Codacons – si legge in una nota stampa – ritiene che il dissequestro del Tempio disposto dal GIP era più che prevedibile ed in linea con l’esigenza di tutela di un servizio pubblico ed essenziale come è la cremazione dei defunti. Ciò che scandalizza invece è il fatto che le chiavi della struttura verranno riconsegnate in mano alla famiglia Ravetti, che si è macchiata di condotte inaccettabili per qualsiasi concessionario, poiché nel frattempo non è stata prevista alcuna revoca del contratto ed individuato un altro gestore.
Non può certo ritenersi una garanzia di cambiamento che al posto dei fratelli Ravetti siano subentrate come socie la madre e la sorella.
Al di là del dato formale, nella sostanza questo gioco delle tre carte è un ulteriore e fragoroso schiaffo alla pretesa di moralità e rispetto delle famiglie.
Quando si terrà l’assemblea dei soci saranno veramente le nuove socie a decidere o leggeranno le istruzioni ricevute da casa Ravetti, dove peraltro è fissata la sede legale della Socrebi?
Le nuove socie sono dotate dei requisiti tecnici e delle specifiche competenze che hanno consentito alla Socrebi di vincere a suo tempo la gara pubblica?
Le famiglie che hanno letto le confessioni sugli oltraggi commessi in danno dei propri cari ad esclusivo scopo di lucro, potranno mai affidare un figlio, un fratello od un genitore alle mani della Socrebi nella sfortunata necessità di un nuovo evento luttuoso? Codacons, per conto delle circa 500 famiglie che rappresenta e che si rifiutano di chiudere gli occhi di fronte ad una tale indolenza, ha inviato una diffida ufficiale alla Socrebi S.r.l. e al Comune di Biella per far sì che impedisca – come è suo preciso dovere in qualità di concedente il servizio – la riconsegna della gestione del Tempio crematorio agli stessi Ravetti per interposta persona, per di più con soggetti che paiono privi delle necessarie competenze