E’ stato condannato a due anni di reclusione in rito abbreviato dal gup Silvia Carpanini lo sbandato genovese che la notte del 16 agosto 2009 rubo’ ad un custode le chiavi delle camere mortuarie del cimitero di Genova Pegli e violo’ la tomba di un funzionario di polizia municipale di 58 anni senza trafugare nulla. Il giovane, dopo avere violato la tomba svitando le viti che la temevano chiusa, aveva frugato nel vestito indossato dal funzionario defunto, quindi si era dato alla fuga. Si era pero’ tagliato, lasciando numerose impronte digitali che avevano portato gli inquirenti ad identificarlo e denunciarlo.
E’strano veramente, perchè non si capisce come basti svitare alcune viti per avere diretto accesso al feretro, al limite l’apposizione di una sola lapide fissata con staffe o chiavarde è consentita solo per la tumulazione di ceneri ed ossa in apposita celletta. Se il defunto profanato era tumulato, per raggiungerlo, si sarebbe dovuto rimuovere la tamponatura del loculo costituita da un muro o da una lastra di cemento vibrato o in pietra (ex Art. 76 commi 8 e 9 DPR 285/1990). Se, invece il morto era inumato cadiamo nel teatro dell’assurdo perchè si sarebbe addirittura dovuto aprire la fossa a colpi di pala o vanga. O forse il de cuius era solamente “parcheggiato” in camera mortuaria e quindi è stara scoperchiata solo la bara?