Riportiamo dal giornale online “Guagnano Informa” (http://www.guagnanoinforma.it/ ) un articolo del 29/10/2007 in cui si illustra la segnalazione di cittadini di Guagnano e della frazione di Villa Baldassarri di condizioni a dir poco penose di talune aree cimiteriali. Il motivo sta nell’aver utilizzato procedure improprie per lo smaltimento di rifiuti cimiteriali da esumazione ed estumulazione. Le immagini e l’articolo, rendono chiara la situazione.
Sono pervenute in redazione diverse lamentale e segnalazioni da parte di cittadini che, in particolar modo in questi giorni, si recano nei cimiteri di Guagnano e Villa Baldassarri per rendere omaggio ai defunti.
Perplessi e anche un po’ increduli riguardo al tipo di segnalazione, cogliendo l’occasione di far visita ai nostri cari defunti, abbiamo deciso di far un giro nei posti segnalati. Effettivamente la situazione che abbiamo visto e documentato con le foto è alquanto spiacevole e carente dal punto di vista igienico-sanitario.
In entrambi i cimiteri sono ammassati, in posti facilmente visibili ed accessibili, rifiuti cosiddetti speciali, tra cui bare ed altro materiale di scarto ricavato dalle estumulazioni dei corpi per le loro successive traslazioni.
Inoltre si possono notare i muri inceneriti, frutto della pratica di dar fuoco ai resti delle bare con tutto quello che ne può derivare. Ci hanno assicurato, fortunatamente che però questa pratica, attualmente non viene più messa in atto.
Ma perché allora i resti sono ancora lì? Come avviene lo smaltimenti di questi rifiuti?
Ecco cosa dice al proposito il Dpr 254 del 2003. L’art 12 nel comma 2 afferma: “I rifiuti da esumazione ed estumulazione devono essere raccolti e trasportati in appositi imballaggi a perdere flessibili, di colore distinguibile da quelli utilizzati per la raccolta delle altre frazioni di rifiuti urbani prodotti all’interno dell’area cimiteriale e recanti la scritta “Rifiuti urbani da esumazioni ed estumulazioni”. Ma non è tutto. “I rifiuti da esumazione ed estumulazione – afferma il comma 4 – devono essere avviati al recupero o smaltiti in impianti autorizzati ai sensi degli articoli 27 e 28 del Decreto legislativo 5 febbraio 1997, n. 22, per lo smaltimento dei rifiuti urbani…”.
Bisogna aggiungere, per completezza di informazione, che l’art 12 nel comma 3 del Dpr 254 afferma anche che: “I rifiuti da esumazione ed estumulazione possono essere depositati in apposita area confinata individuata dal comune all’interno del cimitero, qualora tali operazioni si rendano necessarie per garantire una maggiore razionalità del sistema di raccolta e trasporto ed a condizione che i rifiuti siano adeguatamente racchiusi negli appositi imballaggi a perdere flessibili di cui al comma 2”.
Il problema però è che, da quanto abbiamo visto, l’area individuata può essere solo definita confinante con il muro di cinta ma comunque non isolata igienicamente e con i rifiuti lasciati a cielo aperto.
Da quanto ci è dato sapere, la gestione e lo smaltimento di questi rifiuti non dovrebbe dipendere da coloro che si occupano della gestione dei cimiteri (operazioni di apertura e chiusura e di pulizia).
Rimaniamo fiduciosi che questa spiacevole situazione sia solo momentanea e che le autorità e gli organi preposti si attivino, come già fatto in passato con altre problematiche, per trovare la soluzione più idonea.
Il Ministero dell’Ambiente rispondendo in data 26 agosto 2009 a specifico quesito della SEFIT Federutility ha indicato i codici CER da utilizzare per raccolta e smaltimento di rifiuti cimiteriali e da crematorio. Il testo della Nota ministeriale è scaricabile da qui
Un elemento importante, emerso molto chiaramente anche nei diversi convegni e nei seminari organizzati recentemente, per un sincero rinnovamento di tutto il sistema funerario e cimiteriale, è la massima razionalizzazione delle procedure.
Proviamo a delineare qualche ambito d’intervento.
Oggi, spesso, per reali esigenze di logistica (mancano i posti salma e molti cimiteri sono prossimi al collasso) se, dopo il periodo legale di permanenza nel sepolcro, il cadavere non è scheletrizzato ed all’apertura del tumulo o della fossa si rinviene un fenomeno cadaverico di tipo trasformativo-conservativo, si invia direttamente il resto mortale a cremazione, ai sensi del DPR 254/2003, e molti comuni prevedono anche cospicui incentivi per incentivare questa pratica.
Perchè, allora, se la destinazione dell’inconsunto cimiteriale estumulato è l’incinerazione, non usiamo, durante il trasporto sino all’impianto di cremazione, la stessa cassa in cui originariamente la spoglia fu racchiusa?
La modalità operativa sarebbe piuttosto semplice:
Nella camera mortuaria per la ricognizione sull’avvenuta o meno completa mineralizzazione dei tessuti organici si apre la bara senza doverla, per forza, sfasciare, tagliando lungo il labbro perimetrale il coperchio in lamiera.
Spesso, infatti, le bare murate anche per lungo tempo entro nicchie di mattoni o cementizie, presentano un ottimo stato di conservazione ed hanno mantenuto intatte la loro proprietà di tenuta stagna.
