Gestione privata del crematorio di Massa: uno scandalo

Lucravano sui defunti attraverso l’amministrazione del forno crematorio e dei servizi cimiteriali del Comune di Massa. Tredici persone – 25 quelle differite – sono state arrestate, tra cui l’ex capitano della compagnia di Massa dei Carabinieri in pensione, A. C., all’alba di stamani, con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata alla truffa, dopo un’operazione, condotta dai Carabinieri di Massa e dai Nas di Livorno, partita nel febbraio 2007. Le altre accuse, oltre alla truffa, sono reati contro la pubblica amministrazione, contro la pieta’ dei defunti e in materia di falso. Gli arrestati effettuavano false cremazioni e cremazioni multiple per aumentare i profitti e abbattere i costi di gestione dell’impianto e ai parenti dei defunti consegnavano ceneri relative ad altre cremazioni. Nel corso delle indagini sono state rinvenute e sequestrate numerose salme e resti mortali depositati nella cella frigorifera e accatastati in vari locali del cimitero che solo a livello formale – come hanno spiegato i Carabinieri – risultavano gia’ cremati. Gli inquirenti hanno inoltre scoperto una considerevole quantita’ di ceneri umane – secondo il medico legale in una quantita’ pari a circa 500 cremazioni – stoccate in un locale sotterraneo del cimitero di Mirteto. La prima parte delle indagini, condotte dal sostituto procuratore della Repubblica di Massa, Federico Manotti, aveva portato, il 4 maggio del 2007, all’arresto in flagranza di uno degli addetti al forno crematorio e al sequestro dell’impianto. Le indagini non hanno permesso di accertare il numero e l’identita’ dei cadaveri.

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  1. Sempre dalla Nazione (cronaca di Massa Carrara del 28 agosto 2008) riportiamo la seguente notizia:
    Resta in carcere Renzo Fialdini, il dipendente comuale indagato nell’inchiesta sulle false cremazioni nel cimitero di Mirteto. A deciderlo è stato il tribunale del riesame di Genova, che ha respinto la richiesta di revoca delle misure cautelari, presentata dall’avvocato difensore di Fialdini, Adriano Martini.

  2. Riportiamo dalla Nazione (cronaca di Massa Carrara del 27 agosto 2008) il seguente articolo:
    Procedere a una nuova assegnazione dei servizi cimiteriali. E’ l’intento espresso dall’amministrazione comunale che ieri mattina ha incontrato l’amministratore unico di Ati Saie Il Capitano la società che si era vista riconoscere dal Tar, nel gennaio 2007, l’aggiudicazione della gara di gestione dei servizi cimiteriali, compreso il forno crematorio, che la precedente amministrazione aveva assegnato ad Euroservizi.
    A questa società, oggi al centro dello scandalo delle false cremazioni al cimitero del Mirteto, l’amministrazione non prorogherà oltre tali servizi “auspicando anche che si possa arrivare quanto prima al dissequestro del forno da parte della magistratura”. Durante l’incontro a palazzo comunale tra il sindaco Roberto Pucci, il dirigente Santo Tavella e l’amministratore unico di Saie, Mario Ballerini, è stata ribadita la volontà dell’amministrazione di “procedere ad una sollecita conclusione del contenzioso amministrativo in corso con Saie e alla contestuale aggiudicazione dei servizi cimiteriali nel rispetto dei contenuti della ormai nota sentenza del Tar Toscana”.
    Alla luce di quanto emerso durante la riunione, il rappresentante della Saie ha manifestato la propria disponibilità all’assunzione dei servizi cimiteriali richiedendo, però, un brevissimo termine per le opportune verifiche del caso. Da parte sua l’amministrazione comunale resta in attesa di una conferma che apparirebbe scontata (il condizionale è d’obbligo) e che dovrebbe pervenire forse nella giornata di oggi: amministrazione che sta predisponendo i necessari adempimenti amministrativi in modo che, nei termini più brevi possibili, si possa procedere alla nuova assegnazione dei servizi cimiteriali.
    Come è noto Euroservizi vinse una gara d’appalto nel 2000 (seconda giunta Pucci). Alla scadenza dell’appalto il 31 dicembre 2003 (giunta Neri) non fu fatta una nuova gara ma una proroga a Euroservizi a cui il 25 ottobre 2004 fu affidato anche il forno crematorio. La nuova gara fu bandita 2 anni dopo e il 19 ottobre 2006 se la aggiudicò Euroservizi. Il 26 ottobre l’Ati Saie – Il Capitano, esclusa dalla gara, fece ricorso al Tar.
    Il 16 novembre il Tar dichiarò fondato il ricorso e l’11 gennaio 2007 emise la sentenza con cui annullò l’aggiudicazione a Euroservizi: spettava all’Ati Saie – Il Capitano. In attesa delle motivazioni della sentenza fu prorogato l’affidamento a Euroservizi. Il 31 ottobre 2007 furono pubblicate dal Tar le motivazioni della sentenza: gara valida ma nulla l’aggiudicazione a Euroservizi, vincitrice era quindi l’Ati Saie – Il Capitano che chiese quindi all’amministrazione di affidarle l’appalto per i tre anni previsti dal bando. Il 24 gennaio 2008 la giunta Neri decise di fare appello al consiglio di stato e non chiese la sospensiva dell’ordinanza. A luglio 2008 lo scandalo.

