Sulle pagine dei quotidiani italiani, con frequenza sempre maggiore, campeggia un vibrante Jaccuseda parte di diversi cittadini contro comuni ed amministrazioni cimiteriali, o, meglio, contro il loro personalissimo modo di gestire limpianto di cremazione.
Nel capoluogo ambrosiano, ad esempio, i parenti non possono assistere alle operazioni di incinerazione del feretro.
Ai famigliari dellestinto, quindi, e' preclusa ogni possibilita' di presenziare allestrema cerimonia di saluto, quando il feretro e' introdotto nel forno.
La ragione di questo provvedimento, in mancanza di ambienti protetti, in cui la famiglia potrebbe raccogliersi nel ricordo del proprio caro, e', ovviamente, tutelare lincolumita' dei dolenti stessi e del personale necroforo in servizio presso l'ara crematoria.
Chi sia gia' sconvolto dal dolore alla vista di una scena piuttosto scabrosa come una cassa che scivola verso una cella incandescente potrebbe prodursi in atti sconsiderati pericolosi per se' e per gli altri.
Su questa decisione amministrativa e' quasi impossibile sollevare obiezioni, ma rimane ancora qualche perplessita' sul metodo molto verticistico e burocratico con cui le varie direzioni comunali regolamentano le attivita' cimiteriali.
Un efficienza fredda, spietata, perseguita anche a costo di sacrificare valori e sentimenti, in effetti, rischia di trasformare le delicatissime azioni di polizia mortuaria in una squallida catena di montaggio.
Sarebbe molto costruttivo, sotto questo aspetto, intessere un intenso confronto con le esperienze di quei paesi, come LOlanda, in cui la cremazione, da decenni, avviene con grande umanita' e naturalezza, perche' e' stata socializzata, quindi recepita come una destinazione finale dei cadaveri umani egualmente dignitosa, e non rappresenta piu', nellinconscio collettivo, una pratica blasfema o di neo paganesimo.