- Procedura di deroga Ex art. 106 D.P.R. n. 285/1990 e riflessi sul Regolamento Regione Lombardia n. 4/2022
- Loculi areati anche in Italia ex Art. 106 DPR 285/1990???
- La deroga ex art. 106 DPR 285/1990 alle prescrizioni tecniche cimiteriali – 1/5
- La deroga nel caso di tumuli senza spazio libero per l’accesso del feretro – 2/5
- La deroga per introdurre la tumulazione aerata dove la regione non l’abbia già normata – 3/5
- La deroga per modifica delle misure e dei modi di tamponamento dei tumuli – 4/5
- Deroga per modifica di misura e profondità di fosse di inumazione 5/5
” Se confezionate un feretro, in modo da chiuderlo ermeticamente, sigillerete al suo interno anche batteri anaerobici, un genere di microrganismi che prospera in un ambiente senz’aria. Questi germi sono agenti putrefattivi ed i risultati del loro sviluppo sulla salma sono disgustosi…. ” (Dott. Carr, anatomo patologo, citazione tratta dal volume di medicina legale Death to Dust , 1994, p. 471)
Nota dell’autore: questo brano per il suo contenuto così scabro non è adatto ad un pubblico facilmente impressionabile.
Le sepolture areate, ad oggi espressamente contemplate solo da Lombardia (allegato 2 Reg. Reg. n. 6/2004) ed Emilia Romagna (Art.14 Reg. Reg. 23 maggio 2006 n. 4) assicurano consistenti vantaggi che le direzioni dei grandi cimiteri dovrebbero considerare con massima attenzione:
questi risultati sono:
- La completa eliminazione dei disgustosi fenomeni percolativi tipici del cosiddetto “scoppio del feretro” causato dalla rottura della cassa di zinco.
- Il ritorno del cimitero a rotazione, e non “ad accumulo” con turni di sepoltura abbreviati. Un tempo di scheletrizzazione più certo e rapido significherebbe poter davvero comprimere esponenzialmente il continuo bisogno di reperire nuove aree per ampliare i sepolcreti.
- Non occorrerà inserire costosi enzimi ex Circ.Min. n.10/1998 dalla problematica efficacia (funzionanano solo in presenza di liquidi ed a determinati ranges di temperatura) nel feretro prima di provvedere alla nuova chiusura del tumulo,sempre che non occorra l’avvolgimento ex Circ.Min. n.10/1998. La sola aria ha un enorme potere mineralizzante e la dissoluzione delle salma con il loculo areato è un processo assolutamente naturale e di massimo rispetto per le spoglie mortali, senza che quest’ultime debbano esser aggredite da sostanze artificiali.
- Drastico abbattimento dell’incidenza su esumazioni ed estumulazioni dell’esito da fenomeno cadaverico di tipo trasformativo o conservativo, meglio conosciuto con la definizione operativa di inconsunto cimiteriale. Oggi, al termine degli anni di sepoltura legale eventuali salme ancora intatte debbono esser nuovamente sepolte in nicchia muraria (magari con il “rifascio” se si rileva la presenza ancorchè residua di parti molli con conseguente perdita di liquidi) oppure interrate nel campo di terra, con notevole dispendio di risorse ed energie. Sarebbe prevista anche la cremazione per queste salme non mineralizzate, ma nei comuni dove non sia attivo un impianto di cremazione bisognerebbe organizzare un costosissimo trasporto di questi resti mortali presso il più vicino forno. La cremazione, pratica che, almeno in Italia, continua a suscitare angosce e dissensi potrebbe, in ogni caso, esser limitata, molto più proficuamente, agli avanzi mortali, magari già estumulati dopo due o tre anni.
- L’incenerimento di queste spoglie avverrebbe anche con l’impiego di più basse temperature, perché, ad esempio, non occorrerebbe più la cassa di zinco durante il trasporto all’ara crematoria, anche se la distanza da coprire fosse oltre i 100 Km, problema, tra l’altro, oggi risolvibile con l’impiego alternativo dei dispositivi ex D.M. 7 febbraio 2007 e 28 giugno 2007 adottati ex Art. 31 DPR 285/1990, ma soprattutto si dovrebbero cremare “mummie”, ossia resti mortali privi di parti molli, acquose, e quindi molto più facilmente infiammabili e temperature d’esercizio più basse per un’ ara crematoria significano altissimi vantaggi economici ed ambientali.
