Anche quest’anno il SEFIT10, l’appuntamento annuale in cui gli operatori del settore funerario associati in Utilitalia si incontrano per confrontarsi su temi di rilevanza per il comparto, si è rivelato come un “luogo” di dibattito, dove sono emerse riflessioni, scambi di esperienze, dubbi, alcune possibili soluzioni e prospettive future su un intervento normativo che investe la gestione dei servizi funerari.
Il tema del convegno, organizzato da Utilitalia con il concorso di ADE spa Servizi cimiteriali di Parma che si ringrazia per la gradita ospitalità, si è concentrato sugli effetti del TU di riordino dei servizi pubblici locali D.Lgs. 201/2022 (TUSPL) sul settore funebre e cimiteriale.
Quello che è emerso nel corso del dibattito è che il nuovo TUSPL ravviva il ragionamento sul rapporto tra pubblico e privato, tra interesse generale e bisogni della “comunità”, tra funzioni di gestione e funzioni di regolazione.
Per stabilire una scelta la strada ribadita dal TUSPL è quella di guardare a fondo i bisogni delle comunità locali; un ragionamento che però va fatto considerando la peculiarità dei nostri servizi.
Essi infatti contengono in sé un duplice volto: quello dell’evidente rilevanza economica che richiede appunto un’efficiente gestione imprenditoriale, e quello del servizio sociale, per rispondere ai profondi bisogni della comunità di riferimento e per garantire dignitose sepolture a tutti. Fondamentale è la definizione di SPL:
“servizi erogati o suscettibili di essere erogati dietro corrispettivo economico su un mercato che non sarebbero svolti senza un intervento pubblico o sarebbero svolti a condizioni differenti in termini di accessibilità fisica ed economica, continuità, non discriminazione, qualità e sicurezza, che sono previsti dalla legge o che gli enti locali, nell’ambito delle proprie competenze, ritengono necessari per assicurare la soddisfazione dei bisogni della comunità locali, così da garantire l’omogeneità dello sviluppo e la coesione sociale”.
Ecco quindi tracciato lo spazio per l’intervento pubblico in un determinato ambito di servizi:
esso si giustifica quando debba ritenersi necessario per “assicurare la soddisfazione dei bisogni delle comunità locali così da garantire l’omogeneità dello sviluppo e la coesione sociale”, e spetta al Comune (quando non diversamente stabilito dalla legge) la ricognizione dei bisogni della collettività di riferimento e la loro qualificazione come obiettivi di interesse pubblico da perseguire, nonché la scelta delle modalità per la loro soddisfazione. È questa la sfida che si è prospettata per alcuni dei nostri associati: saper vedere, indagare e valutare dove ci sono ancora motivi sufficienti per legittimare un servizio pubblico e dove ormai sono venuti meno e poter fare così la scelta più efficiente.
Non è sicuramente una novità del TUSPL, essendo la definizione di servizio pubblico locale già presente nel TUEL e comunque di origine eurounitaria, ma il decreto di riordino ribadisce un’impostazione e detta alcune nuove regole per la gestione dei servizi pubblici locali, che sono state esposte nel dibattito, che hanno effetti anche sul settore funerario. Sono scelte complesse, anche da un punto di vista procedurale, in cui non tutti gli elementi sono ancora stati delineati, ma fondamentali per decidere quale deve essere il volto futuro dei servizi funerari.
Il dibattito sul TUSPL ha portato poi ad un’ulteriore riflessione: se da una parte il TU cerca di dare le regole e gli strumenti con cui le comunità locali possano rispondere in modo efficace e sostenibile ai bisogni dei cittadini, dall’altra tali disposizioni non sono sicuramente sufficienti per il comparto funerario.
Nei vari interventi è stato denunciato come ad oggi i cimiteri italiani siano in grande difficoltà economica: mancano le risorse per il mantenimento del patrimonio cimiteriale, il sistema tariffario appare inadeguato rispetto ai notevoli cambiamenti intervenuti, così come il sistema delle concessioni specialmente a seguito dell’evoluzione della cremazione che ha portato ad un sempre minore utilizzo di loculi e spazi in terra di sepoltura e, ancora, non risultano più economicamente sostenibili le concessioni perpetue. È evidente che occorre intervenire a livello nazionale per dotare il settore di una legge di comparto che apporti le necessarie modifiche alle vetuste norme in vigore e che porti i servizi cimiteriali ad un livello evolutivo che corrisponde all’odierno sentire.
Come è emerso nel corso del convegno, essi non possono essere ridotti a mere attività igienico-sanitarie: basta considerare il grado di industrializzazione che hanno raggiunto, la complessità della gestione cimiteriale e la richiesta di investimento in opere infrastrutturali del settore. Ed è proprio dall’impostazione seguita dal TUSPL che è sorta un’ulteriore riflessione che come associazione si è voluta avanzare per cercare di raggiungere il meritato livello evolutivo dei nostri servizi.
