L’ESPERIENZA SPAGNOLA dI SEPOLTURE AREATE a Tanexpo 2012
Caratteristica fondamentale per la tipologia costruttiva del loculo areato è che il cadavere sia tumulato senza vasca e coperchio metallici.
Invece della rivestitura in lamiera, magari per un trasporto particolarmente lungo, si possono usare i famosi prodotti sostitutivi del nastro metallico di elevata biodegradabilità, perché il loculo areato è assolutamente incompatibile con la tenuta stagna della cassa.
Il concetto rivoluzionario è una permeabilità “controllata” della sepoltura alle sostanze liquide o gassose rilasciate dalla decomposizione del corpo umano.
I miasmi, quindi, non debbono esser costretti a permanere nello spazio “blindato” costituito da cassa zincata e tumulo assolutamente ermetico, come accade nelle tumulazioni tradizionali (si pensi al caso italiano), ma nemmeno possono percolare o diffondersi all’esterno del colombario, per ovvi motivi, quindi la tamponatura della nicchia viene pur sempre realizzata con materiali atti a garantire la perfetta tenuta stagna del manufatto. In realtà, anche nella tumulazione stagna è garantito un certo sfiato dei gas attraverso la valvola depuratrice applicata all’interno del cofano di zinco, ma questi composti aeriformi non possono certo espandersi all’esterno della cella sepolcrale.
In questo breve saggio cercheremo di analizzare una soluzione recentemente messa a punto in Spagna.
Nella fattispecie, nel centralissimo cimitero madrileno Del Sol, si chiude il forno non con mattoni e malta cementizia, ma con una sottile lamina di materiale plastico, assicurato ai lati del loculo con uno strato di silicone rinforzato con l’applicazione di un nastro adesivo, così da unire saldamente tra loro i labbri estremi di lastra sepolcrale e tomba.
Il colombario areato è costituito da due file verticali di loculi poste frontalmente, l’una contro l’altra.
L’intercapedine tra le due pareti di fondo è cava, ed in questo spazio è stato ricavato un canale.
Il blocco si configura come un circuito “ad aria” aperto.
I loculi presentano nel lato di fondo due fori, uno all’altezza del piano d’appoggio per il feretro, l’altro, più in alto, quasi a livello della parete superiore per permettere l’espulsione dei gas sprigionati dalla salma attraverso un comignolo.
Per differenza di temperatura e densità dei gas putrefattivi rispetto all’atmosfera si crea una naturale ventilazione; questo ricambio protratto nel tempo favorisce la scheletrizzazione e la neutralizzazione dei miasmi cadaverici.
Come abbiamo notato l’aria calda presente nel circuito, assieme alle più rarefatte esalazioni cadaveriche, liberate dai processi putrefattivi, dalle celle in muratura, in cui è costretta, fluisce liberamente nella colonna centrale siccome è ricca di energia e, di conseguenza, tende ad espandersi verso l’alto.
Il condotto, però, al proprio interno, non è dotato di filtri in grado di assorbire i gas maleodoranti o di valvole capaci di evitare che la massa gassosa dal camino rientri nei loculi per una negativa differenza di pressione.
All’estremità superiore del camino è sistemato un diffusore, munito di filtro per depurare dai fetidi odori della decomposizione i composti aeriformi che verranno rilasciati nell’atmosfera.
Il diffusore è costituito di un dispositivo girante, simile in tutto e per tutto ad una ventola.
I gas, quando attraversano il diffusore, innescano il moto rotatorio delle palette, che producono un vortice depressionario in grado di imprimere una maggior accelerazione al flusso in uscita.
In questo modo, senza l’uso di un compressore, o di apparecchi a ricircolo forzato, si riesce a moltiplicare la naturale capacità di “risucchio” della colonna fumaria.
Il sistema è perfettamente operativo, e non v’alcun rischio di stagnazione dei gas nel colombario purché vi sia sempre una notevole differenza di pressione tra la parte terminale del camino e le celle mortuarie dove è collocato il feretro, solo così l’elemento estrattore può “catturare” tutte le esalazioni del cadavere e disperderle al di fuori del colombario.
Se l’imbocco di tutti i forni è tamponato con lastra, in modo da riuscire perfettamente ermetico, il meccanismo lavora in piena efficienza, perché l’unico possibile sfiato per i gas è rappresentato dal comignolo, ma quando si dovesse aprire un loculo per una tumulazione oppure per rimuovere un feretro, ad esempio per un’estumulazione straordinaria, i gas leggermente compressi nel camino e nelle celle ancora chiuse avrebbero nella nicchia appena smurata un facile sbocco verso l’esterno .
Necrofori, visitatori o cortei funebri che sostano sul luogo della sepoltura sarebbero travolti dagli odori nauseabondi che la putrefazione produce.
I gas della decomposizione, infatti, si diffonderebbero nell’ambiente circostante, sfruttando come passaggio il loculo privo di tamponatura.
La situazione, anche sotto il profilo dell’igiene non sarebbe di certo rassicurante.
