Morti: cimiteri e pensioni

Chi lavora da anni nel settore funebre e, a maggior ragione in quello cimiteriale, alla lettura di quanto riportato sotto ha sorriso, perché sono cose a lui note!
Questo perché per mantenere l’equilibrio della gestione di un cimitero occorre che vi siano nuove domande di concessioni cimiteriali (onerose): perché sono i morti dell’anno che permettono di continuare a sostenere le spese gestionali di tutti i morti sepolti in un cimitero.
Questo equilibrio (a parte chi non ha calcolato correttamente le tariffe, ma questa è altra cosa) è stato alterato dallo sviluppo tumultuoso della cremazione in alcune zone del Paese, con conseguente calo delle richieste di nuove concessioni (o di rinnovo di vecchie concessioni cimiteriali), con l’effetto che l’equilibrio non torna.
La cosa strana è che ogni volta che occorreva spiegare questa situazione veniva preso a prestito la situazione pensionistica italiana:
è attraverso i contributi pensionistici dei lavoratori in attività che si pagano le pensioni di chi si è ritirato dal lavoro. Se calano i lavoratori o se calano i contributi, sono a rischio le pensioni. Più aumenta la durata della vita media più pensioni sono da pagare e c’è il rischio concreto che i contributi pagati non siano sufficienti
Tutti quelli a cui è stato spiegato semplicemente questo discorso hanno capito sia la faccenda della crisi economica dei cimiteri che ovviamente cosa succede nel sistema pensionistico italiano.
Evidentemente qualche cosa deve essere sfuggito a qualche nostro governante!!
Riportiamo quindi qualche dichiarazione stampa che è stata pubblicata ieri, perché i nostri lettori si facciano una idea chiara di cosa sta succedendo (o almeno si spera che se la facciano, lasciando da parte le posizioni partitiche individuali e ragionando con la sola propria testa ….).

La storia ”ci insegna che quando si pongono forti restrizioni all’immigrazione regolare, aumenta l’immigrazione clandestina e viceversa: in genere, a fronte di una riduzione del 10% dell’immigrazione regolare, quella illegale aumenta dal 3 al 5%”.
Così il presidente Inps, Tito Boeri, nella Relazione annuale.
“In presenza di decreti flussi del tutto irrealistici”, sottolinea, la domanda di lavoro immigrato “si riversa sull’immigrazione irregolare di chi arriva in aereo o in macchina, non coi barconi ma coi visti turistici, e rimane in Italia a visto scaduto”.
“Gli italiani sottostimano la quota di popolazione sopra i 65 anni e sovrastimano quella di immigrati e di persone con meno di 14 anni(…). La deviazione fra percezione e realtà è molto più accentuata che altrove. Non sono solo pregiudizi.
Si tratta di vera e propria disinformazione”. “Il nostro Paese ha bisogno di aumentare l’immigrazione regolare”. Sono “tanti i lavori che gli italiani non vogliono più svolgere”. Nel lavoro manuale non qualificato ci sono il 36% dei lavoratori stranieri in Italia e l’8% degli italiani.

“Quota 100 pura costa fino a 20 miliardi all’anno, quota 100 con 64 anni minimi di età costa fino a 18 che si riducono a 16 alzando il requisito anagrafico a 65 anni, quota 100 con 64 anni minimi di età e il mantenimento della legislazione vigente per quanto riguarda i requisiti di anzianità contributiva indipendenti dall’età costa fino a 8 miliardi”, afferma Boeri.”Ripristinando le pensioni di anzianità con quota 100 (o 41 anni di contributi) si avrebbero subito circa 750.000 pensionati in più”.

“La storia recente dei giovani nel nostro Paese è una storia di inesorabili revisioni al ribasso delle loro aspettative. Fra queste delusioni anche quella di ritrovarsi sempre, quale che sia l’esito del voto, con governi che propongono interventi a favore dei pensionati”, dice Boeri.

“Il nostro sistema pensionistico è in grado di reggere alla sfida della longevità, almeno sin quando si manterrà l’adeguamento automatico dell’età pensionabile alla speranza di vita e la revisione dei coefficienti di trasformazione. Ma non ha al suo interno meccanismi correttivi che gli permettano di compensare un calo delle coorti in ingresso nel nostro mercato del lavoro”. Lo sottolinea Boeri facendo riferimento al declino demografico eventualmente connesso alla riduzione dei flussi migratori.

“I dati sono la risposta migliore e non c’è modo di intimidirli”. Risponde così il presidente dell’Inps, Tito Boeri, a margine della presentazione della relazione annuale dell’Istituto ai giornalisti che gli chiedono se si senta sotto sfratto dopo le dichiarazioni del vicepremier Matteo Salvini. “La mia risposta – dice – è nei dati e i dati parlano. Oggi presentiamo quella che è la verità che bisogna dire in Italia”.

Salvini, servono più migranti? Boeri vive su Marte – “‘Servono più immigrati per pagare le pensioni… cancellare la legge Fornero costa troppo… servono più immigrati per fare i tanti lavori che gli italiani non vogliono più fare…’. Il presidente dell’Inps continua a fare politica, ignorando la voglia di lavorare (e di fare figli) di tantissimi italiani. Dove vive, su Marte?”. Così il vicepremier e ministro dell’interno Matteo Salvini.

Di Maio, con Boeri d’accordo se l’Inps farà l’Inps – “Non so se andremo d’accordo su tutto ma sul tema delle pensioni d’oro e dei vitalizi lavoreremo bene”. Così il ministro del Lavoro, Luigi Di Maio, intervenendo alla presentazione del Rapporto Inps. “Finché – spiega – il legislativo farà il legislativo, l’esecutivo farà l’esecutivo e l’Inps farà l’Inps andremo d’accordo”.

“Dopo la delibera sui vitalizi penseremo alle pensioni d’oro, che Boeri chiama pensioni di privilegio”. Di Maio ha aperto il suo intervento ringraziando il presidente dell’Inps Tito Boeri, “per la collaborazione istituzione” fin da prima della formazione del governo.

“Nessuno mette in discussione”, secondo il presidente dell’Inps, Tito Boeri, il principio che l’Inps deve fare l’Inps come ha detto il vicepremier Di Maio. “Noi facciamo un’attività di supporto, applichiamo la legge ma nel momento in cui vengono discusse delle questioni di rilevanza per il nostro istituto e per i giovani chiaramente diciamo la nostra”, dice Boeri, a margine della presentazione della relazione annuale. “Poi – aggiunge – quando il governo e il parlamento decidono noi ci mettiamo pancia a terra ad applicare le leggi”.

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