La verifica è piuttosto semplice: se il resto mortale presenta parti molli, con percolazione di liquami e perfusione di miasmi ancora in corso, secondo le direttive della Circolare Ministero della Sanità n. 10 del 31/07/98 e della più recente risoluzione p.n. DGPREV-IV/6885/P/I.4.c.d.3 del 23/3/2004, bisogna valutare soprattutto la tenuta della vasca metallica, dove, per gravità, si raccolgono gli umori organici.
La sullodata risoluzione p.n. DGPREV-IV/6885/P/I.4.c.d.3 del 23/3/2004 è molto chiara, per maggior completezza ne riportiamo un ampio stralcio: “[…] Il contenitore di resti mortali deve avere caratteristiche di spessore e forma capaci di contenere un resto mortale, di sottrarlo alla vista esterna e di sostenere il peso. Il contenitore di resti mortali, all’esterno deve riportare nome cognome, data di nascita e di morte; c) nel caso in cui la competente autorità di vigilanza (A.U.S.L. o Comune in funzione delle specifiche normative regionali o locali) abbia rilevato la persistenza di parti molli, è d’obbligo per il trasporto dei resti mortali, l’uso di feretri aventi le caratteristiche analoghe a quelle per il trasporto di cadavere”.
I soli odori, sempre se la vasca è integra, possono facilmente esser abbattuti con apposite sostanze da nebulizzare entro il feretro, mentre più difficile sarebbe il contenimento dei liquidi cadaverici.
Quando la cassa risultasse idonea al trasferimento (non ci sono, quindi, perdite) si chiude almeno il coperchio ligneo e si trasporta la bara così confezionata verso l’ara crematoria.
Se, invece, il fondo o le pareti della cassa denunciano fessurazioni, si provvede ad un avvolgimento provvisorio, magari all’interno un contenitore rigido e riutilizzabile oppure si racchiude il resto mortale in un sacco impermeabile di plastica facilmente biodegradabile e combustibile e lo si traduce, nella stessa bara, alla volta del crematorio.
I dispositivi ad effetto barriera, infatti, ex art. 31 DPR 285/90 possono perfettamente sostituire il rivestimento in lamiera zincata in determinate situazioni (quando l’impermeabilità deve avere limitata durata nel tempo).
La grande novità sarebbe appunto l’utilizzo in tutte e due le situazioni della medesima cassa, senza costi aggiuntivi per nuovi cofani.
Per ottenere questo risultato bisognerebbe, con un certo pressing, convincere i gestori degli impianti crematori ad accettare l’inserimento nei forni anche di feretri confezionati con il nastro metallico, siccome è tecnicamente possibile bruciare anche lo zinco senza provocare ulteriore inquinamento o disastri ambientali.
I motivi di quest’opzione strategica sono molteplici:
I rifiuti derivanti dalle operazioni cimiteriali (zinchi, assi lignee, stracci, residui di veli ed imbottiture…) devono comunque esser smaltiti, secondo le procedure contemplate dal DPR 254/2003 e con ogni probabilità, siccome il loro recupero è particolarmente esoso, andrebbero distrutti comunque con il fuoco nell’incineratore comunale. Introdurli, invece, assieme al resto mortale nella cella crematoria significherebbe risparmiare diverse fasi (stoccaggio e trasporto), con notevoli vantaggi monetari per il cittadino e la stessa direzione del cimitero. Le casse zincate, poi, non possono esser riciclate senza un previo passaggio in fonderia perchè, spesso, risultano deformate dalla pressione dei gas putrefattivi ed il loro spessore minimo previsto dalla legge è stato pesantemente intaccato ed aggredito dall’acidità dei liquami cadaverici, come dimostra la frequente presenza di buchi o cedimenti nello sviluppo della superficie metallica. La stessa fusione è piuttosto problematica perchè il nastro di zinco dovrebbe esser prima ripulito e deterso dai sedimenti di materiale putrefattivo. Questi residui della decomposizione organica se immessi nel crogiolo altererebbero la stessa struttura chimico-fisica del metallo, riducendone la qualità e la resistenza.
Gli affossatori non sarebbero costretti ad operazioni piuttosto pericolose per l’igiene come l’estrazione dei cadaveri dalla duplice cassa in cui furono deposti prima della sepoltura, o la manipolazione di lamiere taglienti ed incrostate, con rischio di tagli ed infezioni, perchè, in ogni caso, anche la bara, compresa la vasca di zinco, sarà cremata.
L’utente non è tenuto a sostenere spese folli e la cremazione mantiene la sua peculiarità di essere una pratica economica anche se con la Legge n. 26 del 28 febbraio 2001 essa è divenuta per l’utenza un servizio pubblico a titolo oneroso.
Un’estumulazione ordinaria, in effetti, ad di là della sua intrinseca e dolorosa violenza sulla pietà verso i defunti e la loro memoria, tra oneri amministrativi, tariffe per la cremazione, trasporto ed acquisto di nuova cassa potrebbe riuscire abbastanza dispendiosa.
Non voglio certo compiacere a tutti i costi i cremazionisti più arrabbiati ed ultras oppure i gestori dei cimiteri inguaiati nella disperata ricerca di nuovi spazi da adibire a sepoltura.
Quando si ragiona di funerali e campisanti tutti i soggetti in giuoco avocano a sé il diritto a difendere i loro sacrosanti interessi, anche con azioni decise, solo il cittadino è bastonato e vessato da tasse, gabelle e balzelli, spesso oscuri ed incomprensibili; allora perchè il sistema funerario e cimiteriale non coglie l’occasione per dimostrare il proprio senso di responsabilità, soprattutto in un momento storico di forte difficoltà finanziaria da parte delle famiglie italiane?