Ad Albenga l’Amministrazione comunale ha deciso di procedere alla costruzione di un forno crematorio. Ma parte della popolazione, in particolare quella nelle vicinanze del cimitero dove sarà installato, è contararia e si sta organizzando per contrastare la realizzazione dell’impianto. Sula vicenda è recentemente intervenuto il Sindaco di Albenga (Rosy Guarnieri), con alcune dichiarazioni alla stampa, che si riportano:
“Non capisco perché la signora Cipresso e l’arch. Marco Badoino si scaldino tanto, dando vita a raccolte firme anche nei negozi di Albenga, tramite persone che non conoscono l’argomento, ma che si prestano ad una presentazione della petizione molto approssimativa. In rapporto all’iter avviato nelle varie fasi operative, tutti potranno presentare le proprie opinioni. Voglio però, come ormai sono solita quotidianamente fare, dare le giuste informazioni del caso, e lasciare a ognuno le considerazioni e le conclusioni, possibilmente scientifiche e non emotive”. “Da oltre 30 anni, il Cimitero di Zinola di Savona ospita non uno, ma due impianti di cremazione. Coloro che, negli anni, hanno scelto tale trattamento di fine vita terrena, sono stati cremati in tale sito. Da circa un anno, uno dei due impianti non funziona: il Comune di Savona ha deciso di dedicare l’impianto residuo per le cremazioni cittadine. Il Comune di Albenga ha dovuto convenzionarsi con il Comune di Brà, in provincia di Cuneo, Piemonte, ove vengono tuttora effettuate. La normativa prevede che, ai fini dello sviluppo culturale della cremazione, i comuni intervengano anche economicamente, sostenendo parte delle spese per tale operazione. È ovvio che la mancanza di un impianto disponibile nella provincia, di fatto produce anche un incremento dei costi, oltre alle difficoltà logistiche per i trasporti a Brà, che dista oltre 130 km da Albenga”.
“Una cordata di imprenditori ingauni ha proposto all’amministrazione un progetto di realizzazione dell’impianto nell’area di rispetto cimiteriale comprendente anche la riqualificazione del cimitero del capoluogo e la gestione dei cimiteri tutti, servizio che oggi presenta grandi difficoltà, vista la impossibilità di nuove assunzioni e rilevato che, del personale in organico, due unità presentano limitazioni fisiche che li inducono ad assenze prolungate da tempo. Il progetto di massima è stato esaminato in maggioranza e, dopo le verifiche da parte degli uffici circa la fattibilità di legge e la sostenibilità del piano organico ed economico della proposta, ottenuti i pareri tecnici favorevoli, si è avviato l’iter con atto di giunta”.
“Il percorso autorizzativo lascia molto spazio alle considerazioni di tutti coloro che riterranno opportuno farle: ovviamente, dovranno essere tecnicamente e scientificamente motivate, e non limitate a valutazioni emotive o di puro interesse personale. Vorrei però precisare che l’area eventualmente interessata rientra nell’area di rispetto cimiteriale, nella quale è vietata la costruzione o l’esistenza di abitazioni a meno di 200 metri, ridotta a 50 metri. Appare quindi evidente che, nell’arco di 50 metri dal perimetro cimiteriale, non possono e non esistono abitazioni, tantomeno “finestre”. Se i sottoscrittori ritengono che tale impianto potrebbe essere di rischio per la salute o l’ambiente, trovo giusto che si confrontino con l’amministrazione e sottopongano atti scientifici che ne attestino i timori. Non mi risulta che gli abitanti di Zinola, nel tempo, e con impianti tecnologicamente vetusti, abbiano mai lamentato tali pericoli”.
“Come già detto in molte occasioni, chi non fa non sbaglia, ma molte volte la paura di fare per non alimentare polemiche o aspri confronti è peggiore che fare e sbagliare. Tutto è fattibile, migliorabile e perfettibile. Sul tavolo c’è una proposta: discutiamone senza pregiudizi, senza strumentalizzazioni, senza interessi personali che mortifichino quelli collettivi. Confronto, non sciaratto: io sono a disposizione”.
Di seguito un trafiletto di giornale locale sull’argomento, che invece illustra le ragioni della protesta ela dichiarazione di un consigliere di maggioranza.
“Le discussioni uscite sui social network e sui quotidiani in questi giorni ci lasciano pensare che la scelta di collocare un forno crematorio sul territorio albenganese non sia per nulla sbagliata”. Così dichiara Aldo Marino, capogruppo del Popolo della Libertà nel Consiglio Comunale di Albenga, intervenendo nel dibattito relativo alla cremazione.
“Ritengo infatti che molte di queste polemiche siano strumentali e prive di ogni logica – prosegue – La Città di Albenga non può perdere un’opportunità del genere: al giorno d’oggi, gli enti comunali non si potrebbero permettere, nel modo più assoluto, di realizzare un progetto così articolato e costoso. La cordata di imprenditori che vorrebbe realizzare quest’opera pubblica, perché tale è, è gente del nostro territorio, gente che crede ancora in Albenga e nella sua comunità”.
