In Toscana, la domanda di cremazione dei defunti è in crescita, supera il 25 per cento, oltre due punti al di sopra della media nazionale. La disponibilità degli impianti per la cremazione attivi in regione “è insufficiente” e questo determina “la situazione di difficoltà nella quale oggi le società per la cremazione trovano nell’espletamento del loro servizio”, ha spiegato il presidente del Consorzio toscano delle società per la cremazione (Ctc), Sergio Castelli, in un’audizione in presso la commissione Sanità e politiche sociali, tenutasi qualche giorno or sono.
Varare il regolamento attuativo della legge regionale, definire un piano di coordinamento degli impianti di cremazione operanti in Toscana e prevedere “almeno un impianto in ciascuna provincia”, sono queste le principali richieste presentate alla Regione dai rappresentanti delle società di cremazione.
“I dodici impianti attivi in Toscana sono gestiti in maniera molto personale – ha spiegato Castelli – Talvolta l’uso è consentito solo ai cittadini residenti, talvolta solo alcuni giorni la settimana.
Intanto la domanda di cremazione nella nostra regione ha raggiunto quest’anno quota dodicimila unità”.
E viene illustrata la varietà delle realtà territoriali, “come Prato, dove la cremazione raggiunge quasi il 60 per cento, o come Lucca, dove si è già avviato un discorso per la realizzazione di un impianto, ma al momento non si trovano i giusti riferimenti”.
Per Lucca erano presenti Andrea Fisicaro, vicepresidente della società per la cremazione lucchese, e l’assessore Celestino Marchini, che ha confermato la disponibilità dell’amministrazione comunale alla realizzazione di un forno crematorio e la richiesta di revisione della normativa, “per evitare che l’opera venga bloccata, che i cittadini si trovino a dover cercare risposta nelle Regioni vicine o a dover pagare somme eccessive”.
Franco Lotti, ex presidente della società per la cremazione di Prato, ha spiegato che “la carenza di un sostegno legislativo” indebolisce il confronto con l’amministrazione comunale, “che peraltro si dimostra poco disponibile”.
“Il servizio di cremazione implica un cambio di cultura rispetto ai servizi cimiteriali”, ha aggiunto Sergio Castelli.
“Non riconoscere questa variazione di tendenza significa produrre disservizi alla cittadinanza, che attualmente deve fronteggiare quattro-cinque giorni di attesa prima della cremazione”.
Il piano di coordinamento “doveva mettere a sistema la legge vigente”, osserva Castelli.
Non si produce inquinamento ambientale, “se si rispettano i criteri, come conferma Arpat”, mentre “l’alternativa della ‘criomazione’, che prevede la riduzione in polvere dei corpi attraverso azoto liquido a meno 120 gradi, presenta costi elevatissimi e rischi ambientali per l’accumulo di azoto”.
I consiglieri Serena Spinelli (Art.1-Mdp), Nicola Ciolini (Pd), Andrea Quartini (M5s), Paolo Sarti (Sì-Toscana a sinistra) e Monica Pecori (gruppo misto-Tpt) hanno concordato sulla necessità di provvedere rapidamente al varo del regolamento attuativo e del piano regionale di coordinamento degli impianti.
Il presidente Scaramelli (Pd) ha annunciato un lavoro di approfondimento da parte della commissione, “con un lavoro insieme alla Giunta sul regolamento e arrivare in pochi mesi a presentare soluzioni costruttive”.