Veniamo a conoscenza e pubblichiamo la seguente richiesta di un consigliere comunale di Ravenna:
A.A. ha presentato un’interrogazione question time al sindaco sull’Ossario comune del cimitero di Ravenna “sbarrato all’insaputa dei vivi”. Questo accade da almeno una decina di giorni, “senza ne sia stata data informazione pubblica, tanto meno delle cause e dei tempi di riapertura.”
“Il regolamento italiano di polizia mortuaria dispone che ogni cimitero debba avere questo genere di manufatti, destinati generalmente a raccogliere le ossa provenienti dalle sepolture in terra non richieste dai familiari per altra destinazione. Costruito in modo che le ossa siano sottratte alla vista del pubblico, di solito è un pozzo o un vano sotterraneo. – scrive A. – L’ossario del cimitero di Ravenna è un pregevole monumento, posto di fronte all’ingresso centrale di via Baiona, come l’ingresso al cimitero monumentale, risalente al 1817, è situato al centro del fronte opposto, di lato al canale Candiano. Se ne direbbe una “dependance”, ricalcandone perfettamente le linee architettoniche e armoniche ispirate alle Certose dell’epoca risorgimentale, soprattutto lombarde. Voci non confermate addebitano la disposizione di chiusura al pericolo di un possibile cedimento della pavimentazione, testimoniato in effetti dalle quattro foto allegate (scattate a rischio di prematura e diretta sepoltura dell’autore), comprese due disdicevoli rappezzature. Non è un bel segno di cura da parte del Comune e di attenzione da parte di Azimut spa, attuale gestore dei cimiteri. Verrebbe da pensare che la gratuità di questo servizio, dovuta non certo alla generosità dell’amministrazione comunale, viceversa esosa su qualsiasi servizio cimiteriale a pagamento, bensì a norma di legge, meriti di abbandonare a se stesso un monumento di così alto valore culturale e simbolico.”
A. propone e chiede al Sindaco “che, perdurandone la chiusura, Azimut disponga, a lato della scalinata, sopra un vano provvisorio, alcuni vasi da poco prezzo, anche usati o rimossi da altrove per essere gettati, a cui non mancherebbero mai acqua e fiori.”