Ma sarà poi vero?

Si riporta un articolo apparso su ilgiornali.it del 31 ottobre 2007. Diverse sono le questioni in esso toccate, che meritano riflessioni e commenti da parte dei lettori.

Dopo la morte resta eterno il ricordo del caro estinto. Ma da un pò di tempo restano da pagare anche le rate. Succede in Italia, dove ormai il 10% dei cittadini chiede il pagamento rateizzato per le onoranze funebri, con punte del 20% nelle grandi città. Lo rileva una stima del Codacons che cita, ad esempio, il caso-record di Genova: le imprese funebri hanno talmente tante richieste (40% dei clienti), da essere state costrette ad instaurare precisi accordi con società finanziarie.

Cremazione meno cara E gli italiani, attenti al portafoglio anche in occasione dell’ultimo saluto, preferiscono la cremazione. Infatti, grazie alla egge n.130 del 2001, è possibile tenere le ceneri in casa o disperderle, “risparmiando parecchio – scrive il Codacons – sulla concessione del loculo”. Il costo di una cremazione, infatti, si aggira sui 300 euro e alcuni Comuni la fanno anche gratis per i residenti.

Troppi balzelli L’associazione dei consumatori invita il governo a togliere almeno quelle sui morti. “Ancora oggi – sottolinea una nota – quando si muore in casa, bisogna pagare una tassa per il rilascio del certificato di constatazione di decesso, rilasciato dall’ufficiale sanitario dell’Asl (35 euro + 1 euro di bollettino postale)”. A prosciugare il portafoglio si aggiunge il diritto fisso sul decreto di trasporto (58 euro + 2 o 3 marche da bollo da 14,62 euro) che chiedono i comuni in cui è avvenuto il decesso. E spesso accade che le imprese funebri non svolgano alcune di queste pratiche. Risultato: la coda in posta per pagare 35 euro.

Illuminazione votiva, tassa occulta Un capitolo a parte il Codacons lo riserva al business dell’elettroilluminazione votiva, che “dovrebbe essere gestito dai comuni”. Per il Codacons, si tratta di “una tassa occulta su ogni morto”. Infatti, il costo effettivo dell’illuminazione, trattandosi di una lampadina a bassa tensione, anche considerando la sua sostituzione periodica, è inferiore a un euro. Ma le società, anche private, che gestiscono con appalti spesso ventennali il servizio per conto dei comuni “incassano mediamente 15 euro all’anno (16,58 a Milano, 24,24 euro per la Acea di Roma)”.

Fonte: www.ilgiornale.it

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