“Vedere realizzata un’opera pubblica a costo zero per le casse comunali, che prevede tra le altre cose un incremento occupazionale, è un opportunità che la nostra amministrazione comunale e il Popolo della Libertà, di sicuro, non si lasceranno scappare. Sono certo che, nei prossimi giorni, dopo un’ampia discussione politica ed etica sulla questione, l’argomento sarà condiviso da tutta la maggioranza” conclude Aldo Marino.
E non si è fatta attendere la posizione – contraria – del PD locale:
“Pensare di sostenere e di invitare privati o altri di progettare un forno crematorio in pieno centro abitato è incredibile e pazzesco” duro presa di posizione del PD ingauno sulla questione della creazione di un’area crematoria al cimitero di Leca.
Il partito non si dichiara contrario in toto alla questione, anzi precisa: “Non ci sentiamo di dire che il tema non sia attuale, né di affermare che l’idea avanzata dalla cordata di privati sia irrazionale”.
“Quello che è evidente, sottolinea il PD e che non lascia spazio ad alcuna mediazione è quanto segue: credere di poter convincere la città, gli abitanti di Leca, gli agricoltori ed il PD che i fumi ed i residui di potenziali migliaia di salme all’anno (non solo di Albenga, ma di un territorio che si spinge sino a Ventimiglia), non ricadano sulle case e sui prodotti della terra è non solo puerile, ma anche e soprattutto pericoloso e sbagliato. A Leca sarà imbarazzante prendere il sole sul terrazzo, ma certamente è più grave, anche per le ricadute economiche, non considerare le ovvie ed inevitabili ricadute per l’ agricoltura, per le primizie, per i prodotti bio, per le aromatiche e per altro…”.
L’attacco del gruppo consigliare e della segreteria è rivolto direttamente anche al sindaco Guarnieri:” una volta ancora il duo Guarnieri Nucera esprime un raro esempio di inefficienza e pressapochismo, che avrà come esito inevitabile il fallimento di qualsivoglia proposta, anche diversa rispetto a quella avanzata. Tale proposta viene vissuta o meglio sperata dal predetto duo come un patto elettorale, per il presente e per il futuro e quindi la vicenda si colora di una tinta molto cupa”.
“Si doveva aprire una discussione serena e trasparente, soprattutto con le popolazioni interessate, sia per quanto riguarda il sito sia per quanto attiene i numeri dell’operazione. Non è stato fatto prima e questo è stato un grave errore.Si fermi tutto e si inizi una discussione vera e trasparente e noi ci saremo senza presunzione o preconcetti.Diversamente saremo ferocemente contro un’operazione, così come costruita, assolutamente sbagliata”, conclude il PD.
Riportiamo di seguito i tratti salienti di una intervista apparsa in data 31/8/2013 su http://www.savonanews.it, di Eraldo Ciangherotti, assessore ai servizi sociali di Albenga.
L’ assessore ai servizi sociali del Comune di Albenga replica con dati alla mano: “A differenza di chi fa sparate senza cognizione di causa mi sono informato e documentato, per capire da un punto di vista di rispetto ambientale e di salvaguardia del bene della comunità, quale impatto abbia un “forno campione” in funzione sul nostro territorio cittadino al ritmo di 5 cremazioni al dì per 250 giorni circa all’anno di lavoro. Interessanti i dati scientifici, gli unici difficilmente manipolabili dalla parte politica.
Se si considera che, per ogni cremazione, in media vengono prodotti 98 grammi di CO, un forno in funzione durante un anno intero produce una quantità di CO inferiore a quella prodotta da 50 calderine per riscaldamento domestico accese a regime di 14 ore al dì per 180 giorni. I nostri termosifoni sono più impattanti. Infatti, nella sola area della frazione di Leca, vi sono 981 nuclei di famiglie anagrafiche che, con altrettante caldaie, solo per riscaldarsi durante i mesi invernali alle nostre latitudini, producono ben 2488.06 kg di CO all’anno”
”Per ogni giornata di lavoro del forno, con 5 salme cremate, si ha un’emissione di 490 gr di CO. Pari alla quantità di CO prodotta da 28 veicoli Euro 3-4 che , nel giro di pochi minuti, transitano regolarmente nei 5 km del tratto albenganese della provinciale Aurelia tra il confine con Ceriale ed Alassio. Pari a 37 veicoli Euro 3-4 che percorrono il tratto stradale dalla Caserma Piave fino alla ex centrale del latte. Pari a 33 veicoli Euro 3-4 che da piazza del Popolo arrivano al casello autostradale di Albenga.”.
Ridimensioniamo quindi alla giusta dimensione la portata inquinante della installazione di un crematorio!”