Si è inaugurata lunedì 4 maggio 2009, nei locali di Evaluna Libreria delle donne (piazza Bellini 72, Napoli), la mostra fotografica di Antonio Emanuele Piedimonte “Il terzo luogo: la città purgatorio“, 66 immagini che raccontano i luoghi dell’aldilà napoletano e quelli del culto delle anime pezzentelle, come gli antichi ossari del sottosuolo partenopeo, i cimiteri dimenticati e quelli abbandonati, colorate Patmos sospese su un abisso cresciuto nei millenni intorno al sepolcro di una Sirena. Il vernissage sarà arricchito dalla performance “Requia materna” di Ilaria Parente e Giovanni Piscitelli.
Note sulla mostra
Forse non è un “Paradiso abitato da diavoli” (non più almeno) e neppure un inferno abitato da angeli ma, secondo alcuni, potrebbe essere un eterogeneo e variegato Purgatorio affollato di tutti quelli costretti a rimaner sospesi. Il “terzo luogo” della cristianità, dunque, come simbolo e metafora a più livelli, per chi ama le tenebre come per chi ama il Sole. Un viaggio tra la magia dei riti pagani che si fondono con le preghiere cristiane ma anche e soprattutto un itinerario tra le tracce visibili e simboliche di un mondo sospeso tra abbandono, dimenticanza e degrado. Sessantasei scatti – raccolti nel corso degli anni – tra gli antichi ossari, come quelli del Cimitero delle Fontanelle e della chiesa di Purgatorio ad Arco di via Tribunali, ma anche le splendide quanto dimenticate tombe ottocentesche del Père Lachaise napoletano, ovvero lo misconosciuto Cimitero dei Colerosi, quelle del gioiello settecentesco realizzato da Ferdinando Fuga, il Cimitero delle 366 fosse, che ancora attende i restauri più volti annunciati, o i sopravvissuti monumenti funerari del giardino sepolcrale noto come ex Cimitero degli Inglesi, indifese testimonianze di un’epoca perduta. Ma anche immagini di un giardino completamente diverso, l’unico perfettamente ordinato e pulito, il Cimitero di guerra, silenzioso e suggestivo sepolcro che conserva i resti dei soldati stranieri a pochi passi da Scampia. Un percorso “metafisico”, dunque, tra i diversi mondi di quel confine con l’aldilà che solo a Napoli è possibile vedere e toccare. Una passeggiata realizzata nel bel mezzo del Maggio (con la maiuscola), ovvero il mese del “Cimitero delle Fontanelle”, nel senso che è l’unico momento dell’anno nel quale è possibile visitare (nei week end) l’antico ossario di tufo. In genere, infatti, alla fine della kermesse culturale (più o meno) giungono ampie garanzie di riapertura della cava-cimitero della Sanità, che sono poi puntualmente quanto impunemente disattese. Rimane, per fortuna, il ricordo di tutti quelli che hanno frequentato l’ossario fino alla metà del secolo scorso, per chiedere aiuto anime purganti, mettere in atto i riti legati alle estrazioni del lotto, e recitare le giaculatorie “… Mparaviso ci aspettate/ E pregate l’eterno Pate/ Pe li nostre necessità/ Accussì ve truvate/ Aneme sante refriscate/ E siccome nce vedite/ Accussì ce scrivite/ Requie, repuoso, refrische, cunzuolo”. Requie e riposo, appunto.L’AUTORE
Giornalista e saggista, Antonio Emanuele Piedimonte, 47 anni, napoletano, pubblica le sue fotografie su quotidiani cartacei e giornali web; nel 2007 ha esposto nella galleria PrimoPiano homephotogallery di Napoli. Studioso della storia della città, ha dedicato diversi libri al “lato oscuro” di Partenope ed al suo straordinario mondo sotterraneo, tra i quali “Napoli segreta”, “La città parallela”, “Partenope e le altre”, “Il cimitero delle fontanelle” e “Napoli sotterranea”
Fonte: www.casertanews.it