A Imola si pensa ad un crematorio a servizio della zona

L’alluvione che ha colpito la Romagna circa 3 mesi or sono ha messo in evidenza la problematicità della rete di crematori italiani. In Emilia Romagna, regione che è già ben dotata di impianti, è bastato che si fermasse l’impianto di Faenza, per le problematicità della alluvione che la zona è andata in affanno, soprattutto nel periodo di alta mortalità connessa con una inda di calore.
E così l’impianto di Ravenna, gravato da super lavoro, ha limitato gli accessi ai non residenti e chi ne ha fatto soprattutto le spese è sta la zona di Imola, che è costretta a cercare posti in cremazione a Bologna o Molinella.
Ne è scaturita una presa di posizione politica in consiglio comunale con la richiesta di dotare anche Imola di un moderno impianto di cremazione.
Di seguito si riporta buona parte della pozione politica espressa dal consigliere della Lega Simone Carapia, del Circondario imolese:


«L’impianto crematorio di Faenza è chiuso dopo l’alluvione del maggio scorso e non si sa quando lo riattiveranno, mentre quello di Ravenna ha una lista d’attesa lunghissima e per questo dal 31 luglio scorso ha chiuso la cremazione dei non residenti provenienti da comuni esterni, come quelli dell’Imolese.
A questo punto si limita l’offerta di molto e non rimane che Molinella o Bologna con costi di trasporto e ritiro ceneri sempre più alti: a Bologna la tariffa di cremazione per un non residente è di 650,54 euro. Chiaramente i residenti nei comuni della provincia, dove è ubicato l’impianto, pagano meno e ovviamente hanno un costo inferiore di trasporto della salma alle aree crematorie, infatti a Ravenna per la cremazione di cadaveri di residenti (comuni di Castel Bolognese, Cervia, Faenza e Ravenna) si pagano 509,69 euro iva compresa, mentre per quella degli esterni 637,13 euro Iva compresa; per i resti mortali invece 407,75 euro più iva per i comuni di Ravenna e limitrofi, mentre per i resti di altri comuni 509,69 euro».
Analizzata la situazione, e paventate le lunghe attese, il consigliere pone quindi alcune domande, e comincia dal «perché non è mai stata fatta una convenzione per mitigare i costi con i nostri Comuni? E soprattutto quando, non solo sulla carta o a parole, verrà realizzato un impianto di cremazione per Imola e il suo circondario?»

Oramai, riferisce sempre Carapia, «l’80% dei funerali è fatto con la modalità della cremazione. È paradossale che se da un lato si incentiva questa pratica, dall’altro invece si creano problemi e non si trovano soluzioni e soprattutto la situazione potrebbe degenerare con i funerali che da settembre potrebbero slittare perché riprendono i lavori di riordinamento ordinari nei loculi trentennali scaduti, con conseguente cremazione dei resti mortali, che andrebbero a complicare ultimamente una situazione che sta diventando sempre più critica».

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