  3. Risposta per Mirella:
    anche io ho la stessa tua necessità,
    però siccome non mi fido di come cremano in Italia, ho deciso che farò cremare mia madre a Bellinzona in Svizzera, dove permettono l’assistenza a tutte le fasi della cremazione dall’inizio fino alla sigillatura dell’urna.
    Il costo è di circa franchi svizzeri 500 (pari a circa euro 300,00) da pagare al momento della consegna della salma.
    Per quanto riguarda la custodia in casa dell’urna è stata approvata la legge, infatti io ho mio padre (cremato) nell’urna a casa.
    Se serrvono chiarimenti mi puoi scrivere a silvio@octava.it

  4. Si è una schifezza!
    Purtroppo d’ora in poi sarà bene accertarsi delle procedure utilizzate dal crematorio prima di far fare le cremazioni.
    Le imprese funebri dovrebbero accertarsi sulle garanzie di correttezza del gestore del crematorio, richiedendo di visionare la carta dei servizi, che specifica le procedure di garanzia per evitare violazioni di legge e sulle modalità di esecuzione del servizio, invece, spesso (ma anche i Comuni, che cercano di risparmiare sui prezzi dei servizi di creazione die resti mortali) badano più al basso costo della cremazione o alla velocità con la quale le ceneri vengono consegnate.
    In pratica l’impresa funebre ha tutto l’interesse a fare un trasporto funebre del feretro e tornare dopo poco tempo al luogo di partenza con l’urna cineraria e cerca il gestore che lo fa nel minor tempo possibile, con gli orari più comodi e semmai ai prezzi più bassi.
    E allora c’è il rischio che qualcuno tenti di barare, consegnando ceneri di un altro defunto per far vedere che è velocissimo nell’eseguire il servizio.
    Nel caso specifico c’è anche il rischio che si nascondessero delle ceneri per far figurare un numero di cremazioni inferiore e quindi pagare meno tasse.
    Un caso del genere è successo negli USA (Tri-State crematory) ed è intervenuto l’EPA (agenzia per l’inquinamento americana, sulla base di una segnalazione anonima) per imporre regole ferree per l’identificazione del cadavere e per il rispetto delle procedure.
    In realtà in Italia le regole ci sono, ma non c’è chi fa i controlli e quindi le fa rispettare.
    Venendo alle sue domande:
    – in Italia di norma non si può assistere alla cremazione nei locali tecnici del forno, per ragioni di rispetto della normativa sugli infortuni, però diversi crematori sono attrezzati per far vedere l’immissione della bara attraverso telecamera, con angolo di visuale laterale, in maniera da non rendere troppo forte l’impatto emotivo (visione del fuoco che avvolge il feretro) .
    – vi è poi un sistema usato in moltissimi crematori (per cremazione di cadaveri) che consiste nel porre sulla bara prima dell’entrata nel forno un disco – numerato progressivamente – di materiale refrattario e di recuperarlo assieme alle ceneri dopo la cremazione.
    In taluni casi il refrattario viene consegnato alla famiglia.
    Nelle linee guida per la conduzione degli impianti (Federutility SEFIT le ha emanate su scala nazionale quest’anno e in Lombardia la norma regionale ne impone l’adozione entro il 31.12.2008), vi sono con chiarezza esposte le procedure da seguire e le garanzie da fornire.
    La maggior parte dei crematori italiani segue già regole di comportamento che danno ridondanza di controllo (cioé controllo all’arrivo del feretro che la documentazione cartacea corrisponda con il nominativo indicato sulla targhetta metallica su coperchio della bara, identificativo termoresistente prima della entrata nel forno e sua raccolta assieme alle ceneri e collocazione nell’urna, registrazione dettagliata nel registro delle cremazioni, cremazione di un feretro per volta).
    In taluni casi si arriva alla identificazione con cartellino riprtante nome e cognome del defunto a lato della bocca del forno per ogni cremazione.
    Purtroppo, come in molte altre situazioni della vita, se chi deve svolgere un compito vuole violare le norme, se ne infischia delle buone pratiche e l’unica soluzione è quella di fare controlli a spot, in incognito, da parte degli Organismi preposti. In questo caso i controlli li doveva fare il Comune.

  5. Sono rimasta molto colpita dalla notizia, tanto più che ho intenzione di far cremare la salma di mia madre, deceduta circa 10 anni fa, con lo scopo di conservare l’urna in casa mia.

    Qualcuno può dirmi se è possibile assistere alla cremazione per essere certi che le ceneri consegnate siano effettivamente quelle della persona cara?

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