L’evoluzione dei costumi in ambito funerario continua e si esprime, sia spontaneamente, ma anche in relazione alla diversa strutturazione dei servizi offerti da cimiteri e crematori.
Per esempio, la società Veritas ha iniziato da settembre a svolgere mensilmente nei templi crematori gestiti e con propri cerimonieri funebri certificati, commemorazioni per tutti i defunti conferiti, anche quando il lutto è meno recente.
Con questa funzione, il crematorio lungi da essere al di fuori del contesto sociale, si integra con il tessuto cittadino, scandendo, attraverso la ritualità di commemorazioni periodiche, il perpetrarsi del ricordo del proprio caro e permettendo alle persone di ritrovarsi insieme per condividere – seppur per il tempo di una celebrazione – il dolore della perdita subita.
A conferma di questo trend nella percezione dei crematori, la stessa società gestionale ha portato a conoscenza un episodio recentemente riscontrato.
Da poco più di un anno una signora si recava ogni sabato mattina nel Tempio Crematorio di Conegliano e, accompagnata dal figlio, sedeva in una delle panchine che circondano il giardino del Ricordo, dove erano state disperse le ceneri del suo defunto marito, restando per un po’ in raccoglimento. Ora la signora, oltre a continuare a venire nel giardino del ricordo del Tempio crematorio di Conegliano, da settembre si fa anche accompagnare ad ogni commemorazione che viene svolta nel crematorio.
Ciò a conferma dello spostamento di una ritualità, inizialmente propria del cimitero – consolidato luogo deputato alla memoria – che, con il tempo, si è spostata anche verso i crematori, trasformandoli in “templi crematori”, ovvero in luoghi scelti per far compiere l’ultimo viaggio al proprio caro e – poi – per ricordarne la memoria.
L’esempio ha confermato che il riappropriarsi di una ritualità per affrontare il lutto, da esigenza avvertita dalle persone e dalla comunità, può essere positivamente recepita dai gestori nell’ambito dei servizi pensati e offerti ai dolenti.