È polemica a Paladina (Bergamo) dove si è innescata una guerra a colpi di ricorsi e carte bollate tra una madre che, per assecondare l’ultimo desiderio del figlio, ha fatto incidere una chitarra sulla sua lapide, e il Comune. La donna si è rivolta al Tar che le ha dato ragione, ma il Comune non pare intenzionato a fermarsi. Gli abitanti si dividono e sono in tanti a chiedersi se è il caso di spendere così i soldi pubblici.
Tutto ruota attorno al cimitero di Paladina, paesino di 4000 abitanti ai piedi della Valle Brembana, 9 chilometri da Bergamo, e alla lapide di Gianbattista Masper, musicista di professione scomparso l’anno scorso per una malattia a 49 anni. Su suo desiderio la madre aveva fatto incidere una chitarra con una rosa intrecciata. Dopo diverse settimane i familiari avevano ricevuto una comunicazione con cui il comune imponeva di toglierla perché il disegno non rientrava tra quelli previsti dal regolamento del cimitero.
La donna, Angela Mazzola, si è rivolta al Tar di Brescia, mentre il Comune ha deciso di resistere in giudizio, affidandosi a un avvocato. Nei giorni scorsi il tribunale amministrativo regionale ha dato ragione alla madre. “Appare ragionevole ritenere che il Comune sia incorso in un eccesso di potere – scrive il Tar – laddove ha ritenuto che, nella riproduzione sulla lapide, il previsto portafiori stilizzato non potesse avere la forma di una chitarra”.
“Le regole sono regole e i criteri previsti dal regolamento vanno rispettati – ha ribadito Oscar Locatelli, sindaco di centrosinistra – La questione non è la chitarra: quella incisione non era autorizzata ed eravamo in trattativa con la famiglia, che si è però rivolta al Tar”.