Ormai la sterile logorrea della nostra cara politic politicienne, dilaga come un misterioso morbo ed ha, ovviamente, infettato anche la polizia mortuaria, soprattutto nella sua componente più dinamica e mercantile (pecunia non olet, cioè il denaro non esala mai cativi odori…i cadaveri, invece, sì…ma, se producono reddito, potrebbero persino… profumare).
Tutta la complessità del dibattito sui grandi mutamenti epocali nel settore funerario si banalizza in queste tre parole “slogan”, mutate dalla sobra oratoria da sagra paesana tipica di personaggi folkloristici come…Wanna Marchi.
1) Leadership. Sostantivo derivato dal verbo inglese To Lead (letteralmente guidare). Il Leader, quindi è una guida, un santone, un Rabbi (nella cultura ebraica: “maestro”, appellativo, tra l’altro di un TALE GESU’ proveniente da Nazareth) un capopolo. In Tedesco il corrispondente è “Fuhrer” ( similitudine inquietante, su cui ragionare) in Latino significa “Dux, Ducis” (ossia “condottero”, meglio se di origini romagnole, dalle parti di Predappio), in spagnolo “Caudillo” (tutti i riferimenti a feroci tiranni del ‘900 sono puramente casuali, e i desaparecidos, essendo appunto scomparsi nel nulla non rilevano).
Dopo questa sequela di orrori grammaticali e storici, confesso di esser rimasto sconvolto quando un necroforo, imbevuto di anglicismi (e, forse, di wisky) si è dichiarato…il LEADER del cimitero (fortunatamente, per dignità, ha sottaciuto di esser il Fuhrer del crematorio). Mah, una volta si diceva necroforo-caposquadra o custode e già ci si gasava non poco, per il titolo reboante ed il passaggio di livello, anche retributivo.
2) Il bene del Paese (perchè “Paese”??? Si tratta del “Natio borgo selvaggio” di leopardiana memoria?) A scuola si diceva “Res Publica” (almeno durate le lezioni di Latino), Stato, Nazione, Repubblica, l’Italia. Mi adeguerò a questo neologismo, per non apparire troppo “”retrò” e nostalgico di un malinconico passato.
3) Riforme. Di tutti i tipi e per ogni gusto, proprio come il gelato; agraria, fiscale, istituzionale, dell’universo, tributaria, del wellfare. E qui il tasso di nevrosi sale oltre la soglia di guardia, perchè non si puo abusare del lessico, senza conoscerne l’etimologia. La “Riforma”, per antonomasia quella del Protestantesimo, entra nel vocabolario di uso comune con lo scisma delle chiese luterane, in aperta oposizione al dispotismo vaticano. Le 95 tesi affisse sul portale della cattedrale di Wittenberg rappresentarono una cesura drammatica, un punto di non ritorno nelle relazioni burrascose tra il mondo germanico e le nazioni dell’Europa Mediterranea. Erano due modi inconciliabili di concepire la Fede, il Sovrannaturale, il Libero Arbitrio o la Predestinazione l’Eterno o la dannazione senza fine. Non si litigò solo sui privilegi ecclesiastici o sui tributi da riconoscere al papato (anche allora le tasse erano abbastanza indigeste, e Roma, già il quell’epoca, era particolarmente esosa). Si parla, dunque, di “Ri-Forma”, perchè fu profondamente novellato, ri-formulato tutto il formulario del rito religioso (Sacramenti in primis e loro amministrazione preghiere, celebrazione eucaristica, posizione sociale ed obblighi del clero, interpretazione delle Sacre Scritture,…). Santa Romana Chiesa, il cui primato era oggetto di contestazione per la prima volta dopo il distacco dell’Ortodossia (nel 1054), reagì con intransigenza, prima con la Bolla Papale Exurge Domine, con cui disponeva una feroce repressione, poi convocando il Concilio Ecumenico di Trento, per rispondere, non solo con sanzioni penali, ma in termini teologici e di diritto canonico all’offensiva dei luterani. Nasce, così, la “Contro-Riforma” (a Montecitorio direbbero il “contro-ribaltone”!!!), di cui San Carlo Borromeo (senza falsa modestia mio omonimo, vabbè… forse è il contrario, non solo per ragioni anagrafiche) fu tra i maggiori esponenti.
Gli stati generali della Chiesa Cattolica (il Concilio, infatti, è l’assemblea di tutti i Vescovi, una sorta di Parlamento dei Presuli) irrigidirono alcuni aspetti della dottrina (qualche storico parla di torsione sacrificale) e promulgarono diversi documenti ufficiali tra i quali un nuovo catechismo, il Messale Tridentino (da cui deriva la cosiddetta Messa Tridentina, ovvero l’officio della liturgia eucaristica, in latino, mai del tutto abrogata, sino ai giorni nostri, nemmeno dal Concilio Vaticano II e recentemente ripristinata, anche se non in modo obbligatorio, con motu proprio, da Benedetto XVI. Notevoli furono le influenze sulle arti e nella società. Ecco il significato vero di “RIFORMA”, ovvero di un cambiamento (o di una restaurazione) radicale, necessario, non transeute o soggetto ai capricci delle contingenze storiche, ma capace di divenire istituzione, di farsi Stato.
La Chiesa avrà anche tempi millenari, perchè muove da una prospettiva trascendente ed ultraterrena