In Italia c’è il vizio di darsi, spesso, l’un l’altro della canaglia, (osservava Piero Gobetti ne”La rivoluzione liberale”) ed il mal costume arrembante è entrato anche nei palazzi del potere.
Un noto senatore di un partito molto in voga, di questi tempi, ha duramente polemizzato, contro la decisione dell’amministrazione locale e centrale di riconoscere anche in tempi di covid 19 la generalizzata onerosità dei servizi funerari di competenza pubblica (es. trasporto con mezzi militari e spese relative alla cremazione)
Secondo quanto denunciato su Facebook, anche da una deputata di altro partito, i parenti di alcune delle persone morte a Bergamo, a causa del
coronavirus, e trasportate in altre città per la cremazione, avrebbero ricevuto delle burocratiche fatture da pagare per le spese mortuarie.
La notizia è poi stata riportata da diverse testate nazionali e ha immediatamente destato scalpore e sollevato il solito polverone all’italiana.
Lo Stato, qui – forse – veramente poco sensibile in merito all’opportunità del gesto, sul piano formale e sostanziale si appella, CON RAGIONE all’art. 1 comma 7-bis della Legge di conversione 28 febbraio 2001 n. 26. Tutte le prestazioni funerarie sono ordinariamente a pagamento per il richiedente. Non sussistono, più, infatti, prestazioni, fatte salvo poche eccezioni, a titolo gratuito, come è stata, ad esempio, per lunghi anni, la cremazione con la Legge n. 440/1987 (art. 12 comma 4).
Se i nostri legislatori non conoscono la legge attualmente in vigore, c’è poco da stare allegri.