Nuovo regolamento di polizia mortuaria nel Comune di Milano

Salvo sorprese il nuovo regolamento di polizia mortuaria del Comune di Milano sarà approvato nella prossima seduta del consiglio comunale. «I milanesi ce lo chiedevano da tempo – spiega l’assessore ai Servizi cimiteriali Stefano Pillitteri – e, laddove il terreno lo consente, ci è sembrato giusto permettere l’accesso anche in bicicletta, viste le dimensioni di alcuni cimiteri, e dato che si tratta di un mezzo non inquinante». Palazzo Marino nel documento ha recepito anche il regolamento della Regione Lombardia, che a fine gennaio ha stabilito che tutti i feti, in caso di interruzione di gravidanza entro le 20 settimane, hanno diritto alla sepoltura. «Era incivile che i prodotti del concepimento fossero trattati come rifiuti organici – afferma Pillitteri -. Da molti anni i genitori o mancati tali che vogliano seppellire il feto possono farlo in un reparto creato appositamente all’ospedale Maggiore. Laddove non ci sia un orientamento da parte dei genitori, da febbraio (ossia dopo la legge regionale) i feti vengono cremati e conferiti in un cinerario comune a Lambrate».
Il nuovo regolamento risolve finalmente un problema che si presentava quando si smantellavano i campi: per evitare che finissero in un «mercato nero» delle lapidi, i monumenti venivano demoliti. «Ma era poco sensato», sostiene l’assessore. Da ora in avanti dunque, se i titolari non manifestano interesse, le lapidi rientreranno in possesso del Comune che potrà venderle a grandi lotti con aste pubbliche, a cui parteciperanno marmisti e operatori del settore. I proventi andranno ad un fondo per pagare i funerali ai milanesi meno abbienti o saranno investiti in opere di miglioramento dei cimiteri.
Palazzo Marino alza la guardia anche nei confronti di quelle «sedicenti» agenzie di pompe funebri che spesso si avvicinano ai parenti dei defunti negli ospedali per proporre i loro servizi o, addirittura, li contattano a casa e a volte sono loro per primi a metterli a conoscenza della morte del proprio caro. «Abbiamo introdotto severe sanzioni per tutelare i parenti dei defunti – spiega Pillitteri -, compresa la sospensione della licenza da tre a sei mesi, una misura che dovrebbe funzionare come deterrente». Toglieranno di mezzo le agenzie meno serie anche i requisiti previsti per le pompe funebri che vogliono ottenere l’autorizzazione all’esercizio: dal numero minimo di operatori all’officina per riparare il carro, tutte regole previste dalla legge regionale. Tra le novità più «tecniche»: il regolamento consentirà la tumulazione di massimo due cassettine contenenti i resti all’interno di un singolo ossario individuale, purché i defunti fossero legati in vita «da rapporti di parentela, affinità o da particolari rapporti affettivi». Sarà possibile infine rinnovare le concessioni di spazi tumulativi individuali in modo differenziato (15/30 anni per le cellette ossario-cinerario e 20/40 anni per i colombari), una novità che permetterà di risparmiare. Anche se, ricorda Pillitteri, «a Milano i funerali con un’impresa convenzionata con il Comune costano circa un quarto rispetto alla media lombarda».

Fonte: ilgiornale.it

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7 thoughts on “Nuovo regolamento di polizia mortuaria nel Comune di Milano

  1. Rettifico; oggi il TG1 delle 13 e 30 ha mostrato alcune riprese del funerale e la cassa era rigorosamente VERDE.

    Nessuna incompatibilità, quindi, solo la voglia tipicamente giornalistica (ahi, noi giornalisti, vil razza dannata!) di montare un caso inesistente sulla sgangherata polizia mortuaria nata sull’onda emotiva del federalismo “sballato” all’italiana.

    Adesso molti fautori “gasatissimi” della grande riforma funeraria su base locale cominciano a rimpiangere il famigerato DPR 285/1990 e la sua mancata revisione su scala nazionale nello scorcio finale della terzultima legislatura (1996-2001).

    Post scriptum: un’Angelina Jolie insolitamente dark ha recentemente dichiarato di esser interessata al mondo del… postumo, ossia delle onoranze funebri, siccome le piacerebbe organizzare cerimonie esequiali, superando la banalità ripetitiva dei soliti riti in stile americano.