Non è nuova l’idea maturata in SEFIT di promuovere anche per i servizi cimiteriali la formazione di ambiti territoriali ottimali cimiteriali (ATOC). L’ATOC può essere immaginato come una nuova dimensione gestionale del servizio, che comporta lo spostamento della gestione dal livello comunale a quello “ottimale” (di norma individuata in un bacino di scala provinciale), e anche come la nuova circoscrizione amministrativa di governo del servizio da parte degli Enti locali, chiamati ad esercitare non più singolarmente, ma in modo associato, le funzioni di programmazione, pianificazione, vigilanza e controllo dei servizi cimiteriali.
Gli obiettivi sono: di assicurare una gestione caratterizzata da una sufficiente massa critica e da economie di scala, di superare la notevole frammentazione gestionale esistente e di passare ad una concezione imprenditoriale del servizio con l’individuazione di soggetti in grado non solo di gestire, ma anche di far fronte alla richiesta di investimento in opere infrastrutturali.
Questa prospettiva evolutiva è stata introdotta da alcuni relatori nei loro interventi e da altri associati, unitamente all’ulteriore passaggio di qualificare i servizi cimiteriali, di cremazione e di luce votiva come servizi a rete, ma ovviamente sarebbe necessario un confronto con il nostro principale interlocutore ANCI e con le istituzioni, e successivamente un intervento del legislatore nazionale.
E allora in attesa di una riforma si è posta l’attenzione su un interessante spunto offerto proprio dal TUSPL. Si tratta dell’art. 5, co. 1
“Ferme restando le disposizioni regionali, nelle città metropolitane è sviluppata e potenziata la gestione integrata sul territorio dei SPL di rilevanza economica ivi compresa la realizzazione e gestione delle reti e degli impianti funzionali. A tal fine, il comune capoluogo può essere delegato dai comuni ricompresi nella città metropolitana a esercitare le funzioni comunali in materia di servizi pubblici locali di rilevanza economica per conto e nell’interesse di altri comuni”
il quale, anche per i servizi non a rete, prevede che facoltativamente i comuni appartenenti all’area metropolitana gestiscano in forma integrata il servizio, con possibilità o meno di delega al comune capoluogo di esercizio delle funzioni di SIEG per conto e nell’interesse di altri comuni.
L’idea è quella di un ambito territoriale metropolitano cimiteriale (ATMC), per la gestione integrata dei servizi cimiteriali, di cremazione e luce votiva che operino per l’area vasta metropolitana.
Si tratta di studiare quest’idea, approfondirla, vederne i vantaggi e gli aspetti critici, esaminare le possibilità offerte dalla legislazione, tracciarne un eventuale percorso, individuare le modifiche legislative utili e i necessari interventi legislativi di settore.
La proposta che si è avanzata è, quindi, quella di coinvolgere, insieme ad ANCI ed UTILITALIA, i livelli politici e tecnici delle città metropolitane per valutare un possibile percorso di evoluzione dei servizi cimiteriali integrati che tenga conto della necessaria gestione imprenditoriale di tali servizi e delle importanti economie di scala che si potrebbero produrre dalla gestione integrata nell’ambito territoriale metropolitano.
Oggi, notevoli sono le difficoltà economiche ed operative incontrate specialmente dai piccoli Comuni per far fronte alla gestione dei cimiteri; queste difficoltà potrebbero essere affrontate unitariamente a livello di ATMC, prevedendo un unico contesto operativo di gestione e di governo per beneficiare di economie di scala e di altri meccanismi, come l’individuazione di un sistema tariffario più adeguato e di meccanismi contabili capaci di garantire il mantenimento nel tempo degli oneri gestionali operativi.
Si tratta di un passaggio innovativo per il nostro settore e in linea con i principi del TUSPL che potrebbe consentire un’efficiente erogazione dei servizi cimiteriali, quei servizi, lo si ricorda, che si occupano di dare degna sepoltura a tutti e di conservare la memoria individuale e collettiva. Ecco che il senso di questo SEFIT10 non è stato solo di parlare delle novità del TUSPL ma, in modo più ampio, è stato l’occasione per interrogarsi sul futuro dei servizi funerari.
Un futuro che possiamo definire comune. È vero che il settore funerario è un comparto più ridimensionato rispetto agli altri settori delle public utilities, per numeri di lavoratori, aziende e fatturato, ma i servizi prestati sono radicati in modo capillare su tutto il territorio, perché presenti in ogni comune, e coinvolgono tutte le persone, la memoria individuale e collettiva e gli aspetti sociali e culturali di una comunità.
Ecco perché il loro futuro è anche il nostro, e non possiamo non occuparcene.