- Le concessioni, prima perpetue sino all’avvento del DPR 803/1975, poi, adesso, ormai solo ventennali, almeno dopo l’emanazione del DPR 15 luglio 2003 n. 254 e potrebbero esser ragionevolmente limitate a tempi anche inferiori ai 10 anni. Grazie a questa leva fiscale tutta la politica tariffaria dei comuni potrebbe esser profondamente rivista, magari anche con incentivi di previdenza funeraria a chi volesse scegliere quest’innovativo sistema di sepoltura. Nei grandi cimiteri urbani delle metropoli, poi, assicurarsi una tomba in muratura o cementizia, invece della nuda fossa, non costituirebbe una spesa folle, come attualmente accade in diverse regioni italiane, dove l’acquisto del diritto a sepoltura in loculo rappresenta per il bilancio delle famiglie un vero dissesto economico.
- Una ritrovata pietà verso i morti: durante le estumulazioni con frequenza sempre maggiore si assiste ad episodi barbari, impietosi e per giunta illegali ex Art. 87 DPR 285/1990 con cadaveri indecomposti fracassati da affossatori senza scrupoli pur di ricavare spazio per nuove sepolture.
- La tumulazione areata potrebbe divenire una valida alternativa alla cremazione, per che scegliesse una forma di sepoltura più tradizionale e meno estrema ed in linea con un certo filone del cattolicesimo.
- I processi putrefattivi che avvengono all’interno delle casse zincate sono terrificanti: i cadaveri si gonfiano e fradici di liquidi, quasi esplodono sotto la pressione dei gas, mentre rigagnoli raccapriccianti di umori guasti spesso invadono le gallerie dei nostri cimiteri.
Ad oggi in Italia, l’unica vera esperienza effettiva di tumulazione areata riguarda la città di Trieste (e rinvio al relativo articolo per maggiori delucidazioni).
Tutti i progettisti si stanno avvicinando al modello spagnolo o francese di tumulo a ricircolo controllato, ma anche in Italia sono stati condotti, tempo addietro, interessanti studi.
Nei lontani primi anni ’50 le Autorità Sanitarie della Regione Sardegna recepirono la specifica richiesta da parte di una ditta esperta di costruzionicimiteriali per testare direttamente su alcune salme gli effetti dell’aria sui processi putrefattivi della materia organica e la sua incidenza sui tempi necessari per la completa mineralizzazione delle spoglie mortali.
Esistono, infatti, due fondamentali categorie d’eventi, che, post mortem, interessano la materia organica:
1. Il DEPERIMENTO, ossia la scomposizione progressiva, grazie ad un ambiente aerobico delle strutture proteiche in composizioni molecolari sempre più semplici, con conseguente produzione di residui privi di ripugnanti odori.
2. La PUTREFAZIONE, processo che, invece si rileva in un contesto anaerobico (con assenza d’ossigeno) con produzione di vapori nauseabondi (solfuro dell’idrogeno, fosfuro dell’idrogeno ed ammoniaca gassosa). È accelerata in presenza d’aria umida. È causata dai batteri anaerobici nelle cellule e nei tessuti che producono velocemente enormi quantità di gas dall’odore acre e putrido, causando il rigonfiamento delle cellule e dei tessuti.
L’esperimento, presso il cimitero di XYZ si svolse con successo, in quanto alcune salme vennero tumulate entro nicchie murarie realizzate con la rivoluzionaria tecnica del loculo areato.
Come risulta chiaramente dai documenti a nostra disposizione il 20 aprile 1955 si riunì, presso il camposanto in questione una commissione medico legale per valutare il grado di consunzione dei cadaveri e la presenza di eventuali esiti da trasformazione cadaverica di genere trasformativo o conservativo.
All’atto dell’estumulazione, si rilevarono alcuni dati incontrovertibili, davvero interessanti.
Tutto il colombario, ossia il complesso dei loculi, non mostrava alcun segno d’ affaticamento o stress meccanico.
Quando fu rimossa la prima lastra che tamponava la cella non furono rinvenute tracce di un’eventuale percolazione di liquami, in quanto l’intercapedine con il secondo pannello di chiusura non presentava tracce d’umidità.
Anche l’imbocco del forno, una volta smosso il pannello di cemento, che lo chiudeva ermeticamente, non tradiva alcuna presenza di liquidi cadaverici, ancorché essiccati, mentre gli esperti avvertirono solo un lieve odore di muffa, ben diverso dal quel lezzo acre e disgustoso tipico dei miasmi putrefattivi.
I loculi anche nella loro profondità (verso il lato minore opposto all’imbocco) si mostravano asciutti.
