L'agonia cimiteriale di Palermo

A Palermo la situazione cimiteriale è veramente difficile, tanto che la cronaa locale di Repubblica se ne è interessata con un lungo articolo, pubblicato il 30 maggio 2008, che di seguito si riporta.

Da due a seimila euro per garantire al caro estinto una degna sepoltura. Centoventi per chi non può permettersi cifre simili e si accontenta di seppellire i propri cari sulla nuda terra. Del resto, alternative non ce ne sono, a meno di non voler sostenere una spesa che supera i milleseicento euro e scegliere la cremazione nel forno di Battipaglia. Il più vicino. Quello di Palermo, infatti, è inutilizzabile.

Mentre i loculi per ottenere una sepoltura nei tre cimiteri comunali (Santa Maria dei Rotoli, Santa Maria di Gesù e Cappuccini), sono ormai esauriti e le bare continuano ad accumularsi nei depositi, ai Rotoli cresce un business dell´emergenza all´ombra del costone di Monte Pellegrino. Un quarto del cimitero è chiuso ormai da sette mesi, in attesa di un mega-appalto da nove milioni di euro per il consolidamento della montagna. Sembra quasi una congiura quello strano susseguirsi di inconvenienti che impedisce a una città di quasi un milione di abitanti di seppellire i suoi morti.

«Mancata programmazione». È questa l´unica spiegazione che si riesce a tirar fuori quando si cerca di capire perché i tre cimiteri “pubblici”, sono ormai tutti pieni. L´unica alternativa alla “nuda terra” è il cimitero di Sant´Orsola. Una struttura privata, gestita da una congregazione religiosa, che vende i loculi a prezzi che vanno da duemila a seimila euro. Il cimitero di Ciaculli, la nuova struttura che da anni il Comune annuncia, è ancora solo sulla carta.
Ma quando è cominciata l´emergenza? Che affari ci sono dietro ai cimiteri sovraffollati? E soprattutto, davvero, nonostante l´emergenza c´è comunque qualcuno che riesce a trovare spazio?

Non ci sono prove al momento che possano documentare una compravendita di loculi, ma c´è un articolo del regolamento sui servizi cimiteriali, il numero 66, che dà la possibilità ai proprietari di cappelle di affidare, a titolo gratuito, un terzo dei posti disponibili a estranei. Un articolo che gli impresari di pompe funebri conoscono bene. Insomma, le stesse norme offrono un appiglio per aggirarle.

L´emergenza del resto non è una novità. È da almeno dieci anni che Palermo si ritrova periodicamente con le bare accatastate. Correva il 2002 quando il prefetto Renato Profili requisì per sei mesi il cimitero di Sant´Orsola per dare sepoltura ai morti rimasti per giorni in deposito: 7.668 concessioni vennero revocate ma soltanto 1.555 furono utilizzate per accogliere salme non tumulabili nei cimiteri comunali. E tutti gli altri loculi spurgati per ordine del prefetto? Venduti da Sant´Orsola privatamente.

Poi venne stipulato un protocollo d´intesa tra Comune e Opera Pia attraverso il quale l´Ente si impegnava a cedere ai cittadini alcuni loculi a prezzi controllati, circa 1.800 euro. Ma le tensioni sono cominciate subito, con l´Ente che ha impugnato la requisizione, la rottura degli accordi e il conseguente scambio d´accuse tra Palazzo delle Aquile e l´Ipab che ha portato a un contenzioso che non si è ancora concluso. La cifra che Sant´Orsala chiedeva come indennità di requisizione ammontava a quasi tre milioni di euro. Ma il Comune era disposto a dargliene solo la metà. Oggi Comune e Opera Pia hanno ricominciato a dialogare. Senza la collaborazione della struttura privata, pronta a mettere in vendita tra breve 400 nuovi loculi, l´emergenza nei cimiteri cittadini è alle porte. In questi giorni le bare in deposito sono una trentina. E proprio pochi giorni fa il dirigente dei Servizi cimiteriali Gabriele Marchese ha disposto che le salme in attesa vengano tumulate nelle nicchie “fuori terra” costruite abusivamente negli anni Novanta.

La nuova emergenza è frutto di un´altra emergenza tutta da raccontare. A novembre scorso, tre massi di due tonnellate ciascuno si sono staccati da Monte Pellegrino senza provocare alcun danno, né un buco nel terreno. Dopo la frana, un quarto del cimitero dei Rotoli è stato chiuso. Niente visite, né tumulazioni in una zona che ospita centinaia di cappelle gentilizie. Nonostante i massi siano caduti tutti vicini in un´area di circa tremila metri quadrati, il Comune decide di chiudere una zona di 51.700 metri quadrati, l´equivalente di otto campi di calcio. Una «precauzione» adottata dal sindaco Diego Cammarata e dall´assessore ai Servizi cimiteriali Pippo Enea. Subito dopo l´Ausl fa un sopralluogo e, di conseguenza, nega agli operai della Gesip, che si occupano della gestione del cimitero, l´autorizzazione a raggiungere l´area transennata.

