I dieci container frigorifero affittati da Ama Roma per conservare i corpi in attesa di cremazione, hanno motori che sono alimentati a corrente industriale. Ma nel cimitero a Nord della Capitale non sussiste ancora il voltaggio adeguato. Quindi – nonostante i container frigo siano stati consegnati solo da pochi giorni – non sono ancora operativi, in attesa che vengono forniti dei gruppi elettrogeni adeguati.
Natale Di Cola, della segreteria della Cgil Lazio, ha detto al Messaggero che «l’emergenza cimiteri che da mesi ormai affligge la Capitale sta assumendo contorni grotteschi. Da un lato l’immobilismo del Comune di Roma che ancora non interviene per trovare soluzioni strutturali, dall’altra le scelte di Ama che continuano a peggiorare il servizio per i cittadini. Con oltre 2mila salme in attesa di cremazione la situazione è ormai fuori controllo».
Efi, Federcofit e Feniof, le associazioni che rappresentano le imprese funebri, hanno invece scritto al prefetto Matteo Piantedosi per chiedere di intervenire, perché «c’è il timore che la situazione possa degenerare» e «in questo particolare momento si rivela necessario, per superare l’intasamento dell’impianto della Capitale, consentire la cremazione in altre città».
A ciò si aggiunge la richiesta alla Città Metropolitana di spingere il Comune a congelare i balzelli per portare i feretri fuori Roma.
Non è mio costume commentare intervento a Firma altrui, anzi. Ma …
Non capisco l’uso dell’espressione “tassa sul morto” per fare riferimento a costi di prestazioni. Prestazioni che, anche quando siano dovute, non sono esenti da costi.
Evidentemente, vi è un retro-pensiero che distorce.
opinione personalissima di chi Vi scrive: la tassa sul morto sarà anche efficace (in effetti è piuttosto difficile nascondere un funerale agli occhi dell’erario comunale) perchè garantisce un certo gettito importantissimo per rimpinguare le casse dei comuni, soprattutto in quest’epoca di tagli ai trasferimenti dallo Stato verso gli enti locali, ma è ingiusta perchè massacra con un ulteriore balzello, avvertito come ingiusto e vessatorio chi già vive un lutto e deve affrontare le ingenti spese per la cerimonia esequiale.
Invece dei soliti duelli all’arma bianca tra i nostri politici al grido di W la destra o W la sinistra, sarebbe bello intavolare un dibattito serio cui dovrebbero partecipare anche gli impresari di onoranze funebri sul futuro economico della polizia mortuaria, servizio che per sua intrinseca natura deve necessariamente esser erogato su base comunale.
Se aboliamo i diritti fissi sui funerali dove reperiamo le risorse per garantire la continuità dell’azione di polizia mortuaria sul territorio?
Preferiamo pagare di più il biglietto dell’autobus, un’ora di posteggio oppure l’imposta sugli immobili.
Sino ad oggi gli impresari e soprattutto le loro associazioni di categoria se ne sono bellamente “fregati” di questi problemi reali, tanto alla fine ci avrebbe pensato il comune e poi Stato Civile, uffici comunali e cimiteri mica sono affar loro, loro pensano solo a far funerali.
Gli impresari non si sono mai sentiti parte integrante del complesso meccanismo funerario chiamato polizia mortuaria, si sono autoesclusi per poi potersi lamentare di questa segregazione, con il bel risultato che ad oggi, al di là del solito bla, bla, bala in politichese, non abbiamo uno straccio di strategia per governare nell’interesse di tutti (anche e soprattutto del CITTADINO COMUNE) il fenomeno funerario.
Il settore è una prateria buona per tutti i tipi di incursioni a mano armata da parte di tutti gli attori protagonisti in questo giuoco impazzito ed il nostro legislatore a Roma quali fini persegue?
Si balocca nel calcolo dei futuribili?