Rende o è una passività il patrimonio dei cimiteri? – L’analisi del perché si è in una situazione di crisi – 1/4

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Riportiamo di seguito, suddiviso in 4 parti, l’intervento dell’ing. Daniele Fogli svolto in occasione della tavola rotonda su “Il patrimonio cimiteriale italiano portato alla luce” svoltasi il 4 aprile 2024 a Tanexpo 2024, in Bologna.

Analisi del perché si è in una situazione di crisi

Con questo articolo intendo affrontare e sfatare un mito di qualche anno fa, e cioè che dai cimiteri si pigliano tanti soldi. Anzi oggi i cimiteri hanno bisogno di tanti soldi!

Un mito che qualche decennio fa in parte era vero, ma solo apparentemente, visto che con le entrate comunali dalle concessioni di loculi e aree cimiteriali si è fatto di tutto: dalle piscine, alle strade, alla manutenzione di edifici, oltre che – allora – pagarsi la costruzione dei manufatti o degli ampliamenti cimiteriali.

Le notevoli risorse derivanti dallo sviluppo della tumulazione nella seconda metà del Novecento sono in parte state dirottate dai Comuni fuori del circuito cimiteriale. Inoltre, c’è un aspetto per così dire psicologico: l’inghippo nasce dal fatto che le tariffe si pagano anticipatamente per l’intero periodo concessorio. Sembrano tanti soldi, ma si riferiscono a tanti esercizi: se venissero ripartiti negli anni di concessione ci si accorgerebbe che le tariffe concessorie sono spesso insufficienti.

Un po’ di storia.

In Italia la gestione economico finanziaria del cimitero era sconosciuta e aggiungo errata fino a quando la gestione era totalitariamente comunale. È negli anni Ottanta del Novecento, con le prime gestioni con aziende municipali, poi trasformatesi in società a partecipazione pubblica e successivamente con le realizzazioni dei primi project financing cimiteriali, che si cominciò ad affrontare i tanti temi economici del settore, ma senza giungere ancora a piena soluzione.

Vediamone alcuni aspetti, ancor poco noti:

Fino all’inizio del 2000 l’inumazione, l’esumazione in campo comune, la cremazione, erano
gratuite per legge
.


Dopo quella data divennero servizi a domanda individuale e, per il carattere di socialità, con percentuali di recupero dei costi basse, (dell’ordine del 36% medio inizialmente), non sempre aggiornate o incrementate nel tempo, come pure quelle delle restanti operazioni cimiteriali.

Nella seconda metà del Novecento il passaggio di percentuali sempre maggiori di sepoltura del feretro dal sistema ad inumazione a quello a tumulazione sembrò una manna per i Comuni, poiché determinava un consistente afflusso di risorse finanziarie, spesso in autofinanziamento, mentre prima la inumazione era gratuita.

Non si capì per tempo che il sistema tariffario della tumulazione in loculo era inadeguato per valori (troppo bassi) e per modalità di contabilizzazione (non veniva distinta nell’entrata da concessione la componente a copertura del costo di costruzione da quella connessa alla gestione).

Inoltre, lo sviluppo del project financing cimiteriale in plurimi casi si è rivelato negativo, perché acquisiva la componente redditizia della tumulazione lasciando al Comune, al termine dell’affidamento, oneri importanti per la manutenzione dei manufatti e per la gestione futura senza le corrispondenti risorse accantonate.

(continua)

Written by:

Daniele Fogli

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