L'AGEC di Verona all'attacco sulla legge regionale veneta

ImageA seguito delle dichiarazioni del consigliere regionale del Veneto Bazzoni (PDL) circa gli effetti della nuova legge regionale in materia funeraria (leggi qui) che obbligherebbe la municipalizzata di Verona a cessare la parte di attività riconducibile alle onoranze funebri, il presidente dell’Agec, Giuseppe Venturini, annuncia che l’azienda — che gestisce entrambe le attività (funebri e cimiteriali) — intende fare causa al consigliere regionale del Pdl, Raffaele Bazzoni, presidente della commissione sanità del Consiglio veneto che ha portato a compimento la stesura della nuova legge.
“Innanzitutto ci riserviamo di valutare il testo della nuova legge, che non abbiamo ancora avuto modo di leggere anche perché, dopo una settimana, non si trova ancora”, dice il Venturini dopo la riunione del Consiglio di amministrazione che ha esaminato la questione. “In secondo luogo», puntualizza il presidente, “vogliamo tutelare gli interessi dell’azienda anche nei confronti del consigliere Bazzoni, il quale sostiene che finalmente si fa giustizia nei confronti dell’Agec che non può fare il doppio lavoro. Comunque”, aggiunge Venturini, “noi per questo non abbiamo ricevuto alcuna sanzione. Bastava che Bazzoni mi telefonasse e glielo avrei detto. Attendiamo poi che venga depositata la sentenza relativa alla causa intentata contro l’Agec dall’azienda di onoranze funebri Cof Nord Est e anche da altre aziende. Ci difenderemo con i denti”. E anche sulla nuova legge – una volta letto il testo finale – se ne vedranno delle belle: sembra che l’AGEC sia intenzionata a non lasciare nulla di intentato per ricorrere contro ogni abuso in essa contenuto, come ad esempio la limitazione alla libertà di impresa, anche se questa è svolta da una impresa pubblica, impresa particolarmente apprezzata dai cittadini veronesi che confermano la validità dell’azione calmieratrice e moralizzatrice da oltre un trentennio svolti in questo settore (ha una quota di mercato cittadina di oltre il 60%, ed è questa quota che fa gola …). L’effetto di questa norma è quello di togliere dal mercato veneto le sole strutture (pubbliche) che garantiscono una effettiva concorrenza nel settore funebre. E l’accusa che viene fatta loro è totalmente errata: difatti non è con gli utili (ma dove sono?!) dei cimiteri che si favorisce il settore funebre pubblico che così può fare una sleale concorrenza al privato. Da anni è noto che avviene solo il contrario e cioé che è con gli utili del settore funebre (pubblico) che si compensa il deficit dei servizi cimiteriali. Quindi togliere la possibilità di fornire servizi funebri pubblici, nei fatti, significa aumentare ancor di più i prezzi dei servizi cimiteriali e lasciare carta bianca alle imprese funebri che non avranno più un soggetto forte capace di calmierare il mercato. E allora qualche cosa non torna. Perché l’hanno approvata tutte le forze politiche? E perché sotto elezioni e con un emendamento che ne blocca la operatività per diversi mesi? Ci ricorda molto certe elezioni napoletane in cui si dava prima delle elezioni la scarpa sinistra, mentre quella destra la si sarebbe ottenuta solo dopo l’esito del voto. La partita è solo all’inizio e la Magistratura non sembra ancora stata interessata, ma viste le dichiarazioni del Presidente dell’AGEC è possibile attendersi qualche sorpresa, visto che questa sembra solo la punta di un iceberg, poiché la legge regionale contiene tali e tanti discutibili innovazioni anche in campo cimiteriale che il contenzioso si spercherà.

