Un tempio generalista per il commiato (…il dolore è uguale per tutti!)

In questa curiosa retrospettiva, con lo sguardo volto ad passato carico di speranze di rinnovamento e riforma del settore funerario, poi frustrate dalla bufera degli eventi politici, vi proponiamo il seguente servizio su un’interessante iniziativa d’edilizia cimiteriale tenacemente voluta e perseguita dall’amministrazione di Bruzzano, ormai tanti anni fa, quando la L. n. 130 del 30 marzo 2001 era entrata in vigore da poco, con il suo prepotente richiamo al bisogno di ritualità, statuito addirittura, per la prima volta, ex lege…e, dunque, puntualmente disatteso!

Nel piccolo cimitero di questo centro urbano furono finalmente allestiti alcuni locali, appositamente arredati, dove sarebbe stato possibile rendere, laicamente, le estreme onoranze anche ai defunti che non avessero richiesto un rito officiato da un ministro di culto.
L’Italia del XXI secolo è inevitabilmente destinata a trasformarsi in una società multietnica e le differenze culturali si acuiscono e si esulcerano soprattutto nei momenti più intensi del vivere associato, come appunto accade per le cerimonie funebri.
Sotto questo profilo i nostri cimiteri riescono completamente inadeguati, per la cronica mancanza ormai di posti salma e percorsi simbolici per l’elaborazione del lutto.
Nel corso della prima metà del novecento la veglia ed il corteo funebre erano momenti di fortissima condivisione, bambini e poveri (in cambio di qualche emolumento) seguivano il carro dai neri pennacchi.
Oggi, invece, la nostra cultura ha confinato i morti, prima di spedirli definitivamente sotto terra nei seminterrati degli ospedali o nelle celle asettiche delle funeral home, lontano dalle follie dei centri storici e, dalla vita stessa, il cui nevrotico fluire non vuole più confrontarsi con quell’estremo scolorare del viso che si stende sul volto dei morti, secondo l’ormai mitico verso leopardiano.
I defunti senza religione, ad esempio, lasciano questo mondo in modo sempre più anonimo e squallido adesso che stanno scomparendo le liturgie funebri contaminate di politica: con il pugno chiuso, nelle sedi di partito o con i gagliardetti, tra saluti romani e camicia nere (M. Sozzi, Oltremagazine 2002)
Ecco allora un’interessante soluzione per chi voglia ricordare i propri cari senza varcare la soglia di una chiesa: un’area polifunzionale, o meglio ancora un tempio laico dove celebrare il culto della memoria.

L’amministrazione di Bruzzano, comune del Milanese, ad esempio in epoca ormai lontana dai giorni nostri, con scelta coraggiosa e lungimirante, individuò una palazzina (edificio di servizio interno al cimitero) e, ristrutturandola, vi ricavò una sala, dalla forma d’anfiteatro dotata di circa 70 posti a sedere.
Il progetto di un tempio civile nacque dall’istanza liberale di prevedere per ogni cittadino un dignitoso momento di commiato.
Lo sviluppo semicircolare dei volumi fu appositamente studiato per favorire, idealmente, l’unione della famiglia nel dolore e la corrispondenza d’amorosi sensi, secondo la celebre formula foscoliana, tra chi rimane ed i propri morti, attraverso la condivisione di un comune spazio fisico.
Notevoli furono gli accorgimenti scenografici: l’illuminazione interna era piuttosto soffusa, in modo da esaltare la luce naturale che dall’esterno irrompe dal piano fenestrato.
Le quarant’otto sedie dalla calda tonalità gialla erano disposte ad emiciclo, mentre i tendaggi di color arancione avrebbero reso l’atmosfera davvero famigliare ed accogliente.
Gli architetti curatori del progetto avevano anche dotato il salone di un elegante soppalco, in cui esporre insegne e gonfaloni.
Un impianto sonoro avrebbe diffuso il sottofondo musicale scelto dai dolenti, o proposto direttamente dalla direzione dei servizi cimiteriali.
Un leggio, poi, posizionato al centro della sala avrebbe permesso ad amici e parenti di alternarsi nella lettura di brani o poesie.
Questa sala delle esequie, così concepita è la sede naturale per ogni tipo di commiato, quasi una casa funeraria dove allestire la camera ardente.
È e deve esser fruibile anche in caso di funerale cattolico, quando i dolenti volessero raccogliersi in preghiera attorno al feretro prima o immediatamente dopo la celebrazione della Santa Messa in suffragio o della sola liturgia della Parola.

Written by:

Carlo Ballotta

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