A San Gusmé di Siena, si svolge una interessante mostra di cadiletti funebri decorati, che resterà aperta fino al 9 settembre 2007. La mostra ci permette di apprezzare attrezzi sconosciuti ai più, artisticamente interessantissimi. Di seguito si riporta un estratto della notizia originale, tratta da www.viaroma100.net a cui si rimanda per la lettura integrale (che merita) dell’articolo di Marco Del Pasqua.
Quest’anno gli organizzatori dell’annuale Festa del Luca di San Gusmè hanno deciso di iniziare la festa, che durerà fino al 9 settembre con un nutrito programma di eventi, con una mostra il cui tema insolito potrebbe far storcere il naso a molti: i cataletti funebri senesi, ma nonostante l’argomento dal sapore lugubre, si tratta in realtà di un’esposizione di colorati oggetti di altissimo livello artistico; veri gioielli.
La mostra comprende sei splendidi cataletti, cioè portantine funebri pitturate, provenienti da Montisi, Siena e dallo stesso San Gusmè ed è stata inaugurata con il tradizionale taglio del nastro da parte del sindaco di Castelnuovo Berardenga, Roberto Bozzi, che ha ricordato nel suo intervento che queste feste, unite alla vita ed alla attività delle Compagnie laicali, “rappresentano un momento di aggregazione e di forte tenuta sociale”.
L’idea di restaurare il cataletto di San Gusmè è nata casualmente dall’incontro di Rodolfo Malcuori con Vera Marcolini, coordinatrice del progetto; restauro che è stato superbamente eseguito dalla Scuola d’Arte “Lorenzo dé Medici” di Firenze, riportando alla luce gli splendidi colori originali.
Rodolfo Malcuori, anziano fiorentino che per puro caso ha dato l’idea per far partire il restauro di queste splendide opere, si è detto particolarmente commosso per vedere la realizzazione della mostra in tempi relativamente brevi, sia per l’allestimento sia per il restauro.
Ma cosa erano i cataletti? Essi venivano chiamati impropriamente “bare”, ma erano in realtà erano le portantine utilizzate per il trasporto funebre dei confratelli delle Compagnie laicali senesi, ma anche dei loro figli perché nella mostra è esposto un cataletto utilizzato per i bambini, che rappresenta l’unica nota malinconica dell’esposizione.
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