Nei giorni passati è caduto il trentesimo anniversario della fuga radioattiva di Chernobyl. Lo ricordiamo su questo blog, riportando le parole di un esperto in antropologia dei disastri.
L’unico luogo rimasto vivo a Chernobyl è il cimitero.
Qui, una volta all’anno, nella settimana dopo la Pasqua ortodossa, la popolazione evacuata il 26 aprile 1986 torna a salutare i defunti, preparando un banchetto sulle loro tombe. Il rito viene rispettato dal governo ucraino che, in questa occasione, sorvola sul divieto di sostare nell’area radioattiva.
«Anche in altri posti i defunti vengono commemorati in questo modo» spiega il giovane antropologo Matteo Benussi, esperto in Antropologia dei disastri, «ma a Chernobyl si crea una dimensione comunitaria che non esiste da nessun’altra parte perché qui si condivide la memoria del disastro. Tutte le persone che vivevano qui tornano per questo appuntamento. In genere portano un panettone benedetto e ne lasciano un pezzettino sulle tombe dei propri cari, insieme a un uovo dipinto e a un bicchierino di vodka».