Con uno sciopero della fame cristiani, musulmani e kirati nepalesi chiedono un posto per seppellire i propri morti e protestano contro l’inerzia del governo, accusato di non fare nulla per risolvere il problema, nonostante i proclami. Iniziata lo scorso 2 novembre a Kathmandu, la manifestazione si sta estendendo in altre regioni del Paese. Oggi centinaia di persone hanno aderito allo sciopero organizzato davanti al palazzo di Singhadarbar, sede dell’amministrazione della capitale. Lo scorso 3 ottobre, il governo ha formato un comitato composto da sette esperti con l’obiettivo di decidere entro un mese una serie di luoghi nella capitale adatti alla costruzione di cimiteri per cristiani, kirati e musulmani, che a differenza degli indù (fede di maggioranza) seppelliscono i morti anziché cremarli. A tutt’oggi il comitato, non si è mai riunito, ma il ministero della Cultura nepalese sostiene che qualsiasi decisione sulle sepolture deve passare al vaglio del gruppo di esperti. Intanto, alle minoranze religiose è vietata la sepoltura all’interno della città. Nei cimiteri si inumano più corpi in una sola bara oppure si seppelliscono i cadaveri di nascosto senza lapide, per paura di reazioni violente da parte degli indù. Kb Rokaya, cristiano è fra i sette membri del gruppo di esperti. Egli afferma che “a fine settembre mi hanno informato che ero stato scelto per entrare a far parte del comitato. Ma da allora nessuno mi ha fatto più sapere nulla e non mi è stata inviata alcuna lettera ufficiale. L’unica cosa che so è che sono l’unico cristiano, gli altri sono quasi tutti indù”. Secondo Rokaya, tutti i tentativi per trovare una soluzione al problema dei cimiteri stanno fallendo perché di fatto nessuna delle comunità interessate è stata presente alle riunioni organizzate in questi mesi dal governo. In questi ultimi anni, Kathmandu ha subito una grande speculazione edilizia. Ciò ha limitato la disponibilità di terreni liberi e ridotto le aree un tempo destinate ai cimiteri per cristiani e altre minoranze. Per risolvere il problema, nel 2009 le autorità hanno concesso ai cristiani la foresta di Shleshmantak vicino al tempio indù di Pashupatinath. La decisione ha scatenato le proteste degli indù anche in altre regioni del Paese e costretto il governo locale a vietare l’utilizzo della zona. Per ordine della Corte suprema il divieto è stato tolto. Tuttavia, da mesi, polizia e autorità del tempio impediscono le sepolture. Dallo scorso febbraio, cristiani, musulmani e Kirati, organizzano manifestazioni di protesta contro l’atteggiamento repressivo del governo locale, che con l’unico scopo di rimandare il problema, continua a firmare patti e accordi di intesa senza di fatto applicarli.
Fonte: AsiaNews