E’ proprio vero che la fame (di tasse) aguzza l’ingegno! In Israele, mentre Benyamin Netanyahu e’ impegnato a studiare misure di emergenza per affrontare una difficile congiuntura economica, il quotidiano Yediot Ahronot anticipa che il suo governo si accinge ad imporre tasse municipali anche alle tombe e ai loculi nei cimiteri. Gli eredi dei defunti saranno chiamati dal 2014 a pagare tasse annuali per ogni tomba di famiglia, anche se vecchia di decine di anni. Una tomba nel cimitero di Holon (una popolosa città a sud di Tel Aviv, dove il prezzo dei terreni e’ elevato) sara’ tassata di 1200 shekel annuali, circa 240 euro. Molto più conveniente la sepoltura nel deserto del Neghev, dove si dovrà pagare solo 200 shekel all’anno per tomba. Il giornale non precisa come sarà affrontata la situazione dei defunti che non abbiano lasciato eredi. Anche in Italia è da almeno 20 anni che si parla tra gli addetti ai lavori di una “tassa posto salma” per recuperare parte dei costi gestionali dei cimiteri. Difatti dagli anni sessanta e settanta fino alla fine del secolo scorso, spesso le tariffe di concessione di aree, loculi e tombe in genere in Italia erano ben inferioti a quelle che sarebbero servire per coprire i costi gestionali futuri. Allora ci si accontentava, spesso di recuperare il 20-30% del costi do costruzione, quando il calcolo corretto avrebbe dovuto portare tali cifre ben oltre il 100% del costo di costruzione. Ne consegue che ora tutti i nodi vengono al pettine e con la crescita della cremazione, il calo delle nuove concessioni cimiteriali, si assiterà ad un impoverimento progressivo delle entrate comunali e quindi vi è il concreto rischio di cimiteri sempre più trascurati dal lato manutentivo. Già le cronache quotidiane riservano accorati appelli al mantenimento del cimitero o a sottolineare lo stato di degrado di tombe (private) o di zone cimiteriali, quasi che il cittadino non comprenda che oltre alla sua di crisi (economica) c’è pure quella dello Stato e dei Comuni. Sembra di vedere un comportamento schizofrenico, quando si ascolta di persone che inveiscono contro i costi dell’apparato pubblico e poi quando sono toccati personalmente dalle ricadute dei tagli alle risorse pubbliche si lamentano pure di questo. Forse è giunto il tempo di un esame di coscienza collettivo che porti a ridefinire il corretto livello di welfare e al tempo stesso incidere sui veri sprechi di denaro pubblico e non su tagli indiscriminati alle risorse pubbliche: più facile a dirsi che a farsi!