Sono stati chiamati a giudizio, per il caso dei feti abortiti e sepolti – in assenza di formale richiesta – con il nome delle madri sulle croci del cimitero Flaminio, sia l’ospedale San Giovanni Addolorata, che la Asl Roma 1 e pure la Ama Roma.
I Radicali Roma hanno presentato una azione popolare a seguito dell’episodio riguardante la mamma, che, a seguito di un aborto, aveva scoperto e denunciato il proprio nome su una croce di legno nel cimitero Flaminio.
I successivi accessi agli atti avevano portato alla luce illegittimità e forzature rispetto ai regolamenti seguiti, che non tutelavano diritti e privacy delle donne interessate.
Successivamente i Radicali Roma hanno presentato un’azione popolare al Tribunale di Roma, per chiedere i danni provocati dalla vicenda alle decine di donne coinvolte e danneggiate da una carenza informativa sull’iter del trattamento sanitario abortivo e della destinazione finale dei feti.
Nello specifico, citando in giudizio l’ospedale San Giovanni Addolorata, che richiese la sepoltura del feto abortito; la Asl Roma 1, che la autorizzò ed Ama che la eseguì, ponendo la croce con il nome della madre.