    Aprirà anche lei un’impresa?

    Noi cattolici romani, invece, continueremo a baloccarci con l’Ordo Exequiarum, protocollo ufficiale della Chiesa che, pur risalendo al 1969, secondo il più celebre vizio italiano sintetizzabile nella formula “chissenefrega”, continua a non esser applicato nella sua interezza, con il bel risultato di svilire il senso autenticamente religioso della cerimonia.

  2. C’è molta confusione in materia, in realtà la Legge Regionale Lombarda n. 22 del 18 novembre 2003 con il suo Art. 7 comma 3 parala genericamente di “feretri in legno dolce non verniciato” per ridurre le emissioni inquinanti dovute a cremazione.

    Ma in questo caso si parla di una bara da tumulare.

    Il riferimento normativo obbligato, è, allora, all’allegato 3 del regolamento regionale 9 novembre 2004 n. 6, in cui si specificano le caratteristiche tecniche delle casse.

    Forse il colore verde (anche per l’obiettiva eccentricità della richiesta) richiede una particolare vernice sintetica non in linea con le disposizioni di cui sopra.

    Non si rilevano, altrimenti, altre serie ragioni ostative.

  3. con quale motivazione non è stato consentito la tumulazione nella bara di colore verde alla signora uccisa in turchia?
    grazie Robi

  4. n marmista cerca dannatamente la di accedere al cimitero per applicare una lapide, ma il cancello del sacro recinto rimane sbarrato, così comincia un’odissea tra un ufficio deserto e l’altro per recuperare le chiavi.

    Quale significato può avere questa situazione di insicurezza così diffusa capace di trasformare il camposanto da luogo meramente pubblico di affetti struggenti in una landa fredda e desolata, in cui domina la paura?

    Perché le municipalità sentono ormai l’esigenza ineludibile dettata dal timore di furti o atti vandalici , di permettere sempre il libero accesso alle aree sepolcrali?

    Quali stranezze sta vivendo il comparto funerario, nella generale crisi di valori e punti di riferimento che sta vivendo l’occidente in questo primo scorcio del III millennio?

    In un bel libro (di cui parleremo prossimamente) l’autore Christian de Cacqueray, analizza le nuove forme di ritualità in Francia, delinea un quadro della situazione generale, individuando una fortissima linea di tensione tra la tradizionale liturgia delle esequie, di cui la chiesa è custode e promotrice, e le pratiche funerarie “laiche” il cui sviluppo, nella società francese di oggi, è in gran parte legato all’affermarsi di nuove figure nel mondo delle estreme onoranze: i “professionisti” del post mortem.

    L’azione sempre più incisiva e personalizzabile, secondo le diverse sensibilità dei dolenti, di tanatoprattori, impresari e cerimonieri, infatti, sta, molto rapidamente, imponendo una diversa ed alternativa idea del fenomeno funerario e dei suoi riti.

    Christianh de Cacqueray nel suo studio giunge a conclusioni inquietanti: la gente vive l’evento funerale in modo confuso e disincantato: ha perso la dimensione spirituale e metafisica dell’Aldilà, poi, paradossalmente, si rifugia in un illusorio paranormale, con accenti neopagani, senza, però, trovare mai un senso compiuto alla “normale” disperazione della morte.

    Concentriamoci adesso sulla cremazione.

    La legge 130 del 2001 recante disposizioni sulla pratica dell’incinerazione con l’articolo 4 introduce una radicale trasformazione nella fisicità dello spazio funerario, stabilendo che le aree cimiteriali destinate ad accogliere urne possano eccedere il limite dei 200 metri di minima distanza tra zone abitate e sepolcreti per protrarsi, quindi, verso i caseggiati.

    Quale accezione simbolica, allora, si può attribuire a questa artificiosa segregazione “tombale” che impone da un lato un “ghetto” riservato alle malsane sepolture in terra o nicchia muraria , dall’altro un ambito elegante e di velata promiscuità tra morti e vivi, pensato solo per accogliere le ceneri?

    Le logiche di solidarietà sociale e famigliare cui era improntato l’utopistico progetto del cimitero monumentale del primo Ottocento nelle moderne necropoli scatolari perderanno per sempre la loro funzione “democratica” ed egualitaria?

    Anche in Italia, sulla scia di un processo in atto presso tutti i paesi europei, si svilupperà un sistema di previdenza funeraria.

