Non ci ha messo neanche una giornata SEFIT a decidere cosa fare a seguito dell’arresto di L.B. e della Dr.ssa Carla Ferrari, rispettivamente dirigente dei servizi funebri e cimiteriali del Comune di Milano e alta funzionaria dello stesso Servizio, accusati di aver intascato quattrini per agevolare pratiche cimiteriali. E’ incompatibile con l’essere negli Organi della Federazione, questa la sintesi del comunicato stampa diffuso nel pomeriggio odierno, che si riporta in calce alla presente notizia. Non deve essere stata una giornata facile per i vertici della SEFIT, che mai si era trovata ad affrontare una questione così delicata. Ma ha prevalso il desiderio di immediata chiarezza e un messaggio di massima trasparenza. Di seguito il comunicato stampa diffuso oggi dalla SEFIT, a firma di Paola Colla – Presidente commissione funeraria e di Sereno Scolaro – Responsabile tecnico:
SEFIT, struttura organizzativa che associa le aziende partecipate dai comuni ed i comuni relativamente ai servizi funebri e cimiteriali, avuta conoscenza dalle notizie di stampa degli ulteriori sviluppi giudiziari dell’inchiesta sul c.d. “racket del morto”, ora anche delle tombe, sente il dovere di confermare le considerazioni svolte nel proprio “Libro Bianco sul settore funerario italiano”, constatando come questi episodi non siano episodi, da relegare nell’ambito delle cronache locali, ma fenomeno diffuso di scelte che hanno portato ad una polverizzazione, senza regole né trasparenza nel settore, come dimostrano, oltre ai fatti di Milano, le vicende di Barletta e di Caserta (ma anche gli accertamenti della G.d.F. nelle Marche), per limitarsi a citare solo quanto avvenuto nel corso dell’appena iniziato 2009. Emerge, ancora una volta, la necessità di riconoscere il ruolo che le aziende “pubbliche” e i servizi pubblici direttamente gestiti nei settori funebri e cimiteriali come il vero, e forse unico, baluardo per assicurare trasparenza e di tutela in questi servizi a tutela – prima di tutto – della Cittadinanza, che da questo sistema è colpita nei momenti in cui maggiore la debolezza e più forti le ragioni di Civiltà che devono, in defettibilmente, essere tutelate.
SEFIT prende atto dell’immediata sospensione dai propri organi (in quanto in sé non compatibile con i fatti attribuiti, attribuzione che lascia increduli) delle persone che, a titolo personale, sono coinvolte in queste vicende, auspicando, nel rispetto del principio di presunzione d’innocenza, che la magistratura faccia chiarezza, auspicando che da questa azione possa emergere la loro estraneità dai fatti attribuiti, esprimendo loro solidarietà umana.
Tuttavia, non può osservarsi come, dopo le vicende di ottobre e successive, queste notizie costituiscano un colpo definitivo ad ipotesi di una possibilità del settore di trovare da sé strumenti di autoregolazione, con l’esigenza, conseguente, di definire regole che assicurino trasparenza e tutela alle Famiglie.