- L’ispezione delle salme condusse a sorprendenti conclusioni:
Le pareti della cella, assieme al dispositivo di ventilazione, si erano confermate perfettamente in grado di contenere e neutralizzare la percolazione dei liquidi cadaverici - Tutti i cofani, realizzati con semplici tavole di legno leggero furono rinvenuti sostanzialmente integri, solo sul fondo erano rilevabili zone dove erano ristagnati umori acquei. Lo spessore delle tavole e la verniciatura, quindi, non avevano subito alcuna aggressione chimica.
Quest’elemento è ancora più importante se rapportato al metodo di confezionamento del feretro: tutte le bare, infatti, erano volutamente prive di vasca e coperchio zincati.
Il legno, quindi, era stato per lungo tempo a diretto contatto con il cadavere, senza però venire eroso dalle sue emanazioni fortemente acide.
Dal feretro non promanavano i fetidi vapori della putrefazione, mentre le salme erano soggette ad un fenomeno cadaverico d’origine conservativa, come la mummificazione.
I corpi, in effetti, al momento dell’ispezione mostravano ancora i tratti somatici facilmente riconoscibili, mentre un accelerato processo di disidratazione aveva reso gli organi interni assieme ai tessuti molli del corpo una massa fibrosa e raggrinzita.
La commissione chiese espressamente di sottoporre all’azione essiccante del loculo areato la salma di una persona obesa, siccome si temeva che l’esposizione del tessuto adiposo (i grassi corporei) all’azione decomponente ed ossidativa dell’aria avrebbe ingenerato un fenomeno cadaverico di tipo trasformativo, come la saponificazione, in cui i grassi, appunto, non si sciolgono, ma si compattano in una massa biancastra e rancida simile al sapone.
All’apertura del sepolcro, però, non fu identificato nessun procedimento bio-chimico in atto sulla salma tale da poter scientificamente supportare questa tesi.
“Le conclusioni furono molto positive.
La libera circolazione dell’ossigeno all’interno delle sepolture aveva attivato i processi ossidativi che sono inodori, così da rendere possibile il passaggio della materia organica morta dalla fase solida a quella gassosa in assenza delle tipiche esalazioni cadaveriche.
Gli effetti della decomposizione, ossia i liquidi cadaverici, infatti, sono sotto l’aspetto chimico molto volatili ed instabili, siccome, se esposti a correnti d’aria fresca ed asciutta, tendono facilmente alla spontanea evaporazione (sublimazione).
Ulteriori ispezioni sui cadaveri oggetto dello studio dimostrarono, però, una naturale tendenza dei tessuti alla corificazione: in questo caso la cute fortemente prosciugata da tutti i propri umori acquei si mostrava, nelle successive ricognizioni, dura al tatto e simile per aspetto al cuoio.
Questo stadio conservativo ed imprevisto dell’organismo, ancorché morto, avrebbe notevolmente rallentato la riduzione dei corpi in questione a semplici resti ossei, riproducendo le stesse caratteristiche del loculo a tenuta stagna (bassissima capacità di mineralizzazione) che, invece, si sarebbe voluto correggere.
Con ulteriori affinamenti del sistema si riuscì poi a garantire entro brevissimo tempo, non solo la disidratazione del cadavere, ma la sua completa decomposizione, grazie ad un uso ricorso ancor più intenso alle enormi capacità mineralizzanti dell’aria. Occorre, infatti sapientemente dosare la lisciviazione del percolato cadaverico, perché i corpi morti se rimangono immersi nei loro liquidi saponificano o corificano, in caso contrario si essiccano e mummificano.
E’determinante il confezionamaento del cofano, perchè non deve esser impiegato nesuun sistema, ancorchè, temporaneo, di tenuta stagna, altrimenti è la stessa ossigenazione a bloccarsi, bastano quindi una “traversa” assorbente sul fondo della cassa e l’uso di deodoranti per scongiurare il rilascio dei miasmi maleododoranti durante il funerale.
Il loculo di cui stiamo ragionando, si basa su uno schema di funzionamento molto semplice ed efficiente, siccome si configura come razionale un circuito ad aria, senza il bisogno di costose apparecchiature per garantire il passaggio dei composti aeriformi, tra la cella e l’ambiente esterno.
Le tombe, di cui è formato il colombario, sono progettate in modo da costituire verticalmente un unico blocco portante.
E’ come se anche nell’edilizia cimiteriale si adottasse la filosofia costruttiva della monoscocca, così diffusa nell’ingegneria automobilistica.