Ma è l’approvazione da parte di tutti gli schieramenti politici in Consiglio comunale che paradossalmente indebolisce questo provvedimento regionale, perché non si può ripetere il solito giochino della maggioranza e dell’opposizione! E fa discutere anche la pubblica tirata per la giacchetta che ha fatto il consigliere regionale Bazzoni al Sindaco di Verona Tosi, ricordandogli la sua responsabilità di firmatario di questo provvedimento (quando era assessore in Regione). Ora Tosi, da Sindaco della città interessata e forse a conoscenza della realtà dei fatti, è molto più tiepido verso questo provvedimento. E inoltre se fosse contrario alla presa di posizione di Presidente e CDA dell’AGEC dovrebbe chiederne le dimissioni perché in contrasto con la sua linea politica. E invece no, lui tace e l’AGEC spara a zero. E non è sola! Ricordiamo che in passato l’ANCI Veneto si era schierata contro questo provvedimento e che anche importanti Comuni avevano espresso forti perplessità (difatti le nuove norme regionali sono pessime anche per la parte relativa a cremazione e cimiteri). E intanto è polemica grande a Verona, doev il quotidiano cittadino tine la questione in prima pagina.

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  1. Siete proprio bravi voi impresari funebri a fare solo i vostr interessi!
    per me e molti altri cittadini che la pensano come me il comune di verona ha fatto benissimo a creare una impresa funebre. In questa maniera i funerali costano senz’altro meno che a lasciarvi la piazza. E speriamo che continuino a dare il servizio ad un prezzo giusto e di buona qualità.

  2. C’è un proverbio milanese che dice “Offfelle fa el tò mestee” che tradotto significa che ognuno deve fare ciò in cui è esperto; ampliando: compiere la sua missione.
    Il Comune di conseguenza dovrebbe fare ciò per cui esiste e soprattutto non tralasciare di fare cose che è obbligato a fare per andare a farne altre di cui non ha obbligo.
    L’invito alla riflessione iniziale non si basa sulle cose che sembrano, ma su quelle che sono.
    I Comuni, formalmente, si sono introdotti nel settore per calmierarlo tralasciando di calmierare quello che fa parte della loro missione (vedi prezzo dei loculi con nessuna attinenza al loro costo di costruzione o diritti su cose che non hanno alcun costo come “entrata salma”, “uscita salma”, ecc.) semplicemente perché sono in monopolio, come erano in monopolio nelle privative di trasporto sulle quali riversavano i loro costi permettendosi di vendere il resto del servizio spesso a prezzi inferiori al costo dei materiali.
    Si dice anche che i cani non abbaino senza ragione e che quindi ogni comportamento ha una sua logica. Nel caso specifico, mentre i comuni riuscivano anche a concludere gli esercizi in passivo e le imprese di pompe funebri venivano strozzate da tale tipo di concorrenza, c’erano persone che prosperavano.
    Nel caso degli imprenditori esercenti attività funebre che riuscivano ad aggiudicarsi la gestione dei cimiteri lo facevano e lo fanno con una loro logica: se l’attività caratteristica è quella, ma la visibilità data dalla gestione del cimitero fatta con lo stesso personale e gli stessi mezzi permette di acquisirne di nuova e di partecipare quindi agli appalti a prezzi più bassi di chi ha come scopo sociale ha solo la gestione cimiteriale; se poi si vendono anche lapidi ed altri accessori, il gioco è fatto.
    Il pronunciamento dell’AGCM era quindi doveroso e la Regione Veneto lo ha recepito, ma bastava trovarsi dalla parte sbagliata per accorgersene prima. In fin dei conti il Medioevo è stato molti anni fa e adesso vige la convinzione, senza andare a leggersi la dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, che abbiamo tutti pari diritti.
    I comuni dovrebbero controllare che nel nostro settore tutti osservino le regole, mentre non lo fanno pur essendo fra le cose che dovrebbero fare, anche quando lo si richiede data l’evidenza, senza caricare le Procure con intercettazioni, filmati, ecc. con costi sproporzionati per tutta la comunità e danno di immagine per tutto il settore. Avete mai sentito di autorizzazioni sospese o revocate anche di fronte ad arresti, condanne civili o penali, o semplicemente di confisca delle cauzioni (ridicole per ottenere qualche effetto)?

  3. Incredibilmente non è ancora sufficiente il giudizio dell’Antitrust che si è espresso in maniera inequivocabile proprio su Verona!

