Navigando sul web si scoprono novità sempre interessanti, come questo articolo pubblicato sul sito www.carabinieri.it, dal titolo “Gli insetti al servizio degli inquirenti” a firma di Enrico Di Luise – Paola Magni – Luigi Sarano
Dell’articolo riportiamo due piccolissimi estratti, il primo sui fenomeni cadaverici e il secondo sui tempi e modi di decomposizione cadaverica di un corpo sepolto in terra.
Fenomeni Trasformativi – La putrefazione rappresenta il più importante processo naturale di distruzione post-mortale della materia organica. L’entomologo forense deve essere pienamente edotto circa l’insieme dei cambiamenti fisici e biochimici cui il corpo va incontro dopo la morte. Questi sono didatticamente suddivisi, dalla medicina legale, nelle seguenti fasi o “stadi di decomposizione”: – stadio fresco (fresh stage); – stadio cromatico (cromatic stage); – stadio enfisematoso o gassoso (bloated stage); – stadio colliquativo (decay stage e advanced decay); – stadio della scheletrizzazione (dry stage). I fenomeni trasformativi determinano profonde modificazioni dell’aspetto e della struttura del cadavere che sono caratteristiche per ognuna delle fasi appena elencate; essi non devono essere intesi come momenti rigidamente individuabili, quanto come una sequenza di fenomeni che si sovrappongono e si combinano tra loro in una progressione ininterrotta di eventi, fino alla distruzione della materia organica (Introna & Campobasso, 1998).
Il seppellimento, in dipendenza della profondità, rallenta il processo di decomposizione e ostacola o impedisce l’accesso agli invertebrati, modificando la normale successione delle specie. Solo un’entomofauna limitata raggiunge il corpo: questi insetti depongono le uova sulla superficie del terreno e le larve, attratte dal cadavere, lo raggiungono scavando nel terreno. Il processo di decadimento di un corpo sepolto, quindi, è simile a quello di un corpo esposto, cambia solo il tipo di fauna; la presenza di insetti caratteristici della superficie, quindi, deve far supporre che la sepoltura sia avvenuta in un tempo successivo alla morte e alla colonizzazione da parte di Esapodi tipici dell’habitat esterno. In particolare solo alcuni Calliforidi depongono uova sul terreno, i Muscidi comprendono larve che migrano fino a 2,5-10 cm di profondità ed infine gli adulti d’alcuni Foridi (Conicera e Metopina) e i Coleotteri Stafilinidi del genere Athena, grazie alle loro dimensioni ridotte, possono raggiungere e colonizzare i cadaveri interrati anche a maggiore profondità (Lundt, 1964). La possibilità d’accesso al corpo dipende anche dal tipo di terreno, ad esempio in un terreno compatto e impermeabile come quello argilloso gli insetti possono accedere alla materia in decomposizione solo qualora la copertura di terra sia rimossa dagli animali o lavorata dall’uomo (Turner & Wiltshire, 1999). Più alto è lo strato di terreno sovrastante il cadavere, più lento sarà il processo di decomposizione e minore sarà il numero di insetti necrofagi che lo raggiungono (Turner, 1991). Studi condotti su cadaveri da Rodriguez e Bass (1985) hanno permesso di verificare che dopo un anno di sepoltura ad una profondità di un metro è possibile trovare grandi quantità di tessuto ma non si trovano insetti. Il problema dei cadaveri sepolti è molto complesso e non di facile soluzione: esiste solo un unico studio sperimentale sulla biocenosi dei corpi interrati nel quale vengono considerate solo la velocità di decadimento dei cadaveri e le caratteristiche del suolo (Motter, 1898). Ancora oggi non esistono modelli esaurienti sulla relazione tra tipo di suolo e azione degli insetti sul corpo inumato;
Si consiglia la lettura dell’articolo perché di notevole interesse scientifico.