Un interessante articolo pubblicato sull’inserto domenicale di Avvenire – Bologna Sette, a firma di Sabrina Camonchia, ha evidenziato le considerazioni di Don Ottani – vicario generale per la sinodalità della Curia bolognese – sulle nuove prospettive della morte e sull’evoluzione delle pratiche funerarie.
Secondo don Ottani è necessario, anche per la Chiesa, riconsiderare il rapporto con la morte ed i morti, già partendo dai luoghi in cui ne va custodita la memoria.
L’attuale prevalenza della pratica funeraria della cremazione, ad esempio, sta sollevando un crescente problema nella gestione dei cimiteri, in alcune parti progressivamente inutilizzati, mentre aumenta parallelamente la richiesta di luoghi e modalità di conservazione delle ceneri diverse dal cimitero.
La Curia apre alla possibilità di offrire nuovi spazi di raccolta e di conservazione delle urne cinerarie: le chiese e gli edifici per il culto, rievocando così quella tradizione secolare che vedeva i cimiteri accanto alle chiese nelle comunità.
Infine, la proposta lanciata recentemente dall’assessore regionale alla Cultura della Emilia Romagna, Mauro Felicori, di riprogettare i cimiteri in parchi e luoghi di cultura viene pienamente condivisa dalla Chiesa, sempre aperta anche ad un diverso spazio ed al rispetto reciproco nei confronti delle diverse concezioni religiose, progressivamente più presenti nella società moderna.