Quando le distanze cimiteriali non le rispetta il cimitero!

Riportiamo, per la rilevanza del problema e la necessità di individuare una soluzione coerente con la normativa, ma non penalizzante una fabbrica in piena attività e con, a quanto si rileva dallo scritto, ben limitate responsabilità, un articolo a firma di Andrea Aliverti, tratto da uno dei blog deil Corriere della Sera, dal Titolo “Il caso – Cimitero a due passi, ko un’azienda dell’indotto Fiat“, apparso qui il 23 dicembre 2011:

Un’azienda e i suoi lavoratori, i sindacati metalmeccanici e le associazioni padronali, tutti uniti per salvare uno stabilimento dell’indotto Fiat, a poche decine di chilometri da Mirafiori. Merito, se così si può dire, della malaburocrazia degli enti locali, che ha portato una PMI modello di innovazione tecnologica al limite della chiusura.

Anzi letteralmente del cimitero, perché la Sert di Leinì, nel torinese, azienda che costruisce catene di montaggio per auto, camion e veicoli industriali ed è uno dei principali fornitori del Gruppo Fiat-Iveco-Cnh a livello europeo, è stata messa in crisi da una burocrazia miope, in questo caso una decisione del Comune limitrofo di Caselle Torinese, che le ha piazzato un cimitero a 80 metri dal capannone.

«Impossibile proseguire – racconta l’ingegner Riccardo Rastrelli, l’imprenditore titolare della Sert – a meno di traslocare, con costi insostenibili, da una sede che occupiamo da 42 anni, i capannoni sono compresi nella fascia di rispetto che pone il vincolo acustico e di inedificabilità assoluta. Inutilizzabili, invendibili, con valore di mercato prossimo a zero e non possono più servire come garanzia per le banche».

E così un’azienda tra le 100 a più elevata tecnologia del Piemonte, che fattura 14 milioni di euro l’anno con sole 28 persone, tutti dipendenti assunti a tempo indeterminato con stipendi superiori alla media, rischia di essere messa in liquidazione. «Mai un’ora di cassa integrazione dal 2008» ricorda Mario Secci, sindacalista Uilm.

Dove la grande crisi non arriva, è il muro di gomma della burocrazia a fiaccare le imprese di successo. I lavoratori hanno capito la situazione e hanno rinunciato a mesi di retribuzione per venire incontro all’imprenditore che, impossibilitato ad investire in assenza di garanzie, ha dovuto rinunciare a commesse da milioni.

I sindacati Fiom, Fim e Uilm si sono mobilitati con sit-in e una lettera-appello al Capo dello Stato Giorgio Napolitano. Rastrelli ha incassato sentenze favorevoli, dal Tar e dal tribunale di Ciriè che ha riconosciuto l’«illecita apposizione di vincoli», ma nel frattempo il Comune di Caselle ha iniziato a tumulare le salme nel nuovo cimitero.

«Siamo agli sgoccioli – annuncia Rastrelli nel suo ultimo appello alla mobilitazione, supportato da Imprese che Resistono in vista della sentenza di merito del Tar del 20 dicembre – anche le banche che fino ad oggi ci hanno supportato, nonostante il corposo portafoglio ordini e il concreto appoggio del Gruppo Fiat, mostrano segnali di nervosismo generati dalla situazione di incertezza in cui stiamo versando».

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