  4. Fare l’imprenditore (o, meglio, fare impresa) significa esercitare, professionalmente, un’attivita’ economica organizzata avente come proprio fine la produzione, oppure lo scambio, di beni o di servizi (art. 2082 C.C.).
    Cioe’ svolgere un’attivita’, che ha un contenuto economico fondata su un’organizzazione, almeno quella che sia necessaria al raggiungimento del fine. Se le attivita’ economiche sono libere e, conseguentemente, esercitabile da qualsiasi soggetto che disponga della necessaria organizzazione, allo stato attuale non solo non vi sono limitazioni nei soggetti, dato che, se vi fossero, verrebbe meno non solo la liberta’ dell’iniziativa economica, ma altresi’ si avrebbe una limitazione dei soggetti agenti sul mercato, ma, specie quando si tratti di servizi che siano rivolti alla popolazione ed al territorio (cioe’ volti ad assicurare prestazioni di servizio rispondenti ai bisogni delle popolazione e del territorio, laddove chi ne ha la rappresentanza individui la sussistenza di condizioni per assicurarne una risposta adeguata), si e’ in presenza di attivita’ che possono essere svolti anche da soggetti istituzionali, come i comuni, i quali oltretutto, in tali casi, non solo ne hanno legittimazione, ma sono chiamati a svolgerli non solo in modo da ottenere: a) la corrispondenza tra costi e ricavi in modo da assicurare la integrale copertura dei costi, ivi compresi gli oneri di ammortamento tecnico-finanziario; b) l’equilibrato rapporto tra i finanziamenti raccolti ed il capitale investito; c) l’entità dei costi di gestione delle opere, tenendo conto anche degli investimenti e della qualità del servizio; d) l’adeguatezza della remunerazione del capitale investito, coerente con le prevalenti condizioni di mercato (art. 117 T.U. di cui al D. Lgs. 18 agosto 2000, n. 267), criteri che comportano il rispetto delle comuni regole proprie del mercato e della concorrenza. Il mercato ha regole, prima delle quali quella la concorrenza, cioe’ la non esclusione soggettiva degli attori economici e, ancora prima, la parita’ di posizione tra i diversi attori, che non puo’/dovrebbe essere alterata da fattori indebiti, come (es.) l’assenza di un’organizzazione o di una strutturazione aziendale almeno minimamente adeguata ai fini o dal ricorso a fattori di economicita’ che deroghino, di fatto, dalle condizioni di svolgimento dell’attivita’ economica.
    In questo contesto, non ha molto senso formulare affermazioni attorno a pretese, quanto concettualmente errate, distinzioni per cui gli imprenditori dovrebbero fare gli imprenditori ed i comuni dovrebbero fare i comuni, dato che, così formulate, si introdurrebbero concezioni d’imprenditorialita’ di tutt’altra natura o celano altre logiche, quali potrebbero essere quelle per cui le attività che offrano remunerativita’ attengano ad un piano, quelle che, per vari fattori, presentino costi superiori ai possibili ricavi debbano spettare a determinati soggetti, il che’ e’ perfino contraddittorio, dato che nel secondo caso gli oneri dei costi non recuperati dai ricavi devono comunque trovare copertura, pur se con altri strumenti, come la c.d. fiscalita’ generale, che non puo’ che essere alimentata se non da quanti registrino remunerativita’.
    Quello che ha importanza non e’ la natura soggettiva quanto l’esercizio, professionale, con adeguata organizzazione dell’attivita’ economica. Forse, la questione sorge proprio da quale concezione si abbia del termine “impresa”, cioe’ se si abbia una concezione che si fonda sull’economia, quella data dall’art. 2082 C.C., o quella che si fondi su logiche che si collocano altrove e per cui sono ancora necessari percorsi di crescita imprenditoriale.

  5. Un commento fatto con una domanda è solo un invito alla riflessione e la risposta fatta con un’altra domanda non corrisponde ad un comportamento corretto. Nel caso la risposta ad entrambe è la stessa. Se si vuol leggere l’AS 392 dell’AGCM si trova ben esposto qual’è il problema.

  6. Risposta a Frank:
    perchè gli imprenditori non fanno il loro lavoro, cioè gli imprenditori, invece di fare i gestori dei servizi pubblici?

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