Con 164 sì e 25 no al Senato il governo Berlusconi ha ottenuto la fiducia al disegno di legge sulle intercettazioni telefoniche. Il voto si è svolto ieri in un clima teso, dopo che i Senatori dell’Italia dei valori avevano occupato i banchi dell’esecutivo e con un’aula dimezzata. Il Partito Democratico e altre formazioni di opposizione non hanno infatti partecipato al voto, ritirandosi in una sorta di Aventino per protestare contro il DDL definito un attacco alla libertà di stampa. Il PDL invece, votando compatto la fiducia, ha ritenuto che in questa maniera si sia salvata la privacy.
Se la norma non verrà cambiata alla Camera, sarà sempre più complicato anche perseguire chi effettua concorrenza sleale nelle camere mortuarie degli ospedali. Difatti tutte le indagini degli ultimi anni hanno portato a scoprire dazioni di denaro, compravendita di favori e informazioni sui deceduti solo grazie a intercettazioni. La serie di intimidazioni alle imprese funebri che si oppongono alla penetrazione della criminalità organizzata nel mercato funebre italiano si allungherà. E queste nuove norme saranno una macina al collo della legalità.
Oggi le prime pagine di molti quotidiani sono listate a lutto per protesta contro la cosiddetta “Legge Bavaglio” e le campane del Web suonano…a morto!
Ovviamente quale cultore del post mortem o, se preferite “Giornalista-Necroforo”..ed un po’… necrofilo (Ordine Nazionale Giornalisti, elenco pubblicisti, distretto regionale Emilia-Romagna, sede di Bologna, Strada Maggiore n.6; Tessera n. 099954 rilasciata il 12 marzo 2003) non posso esimermi dal redigere il certificato necroscopico (ad altri raffinati politologi plurilaureati demando la compilazione della Scheda ISTAT ex Art. 103 Regio Decreto 27 luglio 1934 n.1265, così come precisato dall’Art. 1 DPR 10 settembre 1990 n.285) di un illustre caro estinto: Il Parlamento, morto suicida non ieri, ma ancora prima di nascere (è un “nato-morto” o…un prodotto abortivo di cui all’Art. 7 DPR n.285/1990).
L’Italia, in epoca post-unitaria, ma anche prima, a meno di risalire ai liberi comuni intorno all’anno 1000 o alla Roma Repubblicana tanto cara a Cicerone, non ha mai avuto una tradizione parlamentare assimilabile al modello Westminister di cultura anglosassone.
Non ci credete? Allora sorbitevi questo excursus storico in stile visita didattica ai sepolcri del costituzionalismo moderno.
Già D’annunzio definiva l’assemblea legislativa come “Gran Bestia Vociante”, ma si sa, il Sommo Vate (lui, almeno, pensava di esser così) si nutriva di fascinazioni tardo-romantiche e decadenti, poi arrivò un tale, nativo di Predappio, che in un celebre discorso di insediamento (B.Mussolini, Camera dei Deputati, 16 novembre 1922) definì il Parlamento come “Un’aula grigia e sorda” ed essa, davvero, con Legge 19 gennaio 1939 n. 129 (Istituzione della Camera dei Fasci e delle Corporazioni), divenne un bivacco per le orde (pardon…manipoli) al seguito del Duce.
Il Fascismo si riprometteva di “RIPULIRE la STALLA”, riferendosi alle incrostazioni (Borghesi o Socialiste???) dello Stato Liberale fondato sullo Statuto Albertino; il paragone tra la politica e il mondo dei BOVINI sembra davvero eccitare l’intelligenza dell’italico establishment, perchè nel 1983 uno stratosferico Bettino Craxi (mi manca tanto la sua fiera protervia in stile Ghino di Tacco, di dantesca memoria) bollò l’assemblea legislativa come: “PARCO BUOI!!!” (L’immenso Marco Pannella, invece, parlò del trasformismo e del mercimonio dei seggi parlamentari, spesso prossimo alla corruttela tangentizia, come di “Mercato delle Vacche”). Poi a Montecitorio nel 1987, eletta nelle Liste radicali approdò una certa Elena Anna Staller, meglio conosciuta con lo pseudonimo di Cicciolina, qualcuno gridò allo scandalo e si erse, quale usbergo della morale, a difesa del Parlamento ridotto a lupanare e sentina del peccato (ma la vera “PORNOGRAFIA ISTITUZIONALE” a suon di mazzette e regalie illecite, sarebbe esplosa di lì a poco!) Un altra starlet del mondo a luci rosse, Anna MOANA Rosa Pozzi tentò la scalata ad uno scranno di Montecitorio nel 1992, ma fallì seppur di poco; poi morì, in circostanze mai chiarite nel settembre del 1994, se fosse sopravvissuta oggi sarebbe di certo…al Quirinale!
