Il design italiano nelle autofunebri

Durante i tre intensi giorni di fiera, a Tanexpo 2008, abbiamo incontrato, nel loro sontuoso stand, diversi responsabili di ditte di autotrasformazioni che, con alcuni significativi esempi, ci hanno illustrato le nuove tendenze delle imprese funebri nell’acquisto dei veicoli per il trasporto dei feretri.

Ci siamo, infatti, proposti, di intervistare tutte quelle aziende che, negli ultimi tempi, si siano distinte per aver contribuito ad un’importante evoluzione del design funerario.

Molte imprese cominciano a proporre sul mercato italiano un’autofunebre dal gusto squisitamente americano, con il vano per il feretro completamente velato da un’esclusiva copertura in vinile.

La linea chiusa, in effetti, da almeno cinque o sei anni si sta affermando nel gusto della clientela italiana, all’inizio era pensata e prodotta solo per l’estero poi questo più raccolto e discreto stile si è progressivamente imposto anche in Italia.

“La capotta che si stende sino ad avvolgere anche l’abitacolo mortuario è un’innovazione epocale, destinata ad introdurre un nuovo modo di concepire le autofunebri.”

L’allestimento in vinile, con il suo forte impatto scenico, incide notevolmente sul rapporto tra i volumi della vettura, le fiancate, infatti, sembrano più compatte e raccordate alla scocca, questo l’effetto è ottenuto con spigoli dall’andamento più morbido ed alla levigata continuità delle superfici laterali.

Un motivo ornamentale dal taglio sinuoso è collocato sui pannelli in vinile, che celano l’ampio vano, destinato a ricevere il feretro, dai morbosi sguardi di curiosi e passanti.

Su questo ricamo metallico può esser collocato in rilievo il marchio dell’impresa funebre.

Una simile idea grafica, davvero molto originale, permette di caratterizzare il veicolo con un dettaglio di classe, capace di esprimere, in modo così efficace ed ermetico, i concetti di stile ed eleganza, ovvero la filosofia aziendale su cui in un futuro sempre più prossimo una moderna ditta d’estreme onoranze dovrà necessariamente fondarsi.

Anche la croce sul tettuccio presenta uno sviluppo curvilineo, è molto stilizzata, ma di grande bellezza; i bracci e l’asse verticale flettono dolcemente verso il muso della vettura, quasi si trattasse di un gesto d’accoglienza, di un abbraccio mistico.

Nell’abitacolo, davvero spazioso, e nelle strumentazioni di bordo l’elettronica regna sovrana: il cambio è completamente automatizzato e permette anche di mantenere senza alcun problema velocità ridottissime, a passo d’uomo, come accade appunto per i cortei funebri.

 

Il piano su cui poggia la cassa oltre al funzionale carrello comandato da un attuatore idraulico è dotato di due tamponi: durante il viaggio vengono fissati ai lati del cofano, così da impedire pericolosi scuotimenti dovuti alle curve oppure a sobbalzi ed irregolarità del manto stradale.

 

“L’interno dell’abitacolo mortuario è interamente lavabile, secondo le prescrizioni di legge ex Art. 20 DPR 285/1990, ma si riesce parimenti ad evitare il ricorso al freddo metallo, sino a poco tempo fa ineludibile, grazie ad un nuovo materiale che riproduce le qualità visive e tattili della finta pelle, come si usa negli arredamenti per gli interni delle barche.

Lo stile italiano consiste in una ricerca continua di design e qualità, in risposta alla domanda sempre più articolata di nuove soluzioni: i nostri desiners sono stati i pionieri nel pensare ad un’autofunebre più tondeggiante, oggi, invece, la clientela sembra orientarsi verso forme più squadrate, perché passaggi più netti e scolpiti tra i vari piani esaltano, nel chiaroscuro, la luce tagliente della verniciatura che si riflette sulle fiancate levigate e piatte.

Anche per i colori c’è una certa inversione di tendenza, oggi si preferiscono tonalità più chiare e sfumate.

Il grigio chiaro abbinato ad tettuccio in vinile nero, in effetti, risalta maggiormente, perché più deciso è lo stacco cromatico tra i due elementi.”

Molte imprese tendono ormai ad acquistare modelli a quattro porte, per ragioni logistiche come il trasporto dei necrofori o i più stretti famigliari e d’immagine, siccome la versione “lunga” della vettura, anche se meno equilibrata nei volumi è, di certo, più appariscente e trasmette una positiva sensazione di solida eleganza e lusso.

Quasi tutti i telai sono appartengono ormai al colosso automobilistico tedesco Mercedes Benz e presentano un motore turbo diesel con un’alta cilindrata mentre l’intera carrozzeria è realizzata in metallo, anche per una questione di sicurezza.

 

Il problema di sempre, legato alle generose misure dei veicoli funerari è rappresentato dall’handling, ossia dalla rapidità con cui il veicolo risponde ai cambi di direzione impressi con il volante dall’autista.

Il sottosterzo, con la macchina che fatica ad impostare le traiettorie, soprattutto nei tratti di strada più tortuosi è la conseguenza inevitabile di un’automobile dal passo (la distanza tra asse anteriore e quello del retrotreno) già molto ampio cui viene aggiunto un ulteriore sbalzo sul posteriore per poter ospitare una cassa.

Quattro ruote sterzanti per rendere più maneggevole il veicolo non sono un accorgimento tecnico praticabile, meglio quindi la versione a due sole porte.”

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Carlo Ballotta

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