E’vero, il doppio foro nella parete di fondo potrebbe esser aperto solo al momento della tumulazione, con tutte le noie che tale macchinosa operazione, condotta sotto lo sguardo sgomento dei dolenti, potrebbe provocare, ma in quei pochi minuti necessari ad introdurre la cassa e tamponare la tomba, i miasmi potrebbero pur sempre evacuare molto rapidamente dalla nuova apertura.
L’unico rimedio possibile sarebbe tumulare contemporaneamente tutti feretri che possono esser accolti nel colombario, ma questa soluzione comporterebbe notevoli problemi di logistica, con le bare in deposito anche per diverso tempo, in attesa di raggiungere il numero di sepolture tale da occupare completamente tutti i posti salma del sepolcro.
Un’altra questione massimamente importante è la destinazione dei liquidi cadaverici.
Certo, queste sostanze sono particolarmente volatili e, con il tempo, se esposte all’azione continua di aria fresca ed asciutta, tendono ad evaporare in modo spontaneo, tuttavia, soprattutto per i primi tempi della sepoltura, il problema persiste.
Il tunnel posteriore in questo caso ha una doppia funzione, incanala i gas verso l’alto e contemporaneamente accoglie i liquidi cadaverici che, per forza di gravità, percolano verso il basso.
Naturalmente la pavimentazione del loculo è dotata di opportuna inclinazione verso l’interno per raccogliere meglio i fluidi putrefattivi nella canalina che li immetterà entro la colonna su cui le celle s’affacciano.
I liquami, per caduta, vengono drenati in un pozzetto posto ad un livello inferiore rispetto al loculo della prima fila.
Questo tombino, dove verranno stoccati i liquidi cadaverici, contiene di solito soda caustica con funzione assorbente e disinfettante così da inibire la potenziale carica patogena del materiale organico guasto che i fenomeni degenerativi del post mortem producono.
C’è ancora, però, qualche perplessità non ancora del tutto risolta.
I liquidi cadaverici, densi e nerastri, come abbiamo visto, gocciolano lenti verso il pozzetto, strisciando direttamente sulla base del loculo e lungo le pareti del cavo di drenaggio.
Non è previsto, infatti, nessun rivestimento protettivo per queste superfici., (ideale e provvidenziale, sarebbe, allora, una vaschetta di contenimento posta al di sotto della bara)
Con il tempo, allora, il cemento del colombario potrebbe impregnarsi di umori guasti e trasudare gli acri odori della putrefazione, perdendo la propria proprietà fondamentale: l’ esser impermeabile al fetore della putredine.
L’effetto estrattore di un camino è legato anche all’altezza di quest’ultimo da terra, dotare i colombari areati di ciminiere per potenziarne l’effetto estrattore , però, sarebbe un’ idea antiestetica e pressoché irrealizzabile.
Una batteria di loculi, di norma, non può spingersi oltre al quinto ordine, altrimenti occorrerebbe dotare l’impianto di costosi soppalchi, come reagirebbe, per esempio, il sistema alle giornate umide, ed alla cappa di bassa pressione, che infestano, per esempio, gli inverni della Pianura Padana?
Il diffusore riuscirebbe ugualmente ad espellere i miasmi oppure potrebbero verificarsi fenomeni di condensa, con i vapori putrefattivi che permangono nella colonna, impedendo così l’areazione?
Il filtro con i carboni attivi per “lavare” i gas dal loro acre olezzo andrebbe periodicamente sottoposto a revisione, altrimenti, se dovesse d’improvviso smettere di funzionare, le esalazioni putride si riverserebbero in pochi istanti nel camposanto in spregio alla salubrità dello stesso complesso cimiteriale.
La scarsa professionalità di molti necrofori in servizio presso molti dei nostri cimiteri suscita più di un legittimo dubbio.
Il pozzetto di stoccaggio del percolato cadaverico, poi, richiederebbe una speciale manutenzione: perché non si intasi andrebbe svuotato dalla massa putrefattiva e ricaricato in tempi precisi con soda caustica.
Le sue dimensioni dovrebbero, poi, esser piuttosto generose, il calcolo è abbastanza semplice.
Un cadavere umano, secondo studi specialistici, durante la decomposizione, può produrre sino a 50 litri di liquame, se ogni colombario può ospitare sino a otto salme occorrerebbe una vera vasca di grande capienza per accogliere i tutti i liquidi.
La sua tenuta stagna dovrebbe poi esser continuamente verificata, la combinata azione corrosiva di soda caustica e liquami cadaverici, infatti, potrebbe comprometterne la capacità di contenimento, con perfusione all’esterno o nello stesso terreno di materiale altamente nocivo.
L’operazione riuscirebbe particolarmente disgustosa, con gli affossatori che entrano in contatto con i liquami organici e con la soda caustica, notoriamente una sostanza particolarmente tossica, soprattutto per le vie respiratorie.
Anche alla luce del D.LGS n. 81/2008 potrebbero crearsi situazioni oggettivamente pericolose per i lavoratori in servizio presso il cimitero, insomma non siamo ancora riusciti, in ambito funerario, a trovare un valido rimpiazzo per l’aldeide formica e già dobbiamo fare i conti con la soda caustica.