Rende o è una passività il patrimonio dei cimiteri? – Effetti dello sviluppo della cremazione – 3/4

L'articolo è parte 3 di 4 nella serie Patrimonio cimiteriale portato alla luce
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Riportiamo di seguito, suddiviso in due parti, la sintesi dell’intervento dell’ing. Daniele Fogli svolto in occasione della tavola rotonda su “Il patrimonio cimiteriale italiano portato alla luce” svoltasi il 4 aprile 2024 a Tanexpo 2024, in Bologna.

Effetti dello sviluppo della cremazione

Ma il vero patatrac nella gestione economica cimiteriale è derivato dallo sviluppo della cremazione.

Alla fine del Novecento, partendo dalle grandi città del Nord, scendendo poi lo stivale diciamo fino a Toscana e Marche, si rompe l’equilibrio gestionale economico cimiteriale. L’urna cineraria trova posto in loculi o tombe già esistenti nei cimiteri e, se proprio occorre, si prende una nicchia cineraria/ossarietto che ha prezzi dell’ordine di 1/5 o 1/6 di un loculo.

Soluzione, tra l’altro, caldeggiata dalle imprese di pompe funebri le quali, riducendosi la spesa cimiteriale per il familiare che sceglie la cremazione, hanno maggiore spazio per proporre al dolente spese aggiuntive proprie (casa funeraria, servizi di qualità, ecc.).

Viene sacrificata la “qualità del cofano” (tanto verrà cremato e non si avverte la necessità di resistenza propria per l’uso in tumulazione e per il sostentamento della terra in caso di inumazione) e in compenso si sostituiscono (in genere) pessimi servizi pubblici forniti dalle camere mortuarie degli ospedali con servizi privati di buona qualità dati da imprese funebri (nella casa funeraria).

Risultato ultimo:

le risorse per la gestione cimiteriale diventano sempre più insufficienti e la crisi dei cimiteri diventa sempre più profonda.

E non è finita: nell’Ottocento e nel Novecento tutti i defunti entravano in cimitero.

Dagli anni Duemila, per parti sempre più consistenti di defunti avvengono scelte differenti: solo il 67% delle ceneri dei defunti cremati è sepolto in cimitero, il resto prende altre strade: l’affido di urna cineraria (21,33% delle cremazioni di residenti nell’anno 2021, fonte SEFIT), la dispersione ceneri dentro (1,77%) e fuori cimitero (9,68%).

Oggi quindi diventa necessario anche per l’Italia ragionare in termini di market share cimiteriale, ovvero l’attrazione che il cimitero ha rispetto ad altre soluzioni. Oltre la dispersione ceneri e l’affidamento familiare, oggi si è in presenza di fenomeni nuovi, potenzialmente pericolosi per la vita dei cimiteri:

  • 1) il green burial (la sepoltura ecologica, anche nel bosco, oggi in crescita in altri Paesi, ma con una qualche domanda anche in Italia);
  • 2) gli affidatari privati di urne cinerarie familiari (veri surrogati di cimiteri privati);
  • 3) la Chiesa che, con sempre maggiore intensità e per risolvere anche propri problemi economici, cerca di sfruttare sue proprietà per accogliere urne cinerarie.

Il market share cimiteriale (MSC) medio in Italia è attorno all’89% (anni 2021 e 2022). Con valori nettamente diversi tra zone dove la cremazione è più sviluppata da quelle dove la cremazione è appena agli inizi.

Nelle regioni delle grandi aree urbane, soprattutto del Nord, MSC è su valori dell’ordine dell’80%, nel Centro Italia si può calcolare tra l’85% e il 90%, per poi alzarsi a valori del 95% o prossimi al 100% laddove non c’è ancora sviluppo della cremazione.

Ma dove si potrebbe arrivare?

Dall’analisi di esperienze estere si può dire che MSC possa arrivare attorno al 50% o anche meno (cioè solo 1 morto su 2 dei residenti che viene sepolto nel cimitero locale) e in quei Paesi si stanno studiando affannosamente soluzioni capaci di invertire la tendenza.

Cosicché la redditività del patrimonio cimiteriale cala col diminuire di MSC e con il calo delle disponibilità economiche che le famiglie intendono destinare per la sepoltura.

Si può tramutare in passività quando si raggiunge e supera una determinata soglia di equilibrio.

Giriamo lo sguardo e cerchiamo ora di capire il punto di vista dei nostri clienti: i familiari del defunto.

Oggi i nostri clienti hanno capito che facendo fin dall’inizio la scelta della cremazione si una garanzia di risultato: le ceneri. E non il resto mortale, prodotto quasi certo della tumulazione stagna.

Hanno economicità di spesa e, allo stesso tempo, minori difficoltà a reperire una sepoltura:

  • – per la possibilità di utilizzo delle tombe esistenti per accogliere plurime urne cinerarie a costi oggi contenuti;
  • – per l’uso dell’affido familiare di urna cineraria;
  • – con scelte di dispersione delle ceneri non sempre corrispondenti alla volontà del de cuius.

Come si comprende facilmente il quadro di favore per la cremazione è evidente.

Written by:

Daniele Fogli

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