Il crematorio di Lambrate, l’unico a Milano, fatica a tenere il ritmo. E ora, sui cinque impianti, uno è guasto e un altro viene usato a mezzo servizio.
Da circa 50 cremazioni al giorno si è scesi a poco più di 40 e «si è creata una coda – ammette l’assessore ai cimiteri D’Alfonso – abbiamo circa 120 salme in attesa». Lambrate è, assieme a Roma, il crematorio col maggior numero di cremazioni d’Italia. Le ceneri vengono consegnate con tempi più lunghi, circa 5-6 giorni. «Servirebbero almeno sei forni» considera il direttore del settore cimiteri. Ma la spesa ammonta a 1,5 milioni.
Il comune di Milano sta pensando di affidare a terzi la gestione dei forni per la cremazione.
E così si pensa a trasferire 9 addetti attuali ad altre mansioni cimiteriali.
E inoltre vi è il blocco degli straordinari e i noti limiti alle assunzioni imposte dalla spending review.
E così cresce pure la protesta dei lavoratori con diverse sigle sindacali che l’hanno appoggiata (Cgil, Cisl, Uil, Csa e Usb).
Hanno atteso assessore e sindaco con gli striscioni di fronte al Monumentale nei giorni della Commemorazione dei Defunti, inscenando una protesta. «Nella Milano di Expo – denunciano i lavoratori – non ci sono i colombari, non sono stati costruiti nuovi loculi e i cittadini che vogliono tumulare i propri cari devono “sperare“ che avvengano delle estumulazioni. I lavoratori andati in pensione negli anni non sono stati sostituiti per cui i defunti spessissimo non vengono seppelliti il giorno del funerale ma quello dopo, si sono creati ovviamente disservizi per le cremazioni e ora il Comune, guarda caso, vuole esternalizzare il servizio, col rischio di aumenti di tariffe e perdita di posti di lavoro».