Lavoratori cimiteriali di Taranto protestano pe rle condizioni di lavoro determinate dall'ILVA

Già costretti a lavorare con mascherine e tute di protezione per le polveri emesse dall’Ilva, i lavoratori del cimitero ‘San Brunone’ di Taranto nei giorni scorsi hanno avuto difficoltà di respirazione e sono stati costretti a sospendere temporaneamente l’attività per i miasmi di gas che si sono diffusi in varie zone della città. Per questo, dopo un’assemblea, i lavoratori riuniti nella cooperativa ‘L’Ancora’ hanno proclamato lo stato di agitazione. Le intense emissioni odorigene secondo l’Arpa sono addebitabili alla raffineria Eni e sarebbero state provocate dal riavvio degli impianti dopo una interruzione dell’energia elettrica per il maltempo. Circostanza che l’azienda invece smentisce. In una lettera inviata al sindaco, al prefetto, all’Arpa, al commissario per le bonifiche, all’assessore regionale all’Ambiente e alla procura della Repubblica, i lavoratori cimiteriali annunciano che «se si ripetesse un evento di questo genere, sospenderanno senza preavviso e per tutto il tempo necessario il lavoro, e chiederanno agli utenti del cimitero e a tutta la popolazione circostante di partecipare a una manifestazione di massa».

I lavoratori, che aderiscono allo Slai Cobas, chiedono ai destinatari della missiva di «prendere provvedimenti certi e garantiti» e sollecitano «l’immediato avvio delle bonifiche della zona e l’installazione delle docce antinquinamento».

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