Si complica la vicenda della estumulazione dei resti mortali di padre Pio

Monsignor Domenico D’Ambrosio, vescovo di Manfredonia, Vieste e San Giovanni Rotondo e delegato della Santa Sede per il Santuario e le Opere di Padre Pio, e’ stato iscritto nel registro degli indagati dalla Procura della Repubblica di Foggia con le ipotesi di accusa di violazione di sepolcro (articolo 407 del Codice penale) e vilipendio di cadavere (articolo 410) in seguito all’apertura della tomba e alla ricognizione del corpo del santo di Pietrelcina.
Era stata l’associazione ‘Pro Padre Pio-L’uomo della sofferenza’, una delle tante formata da devoti del santo di Pietrelcina, a presentare sia un’istanza al Tribinale Civile di Foggia che denunce penali nei confronti del presule, che dei frati cappuccini di Santa Maria delle Grazie contro l’estumulazione e la traslazione del corpo.
”Piena fiducia nella magistratura” viene espressa in una nota congiunta dall’arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo, mons.Domenico Umberto D’Ambrosio, e dai frati minori Cappuccini, in relazione all’iscrizione nel registro degli indagati del prelato per l’esumazione della salma di Padre Pio avvenuta lo scorso 3 marzo. Per mons.D’Ambrosio, delegato della Santa Sede per il santuario e le Opere di san Pio da Pietrelcina, sono ipotizzati i reati di violazione di sepolcro e atti sacrileghi. Ieri la Procura della Repubblica di Foggia ha sottolineato come l’iscrizione sia un atto dovuto in seguito all’istanza di sequestro preventivo della cripta, nella quale e’ custodita la salma, presentata dall’associazione torinese ‘Pro Padre Pio’ che si opponeva all’esumazione. La fiducia nella magistratura – e’ detto nel comunicato – e’ riposta ”nella consapevolezza che dalle indagini e dai pronunciamenti emergera’ con ulteriore chiarezza la verita’ sull’esumazione e sulla ricognizione canonica del corpo di san Pio da Pietrelcina”. ”Una verita’ – prosegue – che talvolta e’ stata distorta da un’opera di disinformazione e di divulgazione di false notizie”. ”La stessa diffusione alla stampa della notizia dell’iscrizione dell’arcivescovo nel registro degli indagati – continuano mons.D’Ambrosio e i frati Cappuccini – sembra orientata alla ricerca di un clamore mediatico, non essendo certamente utile al raggiungimento della verita’ giudiziaria, e produce l’effetto di generare nell’opinione pubblica confusione e ingiustificati sospetti”. ”Mons.D’Ambrosio e i Frati Minori Cappuccini, pur riservandosi di avviare le iniziative nelle sedi competenti a tutela della verita’ – conclude – auspicano che dai giudici giunga al piu’ presto una parola chiarificatrice e definitiva. Nell’attesa pregano per il ravvedimento di quanti, per ingenuita’ o per dolo, hanno generato nocumento alla dignita’ sacerdotale di persone chiamate dal Signore a svolgere la missione attualmente esercitata”.

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