Riportiamo, di seguito, l’inizio dell’articolo “Parliamo di morte” di Achille della Ragione, pubblicato il 2 aprile 2008 su www.napoli.com.
Non amiamo parlare della morte, ci infastidisce solo il pensiero, ci comportiamo come se si trattasse di un argomento che non ci riguarda, siamo così impegnati a lavorare, ad occupare ogni istante di tempo libero, a divertirci, a viaggiare, sempre di fretta, senza un momento di sosta per meditare sull’epilogo della nostra vita.
Oggi più di ieri temiamo la morte, l’ultimo tabù che ci è rimasto dopo aver distrutto tutti gli altri, dal sesso all’amor patrio, che ci attanagliavano da tempi lontani. La nostra società, profondamente secolarizzata, vuole allontanare l’idea della fine della nostra vita terrena, perché è un pensiero che ci induce ad esacerbanti esercitazioni metafisiche sul motivo della nostra esistenza, sul nostro destino, su Dio. Oggi nelle grandi città si muore in assoluta solitudine, in punta di piedi, per non turbare il frenetico girotondo di chi rimane; negli stessi ospedali i morituri vengono ghettizzati in reparti di pseudo rianimazione o per malati terminali. Non sono in condizione più di dominare o quanto meno controllare le tremende emozioni che accompagnano il momento del trapasso. Pochi, anche i parenti più stretti dedicano loro soltanto qualche visita frettolosa, perché nessuno è più in grado di sussurrare quelle dolci parole di cui hanno bisogno, nessuno sa più stringere quelle mani tremanti per infondere coraggio e rassegnazione. Soltanto in qualche sperduto paesello, dove si conservano ancora dialetto e forti legami sociali, la morte viene onorata, recitata, rappresentata come un grande dramma collettivo al quale tutti partecipano, facendosi depositari della memoria del defunto. Un cerimoniale commosso e corale inimmaginabile nelle affollate città dove disperdiamo tutto e non abbiamo tempo né per la memoria né per il dolore.
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ma è proprio necessario esternizzare il lutto?ho visto napoletani strapparsi i capelli davanti al loro caro.salvo poi andare al bar 5 minuti dopo la partenza del caro estinto.e si che la camera mortuaria era piena di salme…e gli altri non hanno forse diritto di piangere il loro caro in santa pace senza doversi sorbire certe sceneggiate?mah…