Questi forni sono “portanti” nel senso che da soli fungono da struttura, perché non esiste un telaio su cui solo in un secondo momento applicare i pannelli di cemento, ma sono le stesse pareti a garantire la necessaria stabilità della struttura, grazie alle loro solide costolature.
L’assemblaggio delle celle sovrapposte è quindi molto più pratico ed economico, pertanto si possono costruire batterie di loculi dalla notevole estensione con costi notevolmente ridotti.
IL “segreto” consiste in una sottile intercapedine, quasi una serpentina interna che si dipana negli interstizi delle pareti, dove, filtrata da una certa quantità di sabbia, con funzione di trattenimento dei liquidi, l’aria sarebbe libera di diffondersi e circolare.
Un’ulteriore vaschetta di trattenimento sulla scia del disposto ex paragrafo 16 Circ.Min. n.24/1993 potrebbe risolvere ab origine lo scolo dei liquidi, come avviene già in Francia sarebbe perfetta per evitare all’atto dell’estumulazione il risanamento del loculo incrostato dal percolato cadaverico.
Negli Stati uniti, poi, si assiste ad un paradosso: i cimiteri americani dispongono già di loculi areati, ma certe rigidità dei costumi funebri non li rendono operativi.
Diverse imprese funebri poco serie, in effetti, cercano di rifilare alla clientela costose casse a tenuta ermetica, spacciandole per cofani d’èlite, mentre le direzioni dei cimiteri e le stesse pubbliche autorità raccomandano di non acquistare mai bare saldate a fuoco o, in ogni caso, munite di dispositivi e guarnizioni ermetiche.
Bisogna ricordare come anche negli States, dove la tumulazione è ancora una pratica funebre di recente acquisizione, si registrino con frequenza sempre più alta ed allarmante, episodi di rottura o, ancor peggio, esplosione di feretri, perché queste bare sono state confezionate con requisiti d’impermeabilità a gas e liquidi senza informare i dolenti sul loro reale pericolo di cedimento.
La normativa italiana sull’introduzione di queste nuove forme di sepoltura è ancora abbastanza confusa, tuttavia diverse autorità sanitarie della hanno, di fatto, legittimato l’adozione di loculi areati (intesi come tumuli muniti di canaline per convogliare miasmi e liquami, se se se impongono ancora la cassa zincata e, come è risaputo, il nastro metallico che racchiude la salma rende inutile la circolazione dell’aria in quanto la isola dall’ambiente esterno.
Il grimaldello, per introdurre la tipologia del loculo areato subito e senza stravolgere l’impianto del DPR 10 settembre 1990 n. 285 potrebbe esser proprio un’interpretazione “estensiva” dell’Art. 106 con la sua procedura di deroga in grado di sanare strutture cimiteriali non a norma con lo stesso DPR 285/1990 anche se, in verità, l’Art. 106 citato è applicabile solo a situazioni pregresse rispetto all’emanazione dell’attuale regiolamento nazionale di polizia mortuaria DPR 10 settembre 1990 n. 285.
Il progetto di loculo areato che abbiamo esaminato sarebbe conforme alla normativa vigente (Art. 76 DPR 285/1990), ossia all’obbligo per le nicchie di esser ermetiche, perché, in ogni caso, la conformazione del colombario impedisce la diffusione di liquidi o sostanze aeriformi al di fuori delle cella mortuaria dove il feretro è stato deposto.
X Eugenia,
Piccola nota procedurale.
La faccenda si presenta abbastanza curiosa, perché l’autorizzazione di cui all’Art. 106 DPR n. 285/1990, per effetto del DPCM 26 maggio 2000 è regionale, o comunale se è intervenuta subdelega ai sensi dell’Art. 3 comma 5 D.LGS n.267/2000, ma solo per le regioni a statuto ordinario,, non quindi, per la Sardegna.
Chi avrà accordato, allora, questa autorizzazione? Immagino l’ASL locale, e non più il Ministero per effetto della DELIBERAZIONE N. 51/24 DEL 17.11.2009 con cui si recepisce, da parte della Sardegna il D.LGS n.112/1998 con il relativo decentramento di funzioni dallo Stato Centrale agli enti periferici.
Il ricorso all’Art. 106 citato mi fa pensare non a loculi di nuova costruzione, ma ad un adeguamento delle strutture già esistenti, magari con vaschetta di contenimento da collocare sotto il feretro finalmente privo della cassa metallica e filtro depurativo da sistemare internamente alla tamponatura della cella muraria, per lasciare liberamente sfogare i gas della decomposizione, ovviamente solo una volta neutralizzati i loro fetidi odori.
