Come individuare le sepolture a rischio

Il provvedimento 30 dicembre 1999 – 13 gennaio 2000 emanato dall’autorita’ garante della privacy ha individuato la polizia mortuaria fra le attivita’ che perseguono rilevati finalita’ d’interesse pubblico per le quali e’ autorizzato il trattamento dei dati sensibili da parte dei soggetti pubblici, quindi non occorre caso per caso ne’ il consenso scritto dell’interessato ne’ la previa autorizzazione del garante per procedere, gli atti di polizia mortuaria il cui perfezionamento concretizza il trattamento dei dati sensibili sono quelli suscettibili di rivelare l’origine razziale ed etnica, le convinzioni religiose, lo stato di salute o gli orientamenti affettivi, come ad esempio le autorizzazioni per sepoltura, cremazione, trasporto salme e cadaveri…

Negli scorsi decenni determinati comuni predisponevano aree del cimitero riservate alla sepoltura di soggetti deceduti a causa di malattia in fettivo-diffusiva, naturalmente questo meccanismo brutale ma efficace consentiva di individuare le fosse d’inumazione per le quali sarebbe stata d’obbligo l’adozione di particolari cautele, di cui all’Art. 84 lettera a) DPR 285/90, come il divieto di esumazione straordinaria quando non fossero trascorsi almeno due anni dalla morte (e non dalla sepoltura). Tale metodologia urta naturalmente con il legittimo diritto alla privacy, anche per il post mortem, l’avvento dei mezzi informatici e’ l’unico rimedio per coniugare privacy ed una certa efficienza di tipo manageriale, perche’ smaterializzando le informazioni sulle sepolture (durata e collocazione delle stesse, identita’ del defunto …) basta inserire un codice identificativo cosi’ da eliminare certe fastidiose discriminazioni.

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