La Biblioteca monumentale collocata all’interno del complesso dell’abbazia di San Giovanni Evangelista a Parma ha fatto da splendida cornice a SEFITdieci, l’annuale convegno organizzato dalla SEFIT Utilitalia.
Anche quest’anno un successo di pubblico e un importante punto di riferimento nazionale per il settore funerario, per l’ampiezza dei temi trattati e la competenza dei tanti esperti intervenuti.
Chi ha ammirato sulle pareti della sala convegni la riproduzione di carte geografiche d’epoca non può non aver notato la particolarità del cambio di punto di vista: l’area del mediterraneo, con in primo piano Cipro, vista da Est, quindi dal lato ottomano. Le terre dell’Emilia, con vista ribaltata (per intenderci con Cremona a destra e Parma a sinistra).
Perché direte ci si sofferma su questo tema, apparentemente poco significativo?
Per il semplice motivo che il “cambio di prospettiva” è stato in realtà il tema di SEFIT10, incentrato sugli effetti del recente Testo Unico sui servizi pubblici locali, d.lgs. 201/2022, e decreti attuativi.
Ad una prima lettura gli incombenti e le difficoltà applicative del testo sembravano prevalere, ma se si sa utilizzare al meglio questo strumento normativo, se ne può trarre giovamento per la riorganizzazione anche del settore cimiteriale e per l’avvio di un percorso virtuoso di miglioramento gestionale.
Col cambio del punto di vista emergono ancor più dettagliatamente le luci e non solo le ombre del provvedimento:
1) da gestioni comunali o poco più dei servizi cimiteriali, ora l’indicazione normativa è di passare a livelli gestionali sovracomunali, partendo dalle aree metropolitane.
Le città metropolitane sono quattordici “enti territoriali di area vasta” che hanno sostituito le province omonime. La Legge 56/2014 n.56 disciplina le dieci città metropolitane delle regioni a statuto ordinario, i cui territori coincidono con quelli delle preesistenti province: Roma Capitale, Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria. A queste si aggiungono le quattro città metropolitane delle regioni a statuto speciale: Cagliari, Catania, Messina, Palermo.
Nell’insieme di tutte le aree metropolitane vive circa il 36% dell’intera popolazione italiana e il poterle considerare come zone di possibile servizio integrato cimiteriale, per utilizzarne al meglio le economie di scala, è un passaggio epocale, che impegnerà non poco il management di quei territori.
2) Già ora le società in house che si sono formate, in passato o anche di recente, per gestire i cimiteri ampliano sempre più il proprio raggio di azione dall’iniziale territorio comunale ai comuni dell’hinterland, con un tendenziale di ambito ottimale che può divenire la provincia.
3) La presa di coscienza della carenza ormai strutturale di risorse derivanti dal sistema concessorio cimiteriale, accentuato dallo sviluppo del ricorso alla cremazione in particolare al Nord e al centro Italia, fa emergere la necessità di sussidi comunali istituzionali, che ben possono consistere in una percentuale della TARI, dato il carattere di servizio indivisibile anche dei cimiteri.
4) L’indicazione emersa con forza è stata inoltre l’idea di sfruttare il percorso semplificato oggi previsto dal D.lgs. 201/2022 per il passaggio dalla gestione in economia diretta a quella di società in house con durata quinquennale. Soprattutto con aggregazione del settore cimiteriale a società in house già esistente. A tempi lunghi di gestione, dell’ordine dei 30 anni, si potrà pensare durante il quinquennio e dopo la riforma cimiteriale.
5) Parallelamente dal convegno è prepotentemente scaturita la necessità di ottenere al più presto la riforma del settore cimiteriale, che agisca non solo sulla dimensione territoriale, ma soprattutto nello svecchiamento di una normativa ormai bicentenaria, sulla eliminazione delle vecchie concessioni di sepoltura perpetue, sui sistemi di contabilizzazione di costi e ricavi che si sviluppano su plurimi esercizi, su una seria pianificazione cimiteriale collegata a piani economici finanziari di lungo periodo.
6) L’urgenza di por mano alla situazione cimiteriale complessiva, secondo alcuni relatori in stato pre-agonico, fa passare in secondo piano la necessità di normare a livello statale in settore funebre, per il quale vi sono già forti spinte delle Federazioni di settore private. Questa indicazione ha provocato un dibattito alimentato da alcuni rappresentanti delle imprese funebri pubbliche che vorrebbero avere anch’essi garanzie di un percorso preferenziale per superare la normativa regionale funebre emersa nell’ultimo ventennio, garantendo un ruolo imprescindibile all’azione calmieratrice svolta dall’imprenditoria funebre pubblica, nelle varie forme gestionali consentite.
7) Altro dato importante da considerare sono le previsioni ISTAT di andamento della mortalità nei prossimi decenni.
Si prevedono picchi di aumento (rispetto alla base 2015-2019) tra il 25% e il 30% nel decennio tra il 2050 e il 2060, con distribuzione differenziata nelle singole regioni.
Stiamo parlando di un passaggio per il Paese da 650mila morti/anno a quasi 850mila in circa di 30 anni!
Una domanda di servizio in crescita, che occorre soddisfare, senza trovare impreparato il settore e che richiede importanti investimenti sia finanziari, sia in crescita professionale di chi vi opera.
Concludendo questa breve rassegna, la sorpresa maggiore del SEFITdieci di Parma è stata l’affacciarsi alla ribalta di un gruppo di nuovi attori, dirigenti di gestioni pubbliche, a supporto della Federazione nazionale, sempre ben condotta da Valeria Leotta. Un gruppo di dirigenti motivato e rinnovato, con chiare in testa le difficoltà che saranno chiamati a superare, ma con altrettanto ben chiare le strategie da seguire e la consapevolezza del proprio ruolo.
Ciò fa ben sperare!
Chi volesse vedere il programma e leggersi le relazioni presentate può farlo collegandosi al sito www.sefit.org ai seguenti links: PROGRAMMA e RELAZIONI