Le tre regole fondamentali del loculo areato sono:
1) assenza della cassa di zinco nel confezionamento del feretro.
2) Meccanismo chimico-fisico per il contenimento dei liquidi post mortali.
3) Dispositivo di “lavaggio” dei composti aeriformi sprigionati dal corpo in decomposizione.
Se non ricordo male la Regione Abruzzo, prima di approvare la propria, recentissima legge funeraria, aveva scelto questa soluzione della singola autorizzazione caso per caso, nelle more di una disciplina organica, poi, nel frattempo intervenuta. Altrimenti Emilia-Romagna, Lombardia, Piemonte, Veneto, Marche… pur legittimando pienamente la fattispecie costruttiva del loculo areato con apposita norma sanitaria prevedono l’adozione del piano regolatore cimiteriale per identificare preventivamente questa nuova tipologia di tumulazione. Le tecniche costruttive possono esser tra le più svariate, anche mutuate dall’esperienza maturata, con una certa efficacia, in altri ordinamenti di polizia mortuaria (Francia e Spagna in primis), il legislatore regionali lascia la massima libertà interpretativa. Prima di giudicare la bontà del progetto aspettiamo la scadenza delle concessioni almeno decennali già poste in essere, se dopo questo primo ed abbreviato periodo legale di sepoltura i cadaveri saranno davvero scheletrizzati senza inconvenienti igienico-sanitari (come, appunto, la perfusione all’esterno del tumulo di materiale putrefattivo o, comunque, di miasmi cadaverici) questa piccola grande rivoluzione dal basso, sarà stata un successo. Per adesso monitorare la situazione appena delineatasi è quasi impossibile, mancano troppi dati statistici di riferimento.
A questo punto Le formulo io una domanda: Nel Comune di NUORO su quale soluzione vi siete orientati? Sarebbe interessante mettere in rete le varie informazioni in possesso dei diversi Comuni che applicano il loculo areato. SE ci aiutate noi ci proveremo!
scusate, potete dirmi dove (in quali comuni) sono stati adottati i loculi aerati? Al Comune di Nuoro abbiamo ottenuto l’autorizzazione all’utilizzo, in deroga all’art.106, ma prima di utilizzarli mi piacerebbe scambiare qualche commento con chi li ha utilizzati realmente.
Resp.Servizi Cimiteriali Comune di Nuoro
Questa volta mi spiace contraddire Carlo. Difatti il testo dell’articolo 106 del DPR 285/1990 così recita:
Ne consegue che la competente Autorità può autorizzare speciali prescrizioni tecniche:
1) per la costruzione e ristrutturazione dei cimiteri;
2) nonché per l’utilizzazione delle strutture cimiteriali esistenti alla data di entrata in vigore del presente regolamento.
Sono due fattispecie diverse, per le quali la circolare n. 24 del 24/6/1993, paragrafo 16 (dell’allora competente Ministero della sanità) diede attuazione alla sola seconda parte (relativa all’utilizzo dei tumuli privi di vestibolo o come suol dirsi senza diretto accesso al feretro). Pertanto nulla vieta che una Regione (anche senza provvedere ad emanare un regolamento che ammetta esplicitamente la tumulazione areata), su richiesta di un Comune, d’intesa con l’ASL competente per territorio, consenta speciali prescrizioni tecniche per la costruzione e ristrutturazione di cimiteri, che necessitino in certe situazioni locali. In Provincia autonoma di Bolzano, difatti, si sono autorizzati valori di interfossa nei campi di inumazione più contenuti. In altre zone sono consentite profondità di piani di posa del feretro inumato a valori nettamente inferiori a quelli di legge (2 metri), sfruttando proprio questo articolo. In una regione (Abruzzo) è stata autorizzata la tumulazione areata senza norma regionale, ma con autorizzazione specifica.
Per dirla con altre parole, l’articolo 106 del DPR 285/1990 consente di attenuare la rigidità di una norma di riferimento per l’intero Paese per adattarne a livello locale la fruibilità e, si aggiunge, per consentire innovazioni che poi, col tempo, possono essere recepite erga omnes a livello normativo.
Quel che lascia perplessi è che in Italia non ci siano autorità statali e regionali capaci di capire che la tumulazione stagna è diventata una rovina non solo per la gestione dei cimiteri, ma anche per le famiglie, costrette sempre più a fare un doppio funerale (con oneri emotivi ed economici) uno al moemnto del decesso e uno quando si crederebbe di poter raccogliere ossa e invece ci si trova di fronte ad un resto mortale, di fatto non più scheletrizzabile.