    Chi penserà ai funerali di persone in stato di bisogno che per diverse ragioni (malattie croniche, indigenza, età avanzata…) non riusciranno a stipulare con un’ assicurazione una vantaggiosa polizza?

    Forse il comune? E con quali risorse in un momento storico in cui anche le prestazioni cimiteriali sono divenute servizi a titolo oneroso?

    La previdenza funeraria è l’estremo segno di un certo logorio nelle relazioni umane morali ed affettive oppure solo un gesto di saggezza?

    Il dibattito è aperto!

  5. compito del necroforo responsabile del servizio di custodia non è solamente ricevere la documentazione relativa al trasporto salma e l’autorizzazione alla sepoltura, i parenti del defunto non possono provvedere autonomamente alla tamponatura del loculo, affidando il compito a chi meglio credano, lasciando, magari che ogni impresa di pompe funebri si arrangi autonomamente.

    Tra l’altro la muratura dei sepolcri essendo opera igienico-sanitaria deve esser svolta da personale autorizzato, cioè dal gestore del camposanto.

    L’unica eccezione potrebbe esser rappresentatata da una norma di tale portata, ma invero molto rara:

    ” Nelle sepolture private i lavori di chiusura e apertura dei sepolcri, tumulazione o estumulazione, inumazione e esumazione dei feretri, sono eseguiti dal concessionario: in forma diretta, dalla ditta di onoranze funebri o da altra ditta di sua fiducia, alla presenza del custode del cimitero, il quale vigilerà che i lavori siano effettuati secondo le prescrizioni tecniche dettate dalla normativa vigente e che le attrezzature comunali, messe a disposizione, non risultino danneggiate Per l’uso di attrezzature comunali l’interessato verserà quanto previsto dalle tariffe vigenti.”

    Se c’è un problema di distorsione del mercato o, ancor peggio di alterazione della concorrenza bisogna attivarsi verso le competenti autorità, tra l’altro ai sensi del Reg. Reg. 9 novembre 2004 n. 6 è d’obbligo la separazione societaria tra prestazioni in regime di libero mercato (sostanzialmente i funerali) e servizi istituzionali come appunto i cimiteri.

    In ogni caso chiunque compia lavori all’interno del cimitero (opere di edilizia, scavo fondamenta, smurature, applicazioni di lapidi….) deve esser preventivamente autorizzato dal comune, così come occorre l’autorizzazione per rimuovere o portare entro il perimetro del camposanto arredi, materiali lapidei, suppellettili funerarie…

  6. sono un marmista volevo sapere se le onoranze funebri possono svolgere l’attività della lavorazione delle lapidi fornituara e posa in opera di accessori chiusura loculi e tutto quant’altro dovrebbere svolgere un marmista, visto ke stanno mettendo allo strazio tutti i marmisti del settore acapparrandosi loro oltre al funerale anke le lapidi. vorrei chiarezza in merito grazie.
    MARMISTA STANCO

  7. Su riuso degli arredi votivi c’è già un’importante precedente: a Piacenza, infatti, la direzione del cimitero monumentale vanta un importante risultato, conseguito da quando è subentrata alla vecchia gestione: non si sono registrati mancati rinnovi delle concessioni per tombe di valore storico ed artistico.

    Vi sono precise norme che regolano la conservazione per le opere d’arte funeraria antecedenti al 1950: qualora non vengano ereditati o richiesti dai legittimi proprietari: i manufatti (lapidi, statue bronzi) diventano proprietà dal comune, che sottoporrà il materiale alla valutazione della sovrintendenza.

    Questi buoni risultati di una politica attenta a responsabilizzare l’utenza potrebbero preludere ad una nuova strategia, capace di integrare la logistica cimiteriale con il rispetto verso la cultura: gli uffici del municipio, infatti, stanno seriamente pensando di conservare il monumento il loco, rinnovando la concessione sempre ad uso funerario a chi assuma solennemente l’impegno di conservare meglio le innumerevoli vestigia presenti nel camposanto.

    Si afferma, così, un nuovo rapporto tra amministrazione civica e cittadinanza, basato sulla responsabilità, in questo modo il cimitero ricomincerà ad essere uno spazio di ricordi e sentimenti, valorizzato e capito nella sua più profonda essenza di tributo civile alla memoria collettiva.

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