, in quanto tali operazioni non recano alcun onere al Comune, estraneo al rapporto diretto tra il defunto e la SOCREM…

La prospettata ipotesi che si possa ricorrere alla dispersione delle ceneri da parte degli eredi per evitare l’acquisto di un loculo offende la presunzione della buona fede dei cittadini… Complicazioni burocratiche all’esecuzione dell’affidamento dell’urna o della dispersione delle ceneri in Natura, nonché speculazioni fiscali, ostacolerebbero la scelta decisa dal “de cuius” e l’attività di chi deve rispettarla”.

Inoltre, come si evince dalla tabella delle tariffe comunali, l’importo totale per funerale ad inumazione ammonta ad euro 1491,00, mentre l’importo previsto per le scelte di dispersione fuori dal Cimitero o di affidamento dell’urna viene parificato allo stesso importo di 1491,00 mediante il balzello di euro 639,23. Si tratta dunque di un balzello punitivo di tale scelta, tanto più evidente in quanto se la dispersione avviene nel roseto/ cinerario comune la tariffa ammonta soltanto a 217,37 euro. Perché questa differenza di euro 421,86 a seconda che la dispersione avvenga dentro o fuori al Cimitero? Forse che la registrazione anagrafica- la quale dovrebbe essere gratuita alla stregua di un servizio pubblico- è più onerosa a seconda del luogo ove si disperdono le ceneri?

Infine, per un preteso rispetto della memoria dei defunti, che scelsero la dispersione delle ceneri, la Giunta ha ideato una “targa segnaletica commemorativa” nel Cimitero Maggiore con i dati anagrafici dei defunti cremati e poi affidati ai familiari o dispersi (tariffa 49,20 euro per il nome sulla targa). Si tratta di un ulteriore arbitrio, che viola la “privacy” dei defunti, i quali, se hanno voluto la propria dispersione, si presume che non abbiano alcun motivo per essere ricordati su una targa segnaletica comunale!

Il provvedimento della Giunta ha un sottofondo diverso dal semplice introito di 639,23 euro nelle casse comunali. Infatti sono pochi gli iscritti alla SOCREM che vogliono la dispersione e quindi alla Civica Amministrazione perverrebbe dal balzello una somma relativamente modesta, addirittura trascurabile nel bilancio mortuario annuale.

Perché dunque si vuole sfidare l’equità e la ragionevolezza, imponendo un siffatto balzello discriminatorio? Ritengo che esso miri piuttosto ad allontanare la scelta della dispersione delle ceneri da parte dei cittadini di orientamento non conforme alla religione cattolica. Il settimanale della diocesi torinese prese una posizione polemica- come ha ricordato LIBERO PENSIERO sul numero 42 (dicembre 2007) nell’articolo “In Piemonte ammessa la dispersione delle ceneri” – scrivendo: “Dietro la propaganda della cremazione c’è una precisa cultura molto ben organizzata, che vede in questa forma di annientamento del cadavere un modo per azzerare anche l’idea di risurrezione dei corpi (e solo in anni recenti la Chiesa ha ammesso la pratica, a patto che sia compiuta non in spregio della fede)”.

Questa posizione dei cattolici integralisti è arretrata perché si riporta all’atteggiamento della S. Sede prima del 1963, quando essa si decise- costretta dal diffondersi della cremazione in tutta l’Europa – ad accettarla. Una svolta storica cui la Chiesa fu costretta “obtorto collo” dall’evoluzione dei costumi e dal progresso sociale.

Lo storico Giovanni De Luna, nell’articolo “Il prezzo delle ceneri” pubblicato il 23 giugno su LA STAMPA ritiene improponibile la vecchia frattura risorgimentale tra Chiesa e Stato, a proposito della cremazione. Sta di fatto che l’assessore De Alessandri è un cattolico (sia pur della sinistra cioè della cosiddetta “Margherita”), il quale ha imposto un balzello sulla libertà di scelta dei cittadini. I Liberi Pensatori si richiamano alla difesa dei diritti civili e dell’autonomia dello Stato anche contro le eventuali prevaricazioni di Comuni, Provincie o Regioni.

La politica dell’Assessore De Alessandri, accolta dalla Giunta Comunale, è – nella sua implicita ostilità alla cremazione – contraria agli interessi di Torino. Infatti la Cremazione non sottrae spazio al territorio comunale, lasciando – come si è scritto – che la Città dei morti si riduce a favore della Città dei vivi. Ciò è tanto evidente che, molti anni addietro la Cremazione era gratuita, cioè non gravata da alcun onere. Può darsi che qualche cittadino impugni la delibera della Giunta dinnanzi al TAR del Piemonte.

A noi preme che l’opinione pubblica sia informata affinché possa giudicare imparzialmente questa vicenda nella sua realtà.

Fonte: www.periodicoliberopensiero.it

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