Con il profilarsi della nuova emergenza il sindaco Diego Cammarata, con un ordinanza firmata l´11 aprile, modifica quella precedente e, pur non revocando la chiusura dell´area, dispone che gli operai della Gesip possano raggiungere la zona off-limits, anche se solo per le tumulazioni. Così, 35 seppellitori partecipano a un corso di addestramento organizzato dal Cai per imparare a muoversi in un´area a rischio frane. Sembra così che l´emergenza possa finalmente rientrare. E invece no. Prima spunta la necessità di far partecipare a un corso da speleologia anche gli operai Gesip addetti alla manutenzione del verde, perché, come spiega il direttore della società Giacomo Palazzolo, «se non si provvede al diserbo, è impossibile procedere con la tumulazione». Poi, pochi giorni dopo, lo stesso Palazzolo, invia una nota a tutti vertici comunali con la quale dice di non poter rispettare le disposizioni date dal sindaco con l´ordinanza «per il divieto emesso dalla Ausl».

Sono così passati sette mesi e quel pezzo di camposanto è ancora vietato. Le trenta salme che verranno seppellite nei loculi abusivi, avrebbero dovuto essere sepolte proprio nell´area chiusa.
Il Comune insiste e chiede alla Gesip di rispettare la nuova ordinanza: «È gravissimo averla ignorata», attacca il dirigente dell´ufficio Gabriele Marchese. E intanto il primo cittadino ha convocato per il 9 giugno una conferenza di servizi per sbloccare la situazione. Del resto, nell´aria cerchiata in rosso ricade anche il forno crematorio, che pur non essendo stato direttamente coinvolto dalla frana, viene inserito nella zona off-limits.
Ma al di là dei problemi tra Ausl, Gesip e Comune, dietro alla chiusura di un quarto del camposanto c´è un appalto da 9 milioni di euro. Quello per il consolidamento del costone di Monte Pellegrino, tra l´Arenella e Vergine Maria, che sovrasta il cimitero. Palazzo delle Aquile, nel luglio del 2006, ha aggiudicato la gara per la messa in sicurezza di questo costone roccioso all´impresa “Geo costruzioni” di Roma. Ma subito la gara è stata bloccata dal ricorso al Tar di una delle ditte escluse. Poi, a dicembre scorso un´altra ombra, ben più grave, si allunga sul mega-appalto: il responsabile unico del procedimento, Antonio Martinico, capo dell´ufficio Geologia e geotecnica del Comune, viene arrestato. È accusato di concussione e turbativa d´asta per aver favorito una ditta svizzera, la Geobrugg. Martinico, pochi giorni fa, è stato rinviato a giudizio.

Intanto, dopo la sentenza del Tar che ha chiesto alla commissione di gara di rivalutare tutte le offerte, il nuovo responsabile del procedimento appena nominato, l´architetto Federico Lazzaro, aspetta di prendere visone di tutto l´incartamento. Nel frattempo, di intoppo in intoppo, l´area resta chiusa.
Da anni, l´amministrazione comunale risponde che per fronteggiare l´emergenza verrà realizzato un nuovo cimitero. Ma la Soprintendenza un anno fa ha bocciato il progetto e ha chiesto al Comune di modificarlo. A breve, il settore Urbanistica lo riproporrà ai Beni culturali. Secondo gli uffici del Comune, se le modifiche verranno approvate, entro fine anno potrebbe arrivare il sì al progetto preliminare. Ma ci vorranno almeno altri quattro anni prima che la nuova struttura sia pronta. E sono fermi da quattro anni all´Urbanistica anche i progetti per l´ampliamento di Rotoli e Cappuccini. Piccoli interventi che darebbero respiro in attesa che sia pronto il nuovo camposanto. Che pur essendo ancora un progetto, però è già in vendita: a febbraio del 2007, a pochi mesi dalle elezioni, il Comune ha aperto una bando per la vendita di lotti di terreno nei quattro cimiteri cittadini, compreso quello di Ciaculli. Le domanda sono state più di 12 mila. I posti disponibili, a oggi, sono appena venti.

fonte: www.repubblica.it

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One thought on “L'agonia cimiteriale di Palermo

  1. L’Art. 66 del regolamento comunale di polizia mortuaria a Palermo suscita qualche perplessità.

    Attualmente, infatti, è vigente il DPR 10/9/1990, n. 285, ed anch’esso, dopo il DPR 803/1975 non contempla la possibilità di compravendita diretta tra privati. Anzi permette l’uso di area per sepoltura in cimitero solamente a coloro i quali la ottengano in concessione dal Comune e vi costruiscono il monumento funerario entro un tempo determinato, sancendo chiaramente che non è consentito il lucro e la speculazione (art. 92 comma 4) e limitando l’uso della cappella familiare alla sola famiglia e fino al completamento dei posti (art.93). É quindi interdetto al concessionario in questione vendere il manufatto o trasferire, tramite acta inter vivos, la concessione o porzioni della stessa, a terzi diversi dal Comune. Alla luce della vigente normativa nazionale il Comune può solamente procedere, se lo ritiene, all’accoglimento della rinuncia di concessione cimiteriale già effettuata.

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