Anche nel 2021 il tradizionale momento di confronto “SEFIT10” della Federazione delle imprese pubbliche del settore funerario aderenti a Utilitalia, è stato incentrato soprattutto sugli effetti della pandemia.
Il coronavirus ha generato, anche nel settore funerario, un’emergenza dalle dimensioni e dalle peculiarità non prevedibili, portando alla luce i nodi irrisolti dell’ordinamento mortuario, dovuti principalmente a normative datate, ad una disomogeneità di disciplina sul territorio nazionale per interventi regionali plurimi non sempre rientranti nella competenza dell’ente territoriale, e alle note difficoltà della gestione economica e finanziaria dei cimiteri, unite ad un’insufficiente programmazione regionale di localizzazione dei crematori.
Nonostante queste difficoltà, il sistema funerario italiano ha retto.
Se lo scorso anno SEFIT10 si era incentrato sulle criticità emerse durante la prima ondata pandemica e sulla presentazione di alcuni strumenti di simulazione di stress test per conoscere la capacità recettiva di cimiteri e produttiva di crematori, quest’anno è stato presentato uno studio focalizzato sul comportamento dei gestori dei crematori nel corso del 2020.
“Ci siamo resi conto fin da subito – spiega Valeria Leotta, responsabile nazionale SEFIT – dell’importanza di raccogliere i dati statistici sulla cremazione proprio per studiare cosa è successo nell’ambito della cremazione che, oggi, risulta la scelta principale tra le pratiche funerarie disponibili, e valutare alcuni possibili strumenti per affrontare le difficoltà emerse”.
Parallelamente è stata portata avanti un’altra indagine – svolta congiuntamente da Utilitalia SEFIT-ISPRA – sulle emissioni in atmosfera dei crematori, per valutare il reale inquinamento e permettere un corretto sviluppo della cremazione sul territorio nazionale.
Come spiega Leotta, “in un momento storico in cui l’emergenza sanitaria ha riacceso l’interesse non solo degli operatori del settore, ma anche di alcuni soggetti istituzionali, sul tema della cremazione, è importante fare chiarezza sul reale impatto inquinante dei crematori. Un aspetto che determina scelte normative e, soprattutto, influenza la dislocazione sul piano territoriale degli impianti che, se fatta in modo non ottimale, comporta criticità di rilievo per operatori ed utenti, e in ultimo su tutto il sistema funerario.
E anzi questa potrebbe essere l’occasione per giungere all’adozione, a livello nazionale, della normativa tecnica sui crematori, prevista dalla L. 130/2001, e che non ha ancora visto la luce”.
A conclusione dell’evento, Leotta ha rimarcato la capacità dei cimiteri di mantenere, anche in emergenza, la loro offerta turistico-culturale per ricordare il senso del cimitero come luogo non solamente di dolore, ma di arte, memoria storica e vicinanza nel momento del lutto.