Più sommessamente Rino Formica parlò della politica italiana come di una gaudente corte di “NANI e BALLERINE” (e non si riferiva solo al P.S.I, il suo partito!)
Il de cuius, ossia il Parlamento Italiano è incline ad atti di vassalaggio, umiliazione fantozziana e compiacimento masochistico (con tanto di frusta high tech munita di elettrodi per simulare una libido estrema): nel 1923 passa la Legge Elettorale Acerbo (approvata il 18 novembre con il n. 2444) con tanto di premio di maggioranza (Nel 1924 il listone unico mussolinano supererà il 60% dei consensi, garantendosi un’ampio e sicuro predominio nel consesso parlamentare, un solo disturbatore/rompiscatole diverrà molesto: certo Giacomo Matteotti… di lì a breve rinvenuto CADAVERE!). la Legge Acerbo, a posteriori, fu definita il suicidio del Parlamento e dell’esperienza dello Stato Liberale ( si tratta sempre di quell’Aula Grigia e Sorda di cui sopra). Arriveranno, poi, come un fiume in piena le “Leggi Fascistissime” adottate tra il 1925 ed il 1926, tra cui la censura sulla libera stampa.
In epoca repubblicana è da rimembrare un sussulto d’orgoglio: la famigerata “Legge Truffa” n. 148/1953 scatenò l’ira funesta di partiti veri, muscolosi ed incavolatissimi come (PCI, MSI ed altre agguerrite formazioni minori) .
Nella seconda metà dei favolosi anni ’80 un sempre più spavaldo Craxi ruggisce e tuona contro l’eccessiva libertà di deputati e senatori tutelata dal voto con scrutinio segreto
soprattutto nell’approvazione delle leggi di spesa (in effetti cecchini, franchi tiratori, astensionisti e ribaltoneti trasformisti popolano il sottobosco parlamentare rendendo infido l’iter dei provvedimenti in discussione), ovviamente quel consesso di leoni indomiti che è il Parlamento Italiano nemmeno per un attimo pensa a difendere le proprie prerogative e nel novembre 1988 accontenta Craxi, con la modifica dei regolamenti parlamentari. Qualcuno dirà: “Il Parlamento è stato declassato ad un Votificio, ossia ad una fabbrica di voti preconfezionati…ma si tratta delle solite cassandre disfattiste ed uccelli del malaugurio!).
Nel 2005, quasi sullo scadere della Legislatura, il Parlamento vara il “Porcellum”, ovvero la Legge porcata nº 270 del 21 dicembre 2005 (sono parole entusiastiche del suo stesso estensore On. Roberto Calderoli) con cui si abrogano le Leggi 4 agosto 1993 n. 276 e n. 277 (collegio uninominale maggioritario introdotto a furor di popolo con il referendum “Segni/Pannella” del 18 aprile 1993). La Legge “porcata” ripristina il voto di lista, ma BLOCCATO, cioè senza la possibilità di scegliere il candidato attraverso la preferenza, quindi il popolo bue (il BOVINO è il vero paradigma della vita politica italiana) vota il simbolo ed i partiti (o meglio… i ras di partito) assegnano ai propri fedelissimi i seggi di Montecitorio e Palazzo Madama. Prima imperava la partitocrazia (ed aveva anche una sua dignità), adesso, invece, imperversa la spartitocrazia, quindi la spartizione selvaggia e bulimica del bottino: i posti da parlamentare (benefit, stipendi faraonici e rimborsi compresi).
Naturalmente chi potrebbe (o…dovrebbe nei casi di manifesta violazione dei diritti fondamentali sanciti dalla Costituzione) intervenire (Gli Italiani gli pagano lo stipendio apposta) dorme o fa finta di niente, forse perchè è timido, salvo resuscitare dal proprio torpore comatoso (sarà morte apparente???) quando alla parata delle forze armate c’è da sproloquiare sulla patria (come Peppone in uno sgangherato comizio), ricordando davanti a mezzi d’assalto ed autoblindo che l’Italia (sigh!!!)…ripudia la guerra (Art. 11 Cost.).
Sarò paradossale: il Parlamento Italiano (per come è oggi) sarebbe il primo degli enti inutili da abolire…le Province possono attendere; certo occorrerebbe una Legge di Revisione Costituzionale ex Art. 138 Cost. deliberata…dal Parlamento stesso, ma all’autolesionismo non c’è mai fine…speriamo nell’ALDILA’!