Qualcuno cerca di inventariare i reparti per la sepoltura di islamici in Italia

Dal blog www.bergamoblog.it traiamo il seguente post, pubblicato in data 4/12/2006, ma letto solo in questo periodo:

CIMITERI ISLAMICI IN ITALIA

La proposta di realizzare un cimitero islamico a Bergamo offre l’opportunità per una breve panoramica su luoghi, eventi e problematiche poco conosciuti.
Un semplice contributo.

A Venafro in provincia di Isernia si trova il primo cimitero islamico realizzato in Italia dai tempi della cacciata dei Turchi da Otranto e dei Saraceni da Mazara.
Raccoglie le spoglie di circa 7000 soldati francesi, di cui oltre 4000 di origine magrebina, caduti nel 43-44 sulla Linea Gustav.
Al suo interno si trova anche la prima Moschea realizzata in Italia in tempi moderni.
Tutte le tombe sono orientate in direzione sud-est.
All’ingresso si trova la zona cristiana. Ogni tomba ha una croce marmorea con la scritta “Mort pour la France”. Una cappella in stile carolingio chiude idealmente quest’area.
Oltre la cappella, senza alcuna suddivisione muraria, il viale prosegue verso il settore musulmano.
Ogni tomba ha una lapide marmorea con la mezzaluna e la scritta “Mort pour la France”.
Un minareto-moschea in stile algerino chiude questa parte e racchiude la tomba del Milite Ignoto musulmano.
Oltre il minareto, sempre senza soluzione di continuità, si trovano il settore ebraico e quello senegalese.
Le lapidi dei soldati di religione ebraica hanno la stella di Davide, quelle dei Sudanesi un sole stilizzato. Su tutte la scritta “Mort pour la France”.
Il minareto-moschea è decorato con una scritta coranica (sura CIX): “Voi avete la vostra religione, io la mia”.

Posso testimoniare, per esperienza diretta, che è un punto d’onore per i Francesi di origine magrebina recarsi a visitarlo quando si trovano in Italia.

A Torino di Sangro, in provincia di Chieti si trova il cimitero militare inglese che raccoglie anche le salme di 400 militari dell’Indian Army, in prevalenza musulmani del Punjab (attuale Pakistan).
Musulmani ed Indù sono stati sepolti insieme.
Le tombe dei musulmani riportano la scritta: “Dio è colui che perdona. A Lui apparteniamo ed a Lui ritorniamo”.

Il primo cimitero islamico “civile” è stato realizzato a Reggio Emilia all’inizio degli anni ’80.
Tale cimitero è interno ad uno di quelli cittadini.
Reggio Emilia è caratterizzata anche dall’esistenza di due “Cimiteri degli Ebrei”, ubicati in luoghi volutamente separati dagli altri cimiteri. Nello storico cimitero cittadino non avvengono più inumazioni perché è ormai inglobato dalla città e le norme igieniche non possono più essere rispettate. L’accesso è permesso ai soli membri della Comunità Ebraica. Nel limitrofo Comune di Scandiano si trova il cimitero israelitico attualmente utilizzato. E’ molto antico visto che è documentato dal 1547. E’ stato rinnovato con il sostegno economico anche di Rita Levi Montalcini.

In seguito molte città d’Italia hanno destinato aree per le sepolture secondo il rito islamico

A parte il rito della lavatura del cadavere, facilmente regolabile (e già regolato) con opportune norme igieniche, le sepolture secondo il rito islamico hanno due differenze sostanziali rispetto alle inumazioni cristiane o laiche regolate dalle normative vigenti.
In primo luogo la sepoltura deve essere uguale per tutti, deve avvenire nella nuda terra ed il viso deve essere rivolto alla Mecca. Non sono ammesse tombe monumentali o di famiglia. Non è ammessa la cremazione.
In secondo luogo l’inumazione deve essere permanente. Non è ammessa l’esumazione dopo venti o cinquanta anni per la riduzione in polvere dei resti (mineralizzazione), come è previsto dalle normative in vigore dall’epoca napoleonica.

Il primo punto è stato superato in un modo semplicissimo: è stato inserito pari pari nei regolamenti comunali che regolano le aree islamiche dei cimiteri.
Il secondo punto è invece il punto dolente dell’intera faccenda. Fino ad ora non è stato nemmeno affrontato perché nessuna concessione in un cimitero islamico è scaduta. Sarà bene pensarci per tempo e definire idonei accordi con le Comunità Islamiche, prima di passare un problema in più (per quanto minimo